Politica

“L’elezione diretta è la strada giusta assicura stabilità”

di Adolfo Spezzaferro -

SABINO CASSESE


“Il presidenzialismo è necessario per assicurare maggiore stabilità al governo e per garantire maggiore equilibrio tra l’Italia e gli altri Paesi Ue in sede di Consiglio: serve continuità”. Parola del costituzionalista Sabino Cassese. Già ministro per la Funzione pubblica nel governo Ciampi e giudice della Corte costituzionale, il giurista ci spiega qual è la via maestra per procedere con la riforma della Carta. “Tutta la prima parte della nostra Costituzione regge benissimo gli anni, ma nella seconda parte – sottolinea Cassese – sono evidenti i vizi del parlamentarismo”. Circa la Meloni premier, poi, per il costituzionalista è un bene che a Palazzo Chigi vada il leader più giovane di tutti: “È lucida, equilibrata e con capacità di sintesi”.

Professore, semipresidenzialismo, presidenzialismo: elezione diretta del capo dello Stato. Cosa ne pensa?
C’è un grande bisogno di assicurare maggiore stabilità all’esecutivo. Da un lato, all’interno, si è prodotto un forte squilibrio tra gli esecutivi comunali e regionali, nei quali è stato introdotto un sistema di tipo presidenziale, e l’esecutivo nazionale. Dall’altro, vi è un forte squilibrio tra il governo italiano e i governi degli altri Paesi europei. Ad esempio, a Bruxelles, nel Consiglio, dove si riuniscono i capi di governo, quelli italiani durano mediamente un anno e mezzo, mentre quelli degli altri Paesi tra 5 e 10 anni. C’è poi il problema della continuità degli indirizzi politici, che cambiano con tutti i cambiamenti di governo.

Con una riforma di questo tipo pensa che si possa assicurare maggiore stabilità ai governi?
Una riforma di tipo presidenziale dovrebbe servire proprio ad assicurare stabilità all’esecutivo, non a concentrare poteri al vertice. Palazzo Chigi ha già sufficienti poteri, ma questi possono essere esercitati solamente per un breve periodo di tempo, con grave danno per la continuità delle politiche.

Referendum, Bicamerale o Costituente? Dopo quasi 80 anni ritiene si possa procedere con una nuova assemblea per modificare la Carta?
La strada maestra per una modifica costituzionale è quella indicata dall’articolo 138 della Costituzione. Passa attraverso le due camere e un eventuale referendum, se alla seconda votazione di ciascuna camera non è raggiunta la maggioranza di due terzi dei suoi componenti. Tuttavia, niente esclude che si modifichi questa norma costituzionale, consentendo anche un’altra strada per la modifica costituzionale, che passi attraverso un referendum di principio e la preparazione di un testo da parte di una assemblea “ad hoc”. In questo modo, il Parlamento non dovrebbe svolgere contemporaneamente le due funzioni, quella legislativa ordinaria e quella di preparazione di una modifica costituzionale.

La nostra Costituzione è vecchiotta e solida. È più solida o più vecchiotta?
É certamente più solida. Tutta la prima parte della Costituzione regge benissimo al passaggio del tempo. Nella seconda parte vi sono i vizi del parlamentarismo, che erano noti ai membri dell’Assemblea costituente, tanto che una delle commissioni aveva approvato una mozione in cui si optava per un sistema parlamentare corretto o razionalizzato, proprio per evitare i ben noti difetti del parlamentarismo. Ma il dettato di quella mozione non fu seguito poi dall’Assemblea costituente e già nel corso dell’approvazione finale del testo vi furono parlamentari che fecero notare la debolezza di questo punto della carta costituzionale. Debolezza poi sottolineata più volte da persone che avevano intensamente lavorato alla Costituzione. Per il primo aspetto, mi riferisco a Piero Calamandrei; per il secondo aspetto, mi riferisco al Massimo Severo Giannini.

La stessa Carta prevede che possa essere modificata, non trova siano fuori luogo e infondati certi allarmismi dei difensori della Costituzione?
Non si viola la Costituzione se questa viene modificata, perché la Costituzione stessa prevede apposite procedure per la sua modificazione. Vi sono solamente alcuni articoli, i primi 12, che contengono principi fondamentali sui quali la Corte costituzionale si è espressa nel senso della loro carattere “eterno”, per adoperare l’espressione che viene usata per la Costituzione tedesca. Ad esempio, il principio di eguaglianza, che non potrebbe essere modificato.
In ogni caso esiste una Corte costituzionale che vigila sui principi immodificabili della nostra Carta.

Non ritiene che sia una garanzia più che sufficiente?
Certamente la Corte costituzionale, in primo luogo, ma anche tutto il sistema dei poteri e contropoteri della Costituzione. Questi sono idonei e sufficienti ad assicurare che non vi siano violazioni all’assetto costituzionale. Tenga presente che per alcuni aspetti vi sono ulteriori organi di garanzia, quelli dell’Unione europea, che debbono far rispettare principi essenziali, come quelli delle libertà e della democrazia. E la prova di questo sta nelle decisioni prese dall’Unione europea e dalla Corte di giustizia dell’Unione europea rispetto all’Ungheria e alla Polonia.

Quali altre riforme necessita il nostro Paese per far sì che i governi durino il tempo che dovrebbero durare?
Basta stabilizzare i governi, assicurando ad essi una durata. Questo non vuol dire che non possano essere introdotti cambiamenti, in caso di crisi, ma che l’esecutivo abbia davanti un periodo di tempo nel quale poter realizzare le sue politiche.

Parlamento ridotto drasticamente: ritiene che nonostante il taglio dei seggi i cittadini siano comunque adeguatamente rappresentati?
C’è una crisi della rappresentanza, ma questa non è dovuta alla riduzione del numero dei parlamentari, ma ad altri fattori: l’estrema debolezza dei partiti, il loro scarso radicamento sociale, il ridotto numero di iscritti, il ridotto numero di elettori, fortemente diminuito con le ultime elezioni, la qualità dei parlamentari che i partiti candidano nelle elezioni.

Cresce ancora l’astensione: perché gli italiani vanno sempre di meno a votare? E come bisognerebbe intervenire per riportarli alle urne?
Sfiducia nelle capacità realizzative degli esecutivi, debolezza dell’offerta politica dei partiti, formule elettorali che limitano fortemente le scelte degli elettori: questi sono tutti fattori che incidono sulla partecipazione politica attiva, in generale, e in particolare sulla partecipazione al voto: i partiti politici dovrebbero essere molto preoccupati da questi fenomeni.

Cosa pensa della Meloni come prima donna premier d’Italia e del governo che sta formando? È una novità che può farci bene?
É un bene che per la prima volta una donna vada a capo del governo. È un bene che vada al capo del governo la persona più giovane tra tutti i leader delle forze politiche in campo nelle ultime elezioni. È un bene che vada alla guida del governo una persona che ha dimostrato lucidità, equilibrio e capacità di sintesi. Le politiche e le realizzazioni le giudicheremo più avanti.


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