Esteri

Libano e Israele l’accordo strategico su confini marittimi e giacimenti di gas

di Martina Melli -


Forse è la prima volta che si parla più di pace che di guerra dai tempi di John Lennon e la Plastic Ono Band, quando fu incisa “Give peace a chance”, nel lontano 1969.

Da un lato vediamo il mondo mobilitarsi per fermare Putin, le Coree, la NATO e le tante minacce nucleari; dall’altro due paesi che per la prima volta nella loro storia raggiungono un accordo comune. Israele e Libano, in guerra praticamente da quando è nato lo stato di Israele nel 1948, grazie alla mediazione degli Stati Uniti e di Washington nella persona di Amos Hochstein, hanno finalmente trovato la quadra su confini marittimi e sfruttamento dei giacimenti di gas naturale.

Lo ha annunciato ieri mattina il ministero degli Esteri israeliano Gabi Ashkenazi, e il vice presidente libanese Elias Bou Saab lo ha confermato, sottolineando come l’accordo soddisfi entrambe le parti”.

La bozza prende in considerazione tutte le esigenze del Libano e crediamo che l’altra parte dovrebbe sentirsi allo stesso modo”.

L’accordo dovrebbe arginare e risolvere un’antica disputa territoriale riguardante la punta orientale del Mar Mediterraneo. Quell’area custodisce abbondanti giacimenti di gas naturale che il Libano rivendica, ed è molto vicina alle acque in cui Israele aveva già trovato quantità commercialmente valide di idrocarburi.
Israele punta a produrre gas naturale proveniente dal serbatoio marittimo di Karish, parte del quale era già stato rivendicato dal Libano. Questa nuova bozza consentirebbe finalmente a Israele di estrarlo e produrlo.

“I funzionari libanesi hanno appena compiuto l’ultimo passo per far sì che questo accordo sia soddisfacente per il nostro governo”, ha detto il ministro dell’Energia libanese Walid Fayyad.

“Gli studi iniziali mostrano che ci sono trilioni di piedi cubi di gas, che sarebbero sufficienti per noi da qui a 20 anni di fornitura elettrica. Questo renderebbe il Libano uno dei paesi leader nella generazione e produzione di petrolio e gas nel Mediterraneo”.

Anche il premier israeliano Yair Lapid si è detto soddisfatto: “Si tratta di un successo storico che rafforzerà la sicurezza del nostro paese, farà affluire miliardi all’economia israeliana e garantirà stabilità al confine nord”.

Molti i paesi europei che hanno gioito di questa attesissima pacificazione tra due popoli perennemente in lotta.

La nostra Farnesina ha espresso contentezza e sollievo in un comunicato pubblicato sul sito ufficiale: “L’accordo sul confine marittimo tra Israele e Libano contribuirà a migliorare le relazioni tra i due Paesi con importanti ricadute in termini di stabilità e prosperità regionali. L’Italia plaude agli sforzi delle parti interessate e della mediazione Usa, e auspica che l’intesa appena annunciata possa essere finalizzata al più presto”.

Le trattative sono iniziate nel 2020. “Naturalmente c’è stato un compromesso da entrambe le parti”, ha detto Orna Mizrahi, ricercatrice senior presso l’Institute for National Security Studies.

“Implicitamente è forse un po’ più limitato di quanto spererei, ma questo è comunque un accordo molto importante. Infonde speranza che ci possa essere un reale cambiamento nelle relazioni tra i due paesi”.

Anche se la bozza ha ora bisogno di essere formalizzata e non include una “partnership” tra le due nazioni che sono ancora tecnicamente in guerra, rappresenta un momento fondamentale per gli equilibri geopolitici del Vicino Oriente, e un’ancora di salvezza energetica per l’Occidente.

Questa via comune che si sta delineando tra Libano e Israele infatti, potrebbe favorire un aumento delle forniture di gas naturale dal Mediterraneo che alleggerirebbe la dipendenza dei paesi europei dalla Russia.

In un anno di grandi orrori, bombardamenti, crisi economica ed energetica, inflazione e minacce nucleari globali, questa buona nuova fa ben sperare.


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