Politica

L’esordio di Meloni alla Ue

di Redazione -


di Miriam Nido

“Soddisfatta per gli incontri ”Come il ballo di una debuttante, che fa il suo ingresso in società, Giorgia Meloni è sbarcata nella sua nuova veste di premier a Bruxelles. Senza incertezze, a testa alta e con portamento deciso, ha presentato all’Unione i suoi Fratelli d’Europa, un partito che si è scrollato di dosso l’ombra del populismo della destra sovranista per ricevere il battesimo del fuoco di una nuova forza europeista. Lontana da quegli strali lanciati negli anni contro la matrigna cattiva, da quegli slogan no euro, dell’assunto di fondo che i burocrati europei non potevano permettersi di comandare a casa degli altri. Quel furore, ieri, in Giorgia Meloni non si ravvisava più, sostituito con una postura rassicurante da leader internazionale, acquisita grazie ai consigli e ai suggerimenti catechizzanti di Mario Draghi, l’italiano ex Bce che, più di tutti, conosce i meccanismi europei. E allora Giorgia ha fatto il suo debutto a Bruxelles elargendo grandi sorrisi, con un’apertura nei modi e nelle idee, con la visione prospettica di lavorare insieme per contare. Tanto che il suo primo incontro non si è tenuto con gli “alleati” di una volta. Marine Le Pen, Viktor Orban e neppure con gli altri esponenti del partito dei Conservatori, la formazione di cui FdI fa parte. Meloni, a Bruxelles, ci è andata in veste di presidente del Consiglio dei ministri italiano, con la missione specifica di incontrare i vertici delle istituzioni per affermare un rapporto di forza e delineare la linea sui temi più importanti per il nostro Paese. Parola, questa, che nelle locuzioni diplomatiche della premier ha del tutto sostituito quella Nazione così tanto ripetuta nel discorso di fiducia alle Camere.

“La voce dell’Italia in Europa sarà forte”, ha scritto su Facebook il primo ministro prima dell’inizio dei colloqui, “siamo pronti ad affrontare le grandi questioni, a partire dalla crisi energetica, collaborando per una soluzione tempestiva ed efficace al fine di sostenere famiglie e imprese e mettere un freno alla speculazione”. Un messaggio chiaro, privo dello spirito reazionario da opposizione, per rassicurare preventivamente sia chi l’ha istruita sia chi l’ha attesa. Per pranzo, sicuramente, l’ha attesa il commissario Ue agli Affari Economici, Paolo Gentiloni. Un incontro informale che lo stesso Gentiloni ha apprezzato molto. Fonti Ue lo definiscono “piacevole e doveroso”, per affrontare le emergenze del momento, dal Pnrr all’energia, dalla guerra in Ucraina alle nuove regole del patto di stabilità. “Sono fiducioso che l’impegno del nuovo Governo avverrà in uno spirito positivo. Il messaggio dall’Italia è stato di una chiara volontà di impegnarsi, una chiara volontà di stare alle regole”, ha detto un alto funzionario dell’Ue sulla base delle sensazioni positive suscitate dalla premier.

Poi il colloquio con la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. “Benvenuta presidente Giorgia Meloni all’Europarlamento. L’Italia ha sempre avuto un ruolo centrale nell’Ue. Più che mai dobbiamo rimanere uniti. Siamo più forti se stiamo insieme”: così è stata accolta Meloni. La premier italiana era talmente a suo agio nelle stanze di Bruxelles che, quando è entrata nello studio di Metsola, ha sfoggiato la sua verve romana con una battuta: “Visita bagnata, visita fortunata”. Modi goliardici che fanno venire alla mente quel savoir-fair un po’ ammiccante tipico delle visite del Silvio Berlusconi della prima ora. Giorgia, d’altronde, ha preso il buono in chi lo ha trovato e la sua grande capacità comunicativa è insita proprio nell’eterogeneità delle diverse anime con cui ha lavorato nella sua carriera politica, partita dal basso. E nella foto di rito all’Eurocamera, Giorgia e Roberta, dopo la stretta di mano, sembravano quasi due amiche, che ridevano e scherzavano, come se si conoscessero da tempo. “Sono molto contenta di aver scelto di venire qui per la mia prima visita internazionale a Bruxelles. E qui al Parlamento. Posizione chiara che l’Italia ha assunto e che intendiamo portare avanti”, ha ribadito Meloni a Metsola.

E sono scattati gli applausi, sfociati in un coro da stadio. “Giorgia, Giorgia”, hanno cantato alcuni sostenitori italiani che hanno chiesto un selfie. “Giuro che non li ho pagati”, ha detto rivolgendosi scherzosamente a Metsola. Movenze e i toni sono più istituzionali quelli sfoggiati da Meloni nel colloquio con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Frutto del leggero divario generazionale o, più plausibilmente, la reazione alle ingerenze di Berlino sui migranti e a quelle dichiarazioni non richieste della von der Leyen, quando, in campagna elettorale, disse che in caso di vittoria della destra avrebbe vigilato sull’Italia.

La premier, con il suo spirito fortemente collaborativo, ha voluto dare uno schiaffo morale alla burocrate europea. A Giorgia glielo si leggeva chiaramente negli occhi che l’Italia sa badare a se stessa. L’ultimo atto di Meloni a Bruxelles è stato l’incontro con il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel. Poi una cena di lavoro e infine l’aereo che l’ha riportata a casa. 


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