LIBERALMENTE CORRETTO – Il circolo vizioso della politica interventista
“I politici continuano a creare nuovi problemi per poi offrirsi come soluzione. E in cosa consiste la loro soluzione? Nell’introduzione di nuove norme che generano ulteriori problemi, da risolvere con ulteriori norme“. L’aforisma del Presidente argentino, Javier Milei, descrive alla perfezione la dinamica politica italiana, di cui le vicende siciliane, da sempre, per destino divino, rappresentano il sublimato, segnano l’apoteosi e distillano il meglio. L’assessore regionale Dagnino ha recentemente annunciato in pompa magna che sono stati sbloccati 169 milioni per i pagamenti alle imprese. Com’è d’uso, non ha spiegato la natura e l’origine del problema a monte (blocco), giacché, se lo avesse fatto, avrebbe dovuto affrontare l’ingrata questione della responsabilità politica; si è limitato a conferire a sé stesso il merito dello sblocco: grazie all’innovazione da lui “fortemente voluta”, “le imprese adesso possono ricevere i pagamenti fin dall’inizio dell’anno nelle more del riaccertamento”. Insomma l’assessore si autocompiace della sua “mandrakata”, omettendo di osservare che il blocco era dovuto alle tre precedenti: introduzione dell’istituto del riaccertamento; interpretazione restrittiva data dall’amministrazione; azzeramento del vertice politico. Nel 2011 la politica avvertì l’impellente necessità, mai avvertita prima, che l’amministrazione pubblica riaccertasse ogni anno ciò che era già stato accertato nell’anno precedente e partorì il decreto legislativo n. 118/2011, in virtù del quale il 31 dicembre di ogni anno “svampano” tutte le somme messe a bilancio e impegnate per investimenti. In tutto il resto del mondo, in quella data, si chiude la contabilità dell’esercizio annuale, ma prosegue l’operatività gestionale, senza pregiudizio per l’investimento in corso; in Italia invece si riazzera l’intero investimento, in attesa di riaccertare il già accertato. Praticamente sono stati eliminati gli investimenti pluriennali, sostituiti da quelli annuali prorogabili/rinnovabili. Beninteso il procedimento di rinnovo/proroga comporta l’inizio ex novo dell’intera trafila di verifica dei requisiti, controllo di legalità e deliberazione finale. Ne scaturiscono inevitabilmente due risultati nefasti: paralisi dei progetti a lungo termine; ritardi nella realizzazione delle opere. E tuttavia l’effetto paralizzante della procedura di riaccertamento poteva almeno essere ammortizzato, in relazione agli investimenti in corso d’opera, con i relativi cantieri già aperti e funzionanti. In questo caso, in omaggio all’esigenza di continuità dei lavori e in adempimento degli obblighi già contratti nei confronti dei creditori, si sarebbe potuto procedere con lo “sblocco” delle somme già stanziate, nelle more di un riaccertamento in forma semplificata. Così non è stato; almeno in Sicilia, dove è prevalsa l’interpretazione più restrittiva della norma fino alla “trovata” odierna dell’assessore, al quale comunque bisognerebbe chiedere perché mai, se oggi è possibile sbloccare, fino a ieri si è preferito bloccare. La sua risposta sarebbe particolarmente imbarazzata, perché è chiamata in causa la terza mandrakata. La direzione politica della macchina burocratica, dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo n. 29/1993, è solo un’illusione ottica. Il vero dominus degli atti ammnistrativi è il titolare del potere di firma, non già il soggetto che “orienta”, mediante direttive generali, l’esercizio del potere di firma; dunque il burocrate, assiso sullo scranno di dirigente generale, non già l’organo politico, chiamato assessore o ministro. E poiché il burocrate vive nella sua turris eburnea lontana dal popolo, è interessato ancor meno del politico all’adempimento degli obblighi contratti con le aziende private e al buon rendimento degli investimenti. Dal suo punto di vista, è preferibile la prudenza dell’omettere, piuttosto che il rischio del fare; meglio bloccare, piuttosto che sbloccare. Il circolo vizioso appena descritto ha origine nell’esaltazione parossistica del principio di diffidenza, in virtù del quale non è sufficiente un controllo, ma ne sono necessari due e anche tre. Lo stesso principio alla base dei mille ostacoli all’attività privata e pubblica, frapposti ed eliminati secondo l’ondivago orientamento della politica interventista e invasiva, in sembianze di novello Ghino di Tacco. Oggi si complica, domani si semplifica (forse), ma sempre e comunque la soluzione di oggi genera i problemi di domani.
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