Editoriale

L’EFFETTO BLANCO DELLA SINISTRA

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


Come Blanco a Sanremo, pur di dire che non sentiva da destra le parole giuste della canzone, il Pd ha buttato per aria la scenografia culturale della battaglia decennale sulla mafia e sulla revisione del 41bis. Non per fare un favore al crimine, ma al contrario per riformare un istituto che il caso Cospito dimostra non funzionare più. E dunque alla fine per vedere riemergere un po di storia bisogna staccare l’audio dal quotidiano che ascoltiamo e scendere in cantina. Perché a sentire i big di questo scalcagnato Pd sembra non esserci differenza fra la Meloni del “W il 41bis!” e i Dem. E invece, se dio vuole, ce n’è. Là sotto, dove ci aiuta oggi Luigi Manconi a muoverci, e lo ringrazio, ci sono molte risposte serie alle domande di questi giorni, risposte che non sono affatto ambigue rispetto alla lotta alla mafia, ma al contrario sono capaci se impugnate da chi la sinistra la riconosce dentro di sè e non su un cartello incollato sulla porta di un ufficio o di una sede, capaci di respingere al mittente le accuse lunari che il vicepresidente del Copasir, pur nella sua veste di parlamentare, a scagliato a casaccio contro il Pd. E sono capaci di dare una risposta molto articolata e profonda anche alla questione, delicata, del rapporto fra sicurezza, dignità e salute di un detenuto e quella dello Stato che lo detiene. Ma sono risposte che sembrano non interessare ali democratici impegnati in un congresso che per ora sembra un’esterna di Masterchef blu contro rossi, più che un’elaborazione politica dell’idea di una sinistra capace di dare all’Italia e all’Europa un’idea di domani.
Ma andiamo con ordine. Tutto comincia durante una seduta del Parlamento. Quel Parlamento che ormai, soprattutto quando tratta in diretta tv dei temi caldi della giornata, è sempre più simile a un talk show che alla casa della democrazia rappresentativa su cui ancora oggi, benché con molte fughe in avanti, si basa ancora questa repubblica. In quel contesto l’onorevole Donzelli, del cui temperamento l’Aula e i colleghi conoscono bene i pregressi, e la cui natura politica sta nella destra di quella destra che ci governa, fa un intervento violento e, secondo molti, illegittimo (un giorno qualcuno mi spiegherà cosa in un Parlamento non si può dire, perché si apre un altro grande capitolo sulla democrazia) che però porta alla luce come un tesoro nascosto due questioni che per una sinistra vera, che frequenta ancora le sue cantine, è un asso enorme da giocare.
Lapalissiano. Nelle intercettazioni che Donzelli legge su Alfredo Cospito, l’anarchico gambizzatore e disseminatore di bombe in sciopero della fame che sta animando le piazze italiane con un rigurgito di violenza che non vedevamo da anni, c’è scritto nero su bianco che il 41bis non sta producendo gli effetti per cui Giovanni Falcone l’aveva pensato. Ma al contrario, anziché proteggere all’interno di misure di sicurezza più dure di detenzione, la pubblica incolumità da reati gravi, sta alimentando con un sodalizio inedito ma prevedibile un asse terrificante fra terrorismo di matrice politica e mafia. La pistola fumante, la prova finale, di tutto ciò che la sinistra sta dicendo da anni. E cioè non che il 41bis non serva o vada abolito, ma che così come è applicato e con l’evoluzione delle dinamiche criminali finisce per essere un boomerang e non sortire più l’effetto per cui era stato concepito, pur gravando sulla vita dei detenuti con misure che accrescono la percezione esterna di uno Stato punitivo, elemento questo che nel caso di Cospito è un carburante in più alle reazioni criminali esterne al carcere. Esattamente il contrario di quanto professato dal codice penale e voluto dal legislatore.
Ecco che a sinistra ci si aspetterebbe che, fatte le dovute censure ai toni di Donzelli, venisse chiesta subito una inchiesta di approfondimento su quanto riportano le sue parole. Proprio perché chi di mafia e di carcere ci capisce davvero, lo chiede da anni: una riforma del 41bis che lo renda adatto ai tempi, capace cioè di fare del bene agli italiani e non solo di sembrare una punizione giusta per dei criminali. Nulla di tutto questo esce dalla bocca della sinistra parlamentare. Al contrario, imbarazzati per la seconda parte dell’intervento di Donzelli, dove si accusa il Pd di connivenza con il crimine, accusa che perfino una testa calda come Blanco stigmatizza come una sparata fuori misura, la linea del partito è quella di ripetere all’unisono che il 41bis non si tocca. Con due danni enormi: uno, sembra la destra. Due, gettare in mare vent’anni di battaglie sulla mafia e sulla riforma delle regole.

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