Attualità

LIBERALMENTE CORRETTO – Bene comune e diritti della persona 

di Michele Gelardi -

Carcere ©imagoeconomica


I limiti più efficaci al potere coercitivo dello Stato sono di natura culturale, prim’ancora che giuridica. La Costituzione “più bella del mondo” diventa niente più che un insieme di belle parole e “benigne” suggestioni sanremesi, se la cultura dominante ignora o trascura la questione di fondo: che nel “bene comune” si annida un potenziale, insidiosissimo nemico dei diritti della persona, laddove sussiste un equivoco di fondo sulla parola Stato e sulla parola emergenza. Due recenti vicende mi sembrano emblematiche: l’obbligo vaccinale, per indiretto green pass; la “resilienza” dell’ergastolo ostativo e del 41 bis. Nella cultura idealistica, lo Stato acquista le sembianze di un’entità reale, titolare di un interesse di per sé superiore a quello delle singole persone. In ciò risiede l’errore logico della reificazione dell’idea: in verità lo Stato non esiste come res, ma solo come idea rappresentativa dell’insieme degli apparati che esercitano il potere; gli organi che esprimono la volontà dell’apparato sono formati da uomini in carne ed ossa, fallibili come tutti gli uomini. Quando l’idea prende il posto della res e l’apparato si personifica nello Stato, l’errore non è più concepibile. Lo Stato ha sempre ragione, perché l’uomo che ne esprime la volontà viene spogliato delle sue sembianze umane e nell’atto, emanato per volontà umana, risulta impressa solo l’impersonale voluntas di quell’entità superiore chiamata Stato. Può accadere così che il rispettabilissimo, ma opinabilissimo parere di un pletorico organo consultivo, tronfiamente denominato Comitato Tecnico Scientifico, composto da studiosi non sempre eccelsi, diventi “Verità” rivelata, non più discutibile. Una cura sperimentale chiamata vaccino, diventa obbligatoria per tutti coloro che non vogliono rinunciare al proprio lavoro e al diritto di circolare liberamente; diciamo pure obbligatoria per tutti, per interposto green pass. Che ne è della norma costituzionale a garanzia della libera scelta delle cure? Se il consenso alla cura sperimentale, chiamata vaccino, viene estorto, inibendo ai dissenzienti l’esercizio dei più elementari diritti, si può ritenere libero quel consenso? Ovviamente no. Ma se l’ovvio non è più ovvio, la questione è culturale, prima che giuridica. La tutela costituzionale capitola di fronte alla “Verità” di Stato, articolata in due guise: proclama di emergenza; certificazione scientifica della cura. Poco importa che il proclamante-certificante sia il medesimo oste che vende il vino, basta il crisma di Stato per ergere le opinioni a certezze assolute. Ciò che vale per lo Stato vale anche per l’antistato; l’errore logico è lo stesso: la categoria ideale prende il posto della persona umana e l’emergenza giustifica tutto. L’ergastolo ostativo e il 41 bis confliggono coi princìpi costituzionali (art. 27). Il “fine pena mai” non si concilia con la finalità rieducativa; né il carcere duro è degno di essere considerato un metodo rieducativo umanitario. Ci piovono critiche da tutte le parti, ma la legislazione penitenziaria italiana è particolarmente “resiliente”, giacché anche in questo caso la categoria ideale prende il posto della res. Si devono sconfiggere mafia e terrorismo, sicché tutti i mezzi sono buoni in emergenza. Si dimentica tuttavia un piccolo particolare: dietro le sbarre non c’è la mafia o il terrorismo, bensì la persona umana, sempre redimibile e che ha diritto a un trattamento non disumano. Insomma, laddove si smarrisce il principio liberale dell’individualismo metodologico – che riconosce nella persona individuale, pur sempre fallibile, ancorché appartenente allo Stato, e redimibile, ancorché appartenente all’antistato, il componente reale della categoria ideale – i limiti costituzionali al potere coercitivo si dimostrano inefficaci, esposti alle mille eccezioni derivanti dalle emergenze vecchie, ma infinitamente “resilienti”, e nuove, oggi sanitarie, domani magari climatiche; arretrano, in ultima analisi, le conquiste della civiltà cristiana.

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