L’export italiano va meglio del previsto grazie all’enorme balzo in avanti del comparto chimico e farmaceutico: +39%. I dazi, però, continuano a far paura perché, scorrendo i dati pubblicati dall’Istat nell’ultimo report dedicato al commercio internazionale, gli Stati Uniti continuano a rappresentare un mercato più che florido per le aziende italiane. In particolar modo quelle del settore farma-industriale che rischiano tariffe progressive fino al 250 per cento dal momento che il presidente Donald Trump ha annunciato una stangata finalizzata a produrre negli States medicinali sufficienti a rispondere alla grande richiesta di farmaci del suo mercato interno.
Export italiano in salute, i numeri Istat
I dati Istat sono interessanti e restituiscono, a giugno 2025, la dimensione più ampia della crescita congiunturale dell’export. Che si è attestata al 4%. Le importazioni, invece, si “fermano” a un aumento, per quanto importante, pari al 3,3%. I numeri riferiscono che, rispetto al trimestre precedente, caratterizzato dall’accaparramento di beni esteri specialmente negli Stati Uniti sull’onda delle tensioni per i dazi, l’export cala del 2,6 per cento mentre l’import scende dell’1,7 per cento. Tuttavia, sul trend annuale, il bilancio rimane ancora positivo: +4,9% per le esportazioni, in termini monetari, e +0,8% in termini reali, di volumi effettivamente “mossi” verso i mercati stranieri.
Boom farmaceutica
A trainare gli affari è, su tutti, il settore degli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici con un balzo clamoroso stimato nel 39%. Bene anche la vendita dei mezzi di trasporto (esclusi autoveicoli) che raggiunge un lusinghiero +15,9%. Regge il trend positivo dell’agroalimentare con un ottimo 6 per cento mentre gli apparecchi elettrici italiani conquistano il 3,5% in più della quota di mercato estero. Dal punto di vista dei mercati di arrivo della produzione italiana si registra che gli Stati Uniti restano al top anche in termini di incremento percentuale.
Dove si fanno affari e dove no
L’export tricolore verso gli Usa, difatti, è salito del 10,3%. Meglio solo gli affari con la Svizzera (+18,4%), Belgio (+15,8%) e Spagna (+12%). Subito dopo gli States c’è il Regno Unito che ha aumentato (+10,1%) l’import dal Bel Paese. Male, invece, il dialogo commerciale con la Turchia che perde più di tredici punti (per la precisione -13,3%) e con l’Olanda (-9,7%). Il segno meno caratterizza anche l’export verso la Germania, storicamente uno dei mercati più importanti per le aziende italiane: -1,4%, testimonianza di una crisi, produttiva, che rischia di travolgere gli indotti automotive e della meccanica del nostro Paese. Male, infine, anche i rapporti con i Paesi Mercosur (-6%) mentre con l’export verso la Cina continua a perdere quota (-3,8%).
L’analisi di Zoppas (Ice)
I numeri, dunque, raccontano una realtà che si prepara a resistere alla temperie dei dazi di Trump e che, però, per adesso non sembra aver (già) trovato mercati di sbocco capaci di assorbire volumi e valori esportati dall’Italia agli Stati Uniti. Ma non c’è da fasciarsi la testa. Non ancora, almeno per Matteo Zoppas, presidente dell’agenzia Ice, secondo cui: “I dati di giugno 2025, diffusi oggi dall’Istat, confermano il momento positivo del nostro export che vede un aumento di quasi il 5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il calo della Germania (-1,4%) e degli autoveicoli (-2,9%), che hanno un peso importante, non fermano quindi il Made in Italy che tira sia a livello Ue (+4,6%) sia a livello extra Ue (+5,2%). Numero che rimane positivo anche al netto del contributo della cantieristica navale. Si tratta di una fotografia che mette in luce anche segnali e tendenze su cui porre la dovuta attenzione”. Zoppas ha poi preso in considerazione i dati sul semestre e ha spiegato: “Da segnalare i risultati del primo semestre 2025, che vede l’export del Made in Italy crescere di oltre il 2 per cento rispetto al primo semestre del 2024 (con un +1,4% solo di extra Ue). Infatti, tra le aree che si segnalano in crescita troviamo gli Stati Uniti (+7,8%), l’area Opec (+9,9%), i paesi del Mercosur (+5%) e quelli Asean (+1,7%). In questo contesto, l’osservato speciale rimane la Cina che nel periodo di riferimento cala di un -11,7% insieme a Turchia (-18,2%) e, ovviamente, Russia (-17,3%)”. L’analisi dell’andamento dell’export italiano è presto fatta: “Il contesto globale rimane tuttora incerto, sia a causa dei conflitti in corso sia per le dinamiche negoziali sui dazi ancora aperte dove permangono molte incertezze sui dettagli applicativi – afferma Zoppas – . I prossimi mesi saranno quindi cruciali per capire quanto le filiere riusciranno ad assorbire rispetto all’aumento dei prezzi, rimanendo competitive. Il Governo e tutto il sistema paese è al lavoro per dare alle imprese il supporto necessario per affrontare queste sfide e anche per sviluppare nuovi strumenti e iniziative per rafforzare gli scambi commerciali nei mercati maturi e in quelli ad alto potenziale”.