Economia

L’Europa e gli aiuti di Stato la partita doppia dell’Italia

di Cristiana Flaminio -

MATTEO SALVINI MINISTRO GIANCARLO GIORGETTI MINISTRO


L’Italia va alla guerra. Sono tempi decisivi, questi, per il futuro dell’Europa e per la formazione degli equilibri interni all’Unione europea. Il governo italiano intesse la sua trama, rafforza il patto coi francesi contro gli allentamenti sulla normativa relativa agli aiuti di Stato e, intanto, lancia un patto continentale per una nuova politica industriale comunitaria. L’obiettivo è uno solo, ambizioso ma decisivo: ottenere dall’Ue un nuovo piano di investimenti per sostenere le imprese che non sia retto unicamente con le manovre fiscali. Insomma, un fondo nuovo per mettere in sicurezza l’Europa di fronte alla grande offensiva protezionistica americana varata nell’Inflaction Reduction Act.
Ieri mattina, il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti ha incontrato il “collega” francese agli affari europei Laurence Boone, in quello che una nota del Mef ha definito “cordiale e fruttuoso colloquio”. Roma e Parigi hanno fatto il punto sui temi cardine, dalla “risposta Ue all’Ira” americana, al piano Sure, NextGenerationUe e Pnrr. Ma il tema vero è ancora un altro. Italia e Francia, infatti, “hanno poi concordato sulla necessità di riformare la governance europea e di non frammentare il mercato interno in vista delle nuove regole sugli aiuti di stato”. Berlino è avvisata.
Intanto, il ministro al Made in Italy Adolfo Urso ha annunciato un tour europeo per lanciare il progetto di “una politica industriale europea assertiva, competitiva e solidale”. Cioè per convincere gli altri Stati, specialmente quelli più sensibili alle lusinghe dei “frugali” o della Mitteleuropa, a non cedere all’allentamento delle norme sugli aiuti di Stato. Che, per inciso, offrirebbero alla Germania un assist clamoroso e che, nell’analisi dei Paesi latini (Italia e, adesso, anche la Francia) potrebbe spezzare l’unità del mercato europeo. E se si schianta il mercato, si schianta anche l’Unione, o quello che è, politica del Vecchio Continente.
Urso incontrerà, come ha fatto sapere il Mimit, “i Ministri di Repubblica Ceca, Ungheria, Bulgaria, Romania e Grecia. Nei prossimi giorni sono previsti altri incontri con i Ministri di Svezia, Portogallo, Croazia, Spagna, Austria e Cipro e con il Commissario europeo Thierry Breton”. L’obiettivo sarà quello di “elevare il livello di ambizione, in particolare sul piano delle risorse”. L’Italia oppone all’azione basata solo ed esclusivamente sulle leve fiscali (che creerebbero uno squilibrio a favore di quegli Stati che hanno ampi margini di manovra), una strategia che contempli anche “la necessità di costruire una capacità fiscale centrale, sulla scorta dell’esperienza positiva di NextGenerationEu e o Sure”. In pratica, debito comune. Una proposta che ai frugali non piace per nulla. Secondo Urso (e il governo italiano) “occorre garantire che non vi siano differenti potenzialità nell’utilizzo degli strumenti che di fatto favoriscano i paesi con maggior capacità fiscale, con il rischio di frammentare il mercato interno e di aumentare il divario socio economico tra paesi e aree dell’Unione”. E ancora bisogna: “Affermare con chiarezza il principio di solidarietà, che è a fondamento della casa comune europea, sulla base dell’esperienza di successo del Programma Sure, al fine di consentire agli Stati membri l’accesso al credito a condizioni paritetiche, da utilizzare a beneficio delle imprese e quindi dell’occupazione nei settori chiave dell’economia, delle due transizioni (verde e digitale) e ai fini del perseguimento dell’autonomia strategica dell’Ue; definire con chiarezza i settori da supportare e le modalità di finanziamento, funzionamento e le tempistiche di attivazione del Fondo sovrano europeo, assolutamente necessario per sostenere il sistema delle imprese in una logica di coesione e competitività”.


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