Attualità

L’educazione sentimentale (anche) sul palco

di Michele Enrico Montesano -


L’educazione sentimentale (anche) sul palco

Lo psicologo inglese John Bowlby è stato il primo a divulgare la teoria dell’attaccamento: quella necessità biologica del bambino di instaurare un legame emotivo sicuro con i genitori, una base solida da cui esplorare il mondo e sviluppare la sua personalità e le relazioni con gli altri. Per Bowlby: “l’attaccamento è parte integrante del comportamento umano dalla culla alla tomba”. Riprendendo gli esperimenti di Harlow e gli studi etologici di Lorenz e Tinbergen, Bowlby afferma che il legame madre-bambino non si basa solo sul nutrimento ma anche sul riconoscimento delle emozioni. Analogamente, i genitori possono trasmettere al bambino paure e limiti che si interiorizzano nel tempo. Le paure di un adulto di oggi sono le mancanze di ieri. L’epigenetica ha dimostrato che eventi traumatici possono modificare l’espressione dei geni ed essere trasmessi alle generazioni successive, alterando la salute fisica e mentale. Su un piano emotivo, i traumi possono essere trasmessi anche a livello comportamentale. Se in Italia timidamente si inizia a parlare di educazione emotiva, con le parole del ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara: “è fondamentale oggi più che mai promuovere tra gli studenti una cultura delle relazioni fondata sull’empatia, sul rispetto reciproco e sulla valorizzazione delle differenze”, in Giappone hanno già ottenuto dei risultati. Con il MIRaES, un programma nato per contrastare i sintomi depressivi negli adolescenti, a seguito dei livelli altissimi di stress registrati, e per relazionarsi con le proprie emozioni. Ma è una tendenza che non riguarda solo il Giappone. La glossofobia, l’ansia di parlare in pubblico, è al 13º posto tra le fobie più diffuse al mondo e colpisce circa il 75% della popolazione secondo il National Institute of Mental Health. L’OMS stima che l’85% delle persone soffra di bassa autostima. Segnali di una società che di sociale e sano ha ben poco. Il Teatro ha smesso da tempo di essere solo intrattenimento. È diventato spazio di esplorazione psicologica, dove emozioni, relazioni e comportamenti vengono messi in scena e compresi. Negli ultimi anni le tecniche teatrali sono uscite fuori dal palcoscenico: in psicoterapia, nella formazione, in contesti aziendali e nella vita quotidiana. Contribuendo allo sviluppo personale e alla coesione sociale. La recitazione non è più riservata ai professionisti, ma è uno strumento trasformativo per tutti. Dai laboratori ai corsi di autoconsapevolezza, fino alla terapia espressiva, sempre più persone scoprono come il Teatro aiuta ad affrontare le sfide, a esprimersi e a costruire connessioni profonde. “Se le scimmie ci hanno insegnato qualcosa, è che devi imparare ad amare prima di imparare a vivere”, Harry Harlow.


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