Politica

Letta, il boomerang dei manifesti su Putin. Calenda: fa orrore

Era meglio se Letta si candidava in Russia la campagna del Pd diventa un boomerang.

di Adolfo Spezzaferro -


Critiche al segretario per la scelta della campagna. Si parla di Russia, l’Italia è assente. E Azione: è politica della roulette.

Enrico Letta continua a non azzeccarne una: la sua campagna elettorale è coerente, non c’è che dire. I manifesti che propone infatti sono divisi in due: da una parte il nero delle destre, dall’altra il rosso del Pd (sic!) con lui che accenna un improvvido sorriso. “Scegli, o rosso o nero”, dice. Nel nero, in un manifesto c’è scritto “Con Putin”, e nel rosso “Con l’Europa”. Il segretario Pd afferma che “serve una comunicazione brutale per dare la sveglia agli italiani”. Gli occhi della tigre colpiscono ancora, insomma. Il leader dem punta a bipolarizzare lo scontro elettorale: è lui l’unico che può misurarsi e vincere con la Meloni. In uno scenario dove ci sono quattro poli, di cui uno – il M5S di Giuseppe Conte – ambisce a posizionarsi a sinistra dell’ammucchiata dem-SI-Verdi-PiùEuropa. Ma sono i terzopolisti a protestare per primi: proprio non ci stanno a vedersi tagliati fuori dalla gara. “Letta dice che il 25 settembre la scelta è tra Pd e destra. A me pare che la sua posizione sia destinata a spingere gli italiani nel fosso. Oltre a sovranismo e paralisi c’è la scelta della crescita e delle riforme sulla scia del governo Draghi. Con Azione e Italia Viva”. Così cinguetta Mariastella Gelmini, ministro uscente per gli Affari regionali, ex Fi oggi con Calenda.

Ma il punto non è certo le rimostranze dei terzopolisti, bensì l’impostazione della campagna Pd contro le destre, come i dem amano chiamare i loro avversari. Il primo manifesto: se vincesse il centrodestra l’Italia andrebbe con Putin. Niente di più falso: la lanciatissima candidata premier e leader di FdI Giorgia Meloni è la più sfegatata supporter dell’Ucraina e dell’invio di armi a Zelensky contro la Russia, oltre che di comprovata fede atlantista. Altro manifesto nero/rosso, quello sull’energia. Se scegli il Pd, dice Letta, scegli le rinnovabili; se scegli le nere destre, scegli il nero petrolio. Falso: il centrodestra- a differenza dei dem – propone il nucleare di quarte generazione. Ancora: i neri sono no vax, i rossi dem sono per la scienza e i vaccini. Falso: i no vax, no green pass eccetera sono quelli dei partiti anti-sistema, da Italexit di Paragone a Italia Sovrana e Popolare di Rizzo, Dessì e Ingroia. Dulcis in fundo, il manifesto dove nel nero campeggia “Discriminazioni” e nel rosso “Diritti”. Al di là dell’ingenuità politica di intestarsi i diritti, la cosa più ridicola è che Letta punti a smuovere le coscienze degli elettori accusando le destre di negare i diritti. Come se una cosa del genere fosse possibile in un Paese civile. Come se una cosa del genere fosse nell’interesse di un partito: discriminare qualcuno così, tanto per perdere consensi.

Insomma, se il Pd è il partito della Ztl è anche autoreferenziale e questa sua campagna elettorale si guarda l’ombelico. La miopia politica sta nel ricorrere a stereotipi sorpassati se non smentiti dalla realtà dei fatti. In FdI è candidata Ester Mieli, per esempio. L’ex portavoce della Comunità ebraica di Roma potrebbe mai correre nelle liste di un partito che discrimina? Altro scivolone: il manifesto sul fisco. Le destre proporrebbero “più condoni per gli evasori”, il Pd “meno tasse per chi lavora”. Nessuna menzione per la tassa patrimoniale che SI non vede l’ora di rifilare ai ricconi capitalisti sfruttatori del proletariato. Un lapsus?

Il dato politico è che al netto della mancanza di phisique du role da parte di Letta per affrontare una campagna elettorale muscolare, ma perché un cittadino dovrebbe credere a un manifesto che dice che se vincono le destre ci sarà la “sanità a pagamento per pochi” e se invece dovesse vincere il Pd ci sarà la “sanità gratuita per tutti”? Il sistema sanitario nazionale fornisce già servizi gratuiti per tutti. La sanità pubblica è una conquista storica del Paese non una promessa elettorale, appannaggio esclusivo dei dem.

“La scomparsa definitiva della politica ridotta a roulette. Che orrore”, chiosa l’ex Pd Calenda, il quale in questa campagna elettorale si sta rivelando il principale avversario di Letta. E a dire che per un battito di ciglia sono stati pure alleati. Che salvata, per il leader di Azione, andarsene con l’altro ex Pd Renzi. Ora appare chiaro a tutti.


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