Esteri

L’Europa spaccata usa Zelensky per le sue liti. Gelo Meloni – Macron

di Cristiana Flaminio -

Volodymyr ZELENSKY, Ukrainian President ©imagoeconomica


“Benvenuto a casa”. Charles Michel, presidente del Consiglio Europeo e padrone di casa al summit iniziato ieri a Bruxelles, ha abbracciato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L’autentica star della giornata è stato proprio lui. Come era (ampiamente) previsto e prevedibile. Ha ribadito che Kiev vincerà e che, dopo la vittoria contro la Russia, l’Ucraina sarà stabilmente dentro l’Unione europea. Un destino solo, per Zelensky, unisce il suo Paese al Continente. Perciò ha puntato in alto e, almeno a parole, i leader europei si sono sperticati ad accogliere tutte le sue richieste. Dai missili all’artigliera e fino ai tanto desiderati jet da caccia F16. L’Europa, dunque, scivola dentro la guerra.

Un tribunale per la Russia

Charles Michel ha ribadito “il fermo impegno dell’Ue a restare al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario e a sostenere il paese nella difesa della sua sovranità e integrità territoriale all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale”. Ha inoltre sottolineato “l’impegno dell’Ue a ritenere responsabile la Russia e tutti i responsabili di crimini di guerra, crimini di aggressione e altri crimini più gravi”. Zelensky, del resto, ha chiesto a Bruxelles l’istituzione di tribunale di guerra per giudicare i responsabili di una guerra “che l’Ucraina non ha provocato” e che è già costata “migliaia di vittime tra i civili e i nostri soldati”.

La minaccia di Ursula

Se Michel apre, Ursula rilancia. E, anzi, minaccia apertamente Mosca: “La Russia dovrà pagare per la distruzione che ha imposto all’Ucraina e per il sangue che ha fatto versare”. Pagare, appunto. La somma prevista dovrebbe essere di dieci miliardi di euro. A tanto, infatti, ammonterebbe il nuovo pacchetto di sanzioni che l’Ue si appresta a varare contro il Cremlino: “Questo pacchetto comprenderà altri divieti alle esportazioni per oltre 10 miliardi di euro che dovrà ulteriormente indebolire la macchina militare russa e scuotere le fondamenta della sua economia”. À la guerre comme à la guerre. Von der Leyen manda un messaggio ai “propagandisti di Putin perché le loro menzogne stanno avvelenando il popolo in Russia e fuori dalla Russia”. Saranno colpiti. Duramente.

“Grazie all’Ue”

Volodymyr Zelensky, che si è preso la standing ovation dei leader, ha ringraziato l’Ue. E ha promesso che Kiev, presto, entrerà nella casa comune europea. “L’Europa si sta liberando dalle dipendenze dalle energia fossili russe, si sta difendendo dalle infiltrazioni degli agenti russi. L’Ue per la prima volta ha inviato massicci aiuti militari e sta valutando positivamente le nostre riforme. L’Ucraina vincerà e diventerà membro dell’Ue”. Il presidente ucraino ha aggiunto: “Il destino dell’Europa non è mai dipeso dai politici, ma da ognuno di noi”. Ha ringraziato tutti gli europei, Zelensky: “Voglio ringraziarvi perché avete capito quanto abbiamo bisogno di artiglieria, di carri armati, di missili a lungo raggio e di moderni jet da combattimento. Vi siamo molto grati per averci dato questo sostegno militare. Dobbiamo accelerare questa collaborazione renderla più rapida di fronte alla mobilitazione dell’aggressore”. L’escalation, insomma, è servita. “La vittoria dell’Ucraina deve diventare realtà, è un imperativo”. Ogni citazione è da escludere, evidentemente. “Vorrei ringraziare tutti quanti voi che avete aiutato i profughi che si sono insediati nei vostri Paesi, che avete aiutato a difendere i nostri cittadini e per non aver ceduto alla disinformazione russa”. I valori europei, secondo Zelensky, sono minacciati dalla Russia che sta cercando di “annientarli attraverso una guerra totale”. E la Russia rappresenta la maggiore “forza antieuropea” che ci sia al mondo. Ha svelato, inoltre, i piani che Mosca avrebbe approntato per “distruggere la Moldavia”. Ma “non lo permetteremo”, ha promesso confortato dagli applausi e dai sorrisi dei leader.

Standing ovation e mugugni

Che si sono accalcati, a gruppi di tre, per poter scambiare con lui qualche parere in privato. Meloni, che dopo lo smacco della cena con Macron e Scholz, sperava di incontrare Zelensky da sola, s’è ritrovata in compagnia dei leader polacco e spagnolo. Tra la presidente italiana e quello ucraino c’è stato uno scambio di ringraziamenti e di sostegno. Giorgia ha “confermato il sostegno italiano all’Ucraina contro l’aggressione russa” e Volodymyr ha espresso “forte gratitudine” all’impegno di Roma. Ma l’amaro in bocca resta, eccome. Sembra passata un’eternità da quando Macron e Scholz si accompagnavano, in quel treno per Kiev, insieme all’ex premier Mario Draghi.
Ora l’Italia va tenuta da parte. Pesano, eccome, i temi pesanti dell’Ue e la posizione italiana sugli aiuti di Stato, fondi Sure e migrazione. L’ondivaga Parigi ora sceglie Berlino, Roma – quando il gioco si fa serio – può aspettare.

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