Attualità

LIBERALMENTE CORRETTO

di Michele Gelardi -


Il superbonus del 110% sta esalando gli ultimi respiri, lasciando dietro di sé una lunga scia di fallimenti aziendali, contenziosi bancari, vertenze sindacali, controversie condominiali, frustrazioni familiari e personali. Un risultato di segno positivo è stato comunque raggiunto: l’incremento del carico di lavoro dell’amministrazione giudiziaria, che si potrebbe tradurre in incremento dei livelli occupazionali, se solo il governo avesse a cuore la necessaria proporzione tra gli organici ministeriali e le cause iscritte a ruolo. In compenso, paiono godere buona salute tutti i tipi di “transizione”, da quella sessuale a quella automobilistica. Nella transizione universale c’è posto per una serie infinita di “riconversioni”, fra cui primeggia quella di casa nostra, che dovrà essere meno incline a sentire freddo o caldo, per compiacere il sistema solare. Il pianeta versa in “emergenza” climatica, perché il sole è infastidito dalle nostre emissioni e fa i capricci; aiutiamolo ad aiutarci. Dobbiamo chiederci, tuttavia, se per caso siffatta transizione eurocentrica non sia destinata al fallimento come il superbonus nostrano. In verità, la storia del bonus, tanto bonus da essere super, era già segnata in partenza, in virtù della sua stessa morfologia. Questo “regalo” di Stato altera le libere condizioni di mercato, innescando una sequenza nefasta, che ha inizio con la nascita del sodalizio omertoso tra i vari beneficiari e finisce, nell’ipotesi migliore, con l’indebito vantaggio dell’imprenditore temerario ai danni dei competitors e, nella peggiore, con la chiusura dei cantieri a tempo indeterminato, ossia determinato dai tempi indeterminabili e interminabili della Giustizia italiana, causati ça va sans dire dalla menzionata, “carenza degli organici”. Non si capisce poi per quale ragione lo Stato abbia fatto i suoi calcoli sul presupposto di una cessione del credito, che le banche avrebbero dovuto accettare senza battere ciglio. Anzi si capisce benissimo: lo Stato italiano ritiene che la sua “ragion di Stato” possa essere imposta in tutte le contrattazioni private, perché “io so io e voi nun siete un c….”. E i risultati cagionati dal dirigismo di quel cattivo pagatore, che si chiama Repubblica italiana, ma si dovrebbe chiamare “nuovo marchese Del Grillo”, sono sotto gli occhi di tutti. L’Ue, invece, pensa in grande: si cura della salvezza del pianeta e l’affida alle batterie elettriche delle automobili e alla coibentazione delle pareti di casa. Le emissioni di CO2 non sono destinate a calare, giacché la minor quantità prodotta dai gas di scarico delle automobili sarà compensata dalla maggiore, necessaria per produrre l’energia elettrica delle centraline di rifornimento. Si dovranno poi smaltire le batterie; come e a quale prezzo non si capisce; ma poco importa al sole, già autonomamente convintosi dell’utilità della transizione. Peraltro il sole sta per essere informato del grande beneficio che trarrà dalle pareti di casa nostra, adeguatamente protette, e sarà propenso a splendere quel tanto che basta per non surriscaldare il nostro pianeta. Peccato che il presupposto di cotanto meraviglioso disegno planetario, e direi cosmico, dell’Ue – e altri consessi internazionali – sia solo una bufala: il mantra del climate change si deve alle deduzioni, prive di basi scientifiche, dei “grandi” studiosi Phil Jones e Michael Mann. Il climategate (la scoperta dell’inganno, 2009) è stato del tutto ignorato dai media, sicché la credulità popolare sulla prima parte della favola non è tata intaccata, mentre è stata alimentata la seconda: che l’aumento delle temperature (mai documentato) sia dovuto all’attività umana. Basta chiedere agli autentici scienziati, per esempio agli italiani Franco Prodi, Antonino Zichichi, Franco Battaglia, quanto sia errata l’idea che l’uomo possa incidere sull’andamento del clima. In ultima analisi, il dirigismo del marchese Del Grillo europeo si annuncia non meno fallace e certamente più pernicioso di quello del nostro, dalla parlata romanesca.

Torna alle notizie in home