Economia

L’Europa, la Pac e il falso stupore per i trattori

di Michele Gelardi -


Dilagano in tutta Europa le proteste degli agricoltori e, a leggere i giornali, non si capisce perché. Le nobili motivazioni delle proteste, rese note e amplificate dai media del mainstream, appartengono solo agli approvati: sindacati dei lavoratori e giovani disoccupati, in lotta per un mondo migliore e più green. Gli approvati possono anche calpestare le regole della convivenza, con blocchi stradali e danneggiamento di monumenti, ma in ogni caso hanno ragione, perché si affaticano per il bene di tutti. Sono altruisti, al contrario degli agricoltori, i quali invocano egoisticamente il semplice diritto di fare gli agricoltori. Sembrerebbe dunque che questo movimento di trattori in Germania, Francia, Italia, sia del tutto inconsulto; magari guidato da qualche infiltrato di estrema destra, come suggerisce l’immancabile cronista più acuto degli altri. Tuttavia è evidente che la supposta infiltrazione non può spiegare fatti che coinvolgono centinaia di migliaia di lavoratori dei campi. Né le proteste, contemporanee e contestuali, dei disapprovati tedeschi, francesi, italiani, possono avere una causa esclusivamente tedesca, francese o italiana. E allora non è il caso di chiedersi se l’Unione sovietica europea abbia, per ventura, una qualche parte nella determinazione delle cause oggettive del disagio del mondo contadino? Se, in altri termini, le proteste odierne non siano la dimostrazione più evidente ed eclatante del fallimento della politica agricola dell’Ue.
Un tempo la PAC si ispirava a un’idea perversa di tutela del mercato, a sostegno delle aziende agricole “dentro il mercato”. Gli strateghi di Bruxelles – denigrati come “euroburocrati”, ma in verità menti eccelse, appartenenti alla upper class – avevano capito che la sovrapproduzione danneggiava in primo luogo i produttori, perché determinava un abbassamento dei prezzi. L’ingenuo contadino non lo capiva e la mente eccelsa si sostituiva a lui, incapace di tutelarsi da sé. Il prodotto agricolo veniva distrutto (agrumi) o nella migliore delle ipotesi contingentato (quote latte) e l’agricoltore conseguiva l’indennizzo della distruzione o della mancata produzione. Qualcosa di simile al pagamento del lavoro di chi scava una buca nella terra e poi la riempie con lo stesso materiale di risulta. L’ingenuo contadino non capiva, ma si adeguava. La mente eccelsa non era sfiorata dall’idea che i prezzi, liberi di oscillare, costituiscono indici insostituibili di redditività e pertanto canalizzano l’efficiente allocazione delle risorse economiche, mentre i prezzi, teleguidati dal pianificatore illuminato, alterano l’andamento del mercato e creano diseconomie. In sintesi, questa strana difesa del mercato contro il libero mercato aveva un esito infausto, forse involontario, di due tipologie: immediato, a danno del consumatore, obbligato a pagare un prezzo attuale, più alto di quello potenziale; procrastinato, a danno dello stesso produttore, indotto alla pigrizia e non alla ricerca del miglioramento produttivo.
Oggi queste stesse finalità sono perseguite per altra via e in nome di un nuovo valore, incomparabilmente superiore al mercato: il salvataggio del nostro pianeta. Le menti eccelse di Bruxelles sono state informate, da studiosi di chiara fama, assisi nelle poltrone dell’IPCC, che, a causa dell’attività agricola e zootecnica, incombe sul globo terrestre il pericolo della catastrofe climatica. Hanno dunque buoni motivi per imporre nuovi e più stringenti vincoli agli agricoltori, che si ostinano a continuare l’attività, e per agevolare, di contro, coloro che si convincono finalmente a cambiare mestiere. La politica agricola europea è sempre stata “antiagricola”, paradossalmente diretta a ridurre la produzione; oggi, in tempi di carne sintetica e farina di grilli, lo è ancora di più. E mentre ieri gli agricoltori venivano gabbati mediante l’annunciata difesa dei prezzi, fonte dei loro ricavi, oggi è caduto il velo e sono rimasti solo vincoli e costrizioni. Ci stupiamo dei trattori che invadono le nostre strade?


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