Esteri

Legittima difesa oppure sterminio del popolo di Gaza

di Redazione -


di RICCARDO PEDRIZI
“Siamo di fronte a una situazione sempre più difficile” ha dichiarato nei giorni scorsi il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ospite a Sky24 Live in Milano, nella quale il popolo palestinese viene compresso senza tenere conto delle drammatiche difficoltà e dei diritti di uomini, donne e bambini innocenti che nulla hanno a che fare con Hamas. Questa cosa non è più giustificabile”… “Ormai la crisi ha proporzioni difficili da gestire e ho l’impressione che, con questa scelta, Israele stia seminando un odio che coinvolgerà i loro figli e i loro nipoti”. A distanza di qualche ora poi il Ministro della Difesa ha poi precisato che: “occorre fare una netta distinzione tra le sofferenze sempre maggiori che subisce la popolazione civile palestinese e Hamas, organizzazione terroristica che punta alla distruzione di Israele e all’annientamento del popolo ebraico e che va neutralizzata. Il riconoscimento del forte e legittimo risentimento che prova Israele, in seguito agli attentati del 7 ottobre scorso, ci ha fatto condividere la necessaria immediata reazione militare su Gaza, ma non può essere disgiunto dalla preoccupazione che effettivamente desta oggi la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza e dagli effetti che si stanno registrando in tutto il mondo”.
Crosetto, anche se ha cercato successivamente di alleggerire i suoi giudizi, ha detto una sacrosanta verità, interpretando oltretutto l’orientamento di una gran parte dell’elettorato di Fratelli d’Italia, che trova difficile accettare azioni di guerra nettamente sproporzionate rispetto alla consistenza delle forze di Hamas e che fanno strage di civili, soprattutto donne e bambini.
È comprensibile che Israele voglia eliminare Hamas, uccidendo uno ad uno i suoi miliziani per cui gli attacchi israeliani sono azioni di difesa preventiva e di vendetta per ciò che è avvenuto il 7 ottobre.
È un’illusione però credere che questa guerra, così come viene condotta, risolverà per gli israeliani, una volta per tutte, la questione della Striscia di Gaza. Secondo diversi analisti, infatti il terrorismo palestinese non potrà che riemergere, a causa dell’odio e dello spirito di vendetta che questi eventi fomentano nei numerosissimi sopravvissuti, e fomenteranno nei loro discendenti, negli altri arabi del mondo arabo musulmano.
Credere che il senso di paura e di orrore, creato da questa apocalisse, sia il rimedio definitivo alla minaccia palestinese vuol dire ingannarsi sul carattere degli esseri umani in genere, e sul carattere degli arabi in particolare.
La controffensiva di Benjamin Netanyahu rischia di intaccare altresì l’unità ideale esistente fin qui tra gli ebrei. Tra una parte degli ebrei della diaspora esiste un sentimento critico nei confronti di questa ostentata, crudele mancanza di umanità e pietà verso i civili palestinesi.
Gli ebrei avevano quasi un monopolio sulla nozione di genocidio. Gli armeni vittime dei turchi, e gli ucraini commemoranti l’Holodomor lo sanno bene. Ma ora invece la Corte Internazionale di Giustizia ha aperto un’istruttoria contro Israele, sospettata di genocidio.
L’“unica democrazia del Medio Oriente” siede perciò oggi sul banco degli imputati per le violenze dei coloni ebrei contro i palestinesi dei territori occupati, e per l’apartheid de facto praticata, dal fanatismo guerriero di un Benjamin Netanyahu, con le scene apocalittiche delle distruzioni causate dai bombardamenti.


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