E ora basta dire che le leggi contro la violenza sulle donne non funzionano
Abbiamo lavorato senza sosta per contrastare la violenza sulle donne.
Nel novembre 2023 è stata approvata la legge n. 168 sulla violenza domestica, che ha rafforzato il Codice Rosso introdotto nel 2019.
Ancora nel 2023 è stata approvata la legge sull’avocazione delle indagini, che interviene nei casi in cui il pubblico ministero non proceda all’ascolto della persona offesa entro tre giorni dalla denuncia.
Lo scorso luglio il Senato ha approvato all’unanimità il disegno di legge che introduce il reato di femminicidio nel nostro ordinamento, attualmente all’esame della Camera.
Una produzione legislativa intensa, che tuttavia è stata da più parti criticata e talvolta bollata come inefficace.
«Le donne continuano a morire», «Punire non serve a evitare che le donne vengano uccise», «Il Codice Rosso non è stato applicato», «Il Codice Rosso non ha funzionato»: sono queste le accuse che spesso vengono mosse.
È di questi giorni la polemica sulla mancata applicazione del Codice Rosso nel caso di Pamela Genini.
Le forze dell’ordine sono state accusate di non aver adottato le misure previste, ma sul punto è necessario fare chiarezza.
Il Codice Rosso può essere attivato soltanto se la donna vittima di violenza presenta una denuncia.
Solo per il reato di maltrattamenti in famiglia si procede d’ufficio; negli altri casi, è indispensabile che la persona offesa manifesti — attraverso un atto formale come la denuncia — la volontà di far perseguire l’autore del reato.
Nel caso di Pamela Genini, la denuncia non era mai stata presentata, e le lesioni riportate erano state certificate come guaribili in venti giorni: un tempo non sufficiente a far scattare il procedimento d’ufficio.
D’altra parte non può ritenersi che il questionario compilato al Pronto Soccorso, in cui la donna aveva espresso timore di subire nuove violenze, equivalga a una denuncia. Quello strumento ha infatti lo scopo di far prendere coscienza alla vittima del rischio che corre, non di attivare automaticamente un procedimento penale.
Per questo continuiamo a incoraggiare le donne a denunciare.
Le leggi ci sono, e funzionano: lo dimostra il rapporto pubblicato ieri dal Ministero dell’Interno, che attesta per il 2025 un calo dei femminicidi.
Nei primi mesi del 2025, infatti, il numero dei femminicidi è risultato inferiore rispetto allo stesso periodo del 2024.
Dal rapporto di ottobre della Direzione Centrale della Polizia Criminale, diffuso dal Viminale, emerge che gli omicidi commessi tra il 1º gennaio e il 30 settembre 2025 dal partner o ex partner sono stati 53 (-4%) rispetto ai 55 dello stesso periodo del 2024, mentre le vittime di genere femminile sono passate da 48 a 44 (-8%).
In calo anche i delitti commessi in ambito familiare o affettivo, sia nel numero di eventi (da 122 nei primi nove mesi del 2024 a 98 nel 2025, -20%), sia nel numero delle vittime donne (da 79 a 60, -24%).
Un passo significativo nel lungo percorso che abbiamo intrapreso e che ci incoraggia a perseverare con determinazione nella lotta contro questa piaga odiosa.
La strada è ancora lunga, lo sappiamo, come per tutti i fenomeni complessi la soluzione richiede tempo e faticosa applicazione ma non importa quanto la strada sia lunga, quello che conta è che sia quella giusta.
Sen. Susanna Donatella Campione
*Componente Commissione Giustizia e Commissione bicamerale contro il femminicidio
Leggi anche: Pamela Genini, la fine di un incubo ignorato: violenze, minacce e silenzi
Torna alle notizie in home