Attualità

LIBERALMENTE CORRETTO

di Michele Gelardi -

ELLY SCHLEIN SEGRETARIA PD


ELLY ALLA GRETA

La sinistra ha cambiato pelle. È passata dai campi e dalle officine, dove un tempo i compagni imbracciavano la falce e il martello, ai salotti radical chic e alle ZTL. Con Elly Schlein, neo eletta segretaria del PD, la parabola può dirsi compiuta. La classe operaia e le lotte contro il padrone hanno lasciato il posto alla fluidità di genere, all’inclusività, alla sostenibilità, al politicamente corretto; il tutto riassunto in una sola parola: green. Greta Thunberg sembra aver preso il posto di Karl Marx, nel mentre la “giustizia climatica” cruccia e affatica la sinistra ancora prima della tradizionale “giustizia sociale”.
Il suo programma politico si è ulteriormente dilatato, fino a ricomprendere la salvezza del pianeta. Il postulato tradizionale, che il consesso sociale dovesse obbedire alla pianificazione politica, per il benessere di tutti ovviamente, sembra poca cosa alle Grete ed Elly di oggi, le quali pretendono addirittura che il clima debba obbedire ai decreti governativi. Quanto sia infondato il nuovo postulato potrebbe dedursi dai grandi traguardi, fin qui raggiunti dal modello tradizionale di pianificazione politica: impoverimenti di massa, più o meno accentuati, in proporzione dell’intensità coattiva del controllo politico sulla produzione e sul mercato.
E potrebbe dedursi ancora più agevolmente dalle dichiarazioni di numerosi, autorevoli scienziati, i quali distinguono nettamente la questione dell’inquinamento, al quale contribuisce in primo luogo la Cina, da quella ben diversa del climate change, i cui corollari di green economy avvantaggiano parimenti la Cina. E tuttavia, mentre cambia la pelle, non cambiano le linee direttrici di fondo: dietro il restyling, la sinistra rimane fedele a sé stessa. Se così non fosse, non si spiegherebbe il sostegno offerto dai leaders della vecchia “ditta” (in primis Bersani e D’Alema) all’elezione di Elly Schlein. Hanno capito ben poco? O c’è davvero continuità delle “ditte”, a prescindere dall’insegna? Ritengo di sì: il nuovo messianismo, che annuncia la liquidità dei sessi, il multiculturalismo, la transizione energetica, la giustizia climatica etc., è la declinazione del socialcomunismo nei tempi moderni.
Bisogna considerare che la dottrina socialcomunista non può rinunciare all’idea basilare, che chiamerei della redistribuzione messianica. Detesta la libera dinamica del consorzio sociale, poiché prefigura una meta da raggiungere, per un interesse superiore che trascende gli individui e ne vincola le volontà.
Dunque il politicamente corretto è intrinsecamente necessario alla pianificazione sociale, perché solo la tipologia “corretta” è ritenuta funzionale al “bene comune”, sempre insidiato da un pericolo incombente. L’emergenza non è un fatto occasionale, è il presupposto essenziale della pianificazione, che conduce alla “salvezza”. Il disegno salvifico ha bisogno dell’emergenza perenne; e certamente l’emergenza climatica si annuncia più stabile di quella sanitaria, troppo dipendente dai capricci dei virus studiati nel laboratorio di Wuhan. In questa logica, la nuova declinazione del socialcomunismo, che abbraccia con entusiasmo la ricetta green di Greta ed Elly, per salvare il pianeta dalla “crisi climatica”, presenta infiniti pregi. È internazionalista, per definizione; ancor più della versione originaria di Marx ed Engels; la sua dimensione planetaria è nelle cose, non dipende più dal sentimento di solidarietà dei proletari di tutto il mondo, che la storia ha dimostrato inesistente. Ed è redistributiva al quadrato. Non solo trasferisce poteri dall’individuo all’autorità politica, ma anche da Occidente a Oriente; il che non guasta. Se il beneficiario numero uno della transizione green è il Dragone cinese – il cui sovrano temporale, casualmente coincidente con la guida spirituale, si chiama Partito Comunista Cinese – è ovvio che non hanno alcun motivo di dolersene i socialcomunisti nostrani. Come dare torto, dunque, ai titolari della “vecchia ditta”, i quali sono ben disposti a dare una sfumatura green alla loro bandiera pur sempre rossa?


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