Attualità

Liberalmente Corretto – Il colle più alto

di Michele Gelardi -


Il Presidente Mattarella è buono. Porge l’altra guancia perfino a coloro che gli hanno impedito un trasloco già in corso. Ha dovuto pagare invano il trasporto dei mobili e la caparra prevista dal contratto di locazione. I suoi programmi sono stati impediti e oggi avrebbe tutto il diritto di impedire i programmi altrui, ma non cerca la rivincita. Oltretutto questa gli sarebbe semplicissima e gli italiani non avrebbero alcunché da obiettare, abituati come sono alle mille pastoie giornaliere che ostacolano i loro progetti personali e consapevoli altresì che, in ogni campo della vita pubblica, i poteri di impedimento sovrastano i poteri di fare. Sanno che, per un’opera pubblica, occorrono in media 20 anni e un infinito passaggio di scartoffie da un ufficio all’altro. Allo stesso modo, hanno imparato a essere molto scettici sui “cambiamenti” della politica, giacché i fatti faticano a seguire le parole. D’altronde la nostra Costituzione sembra concepita proprio per il trionfo assoluto dell’impedimento. Alla ricerca del check and balance nostrano, i Padri costituenti hanno pensato benissimo a come limitare i poteri di governo e molto poco a come renderlo funzionale, al punto che il Presidente del Consiglio dirige un gabinetto come primus inter pares, ma i pares sono stati nominati dal Presidente della Repubblica e hanno giurato presso di lui, cosicché possono anche frenare e ostacolare il primus. Ovviamente il titolare del più grande potere d’impedimento è il Presidente della Repubblica. Egli ha ereditato i poteri del Re e appone la sua firma a tutti gli atti del Parlamento e del Governo. In verità, si tratta di una cosiddetta controfirma, la quale non involge alcuna responsabilità politica. S’intende che il Presidente, politicamente irresponsabile, non fa mercimonio della sua firma e tuttavia, in qualche occasione, potrebbe avere la mano stanca o tremula, cosicché il Governo dovrebbe rinunciare al suo decreto, magari perché mancano i requisiti di necessità e urgenza. E poiché la via della legge ordinaria è molto lunga, la controfirma presidenziale diviene indispensabile per la realizzazione dei programmi di governo. Insomma la moral suasion del Presidente della Repubblica ha molte vie per essere efficace; si comincia con la scelta dei ministri, si continua con i consigli sussurrati intra moenia e si finisce con le raccomandazioni rese pubbliche extra moenia, per interposta persona o a mezzo stampa. In questo contesto, è particolarmente ammirevole la rinuncia di Mattarella alla rivincita per il trasloco impedito: anziché impedire a sua volta, si è limitato a consigliare e raccomandare. Per interposto Benigni, ha fatto sapere al Governo che la Costituzione più bella del mondo è intoccabile. Se li scordi Giorgia Meloni i sogni di Repubblica presidenziale o semipresidenziale. Ha fatto poi sapere, a mezzo stampa, che gli obiettivi dell’agenda ONU 2030 non sono negoziabili. È stato decretato che il cambiamento climatico incombe su tutto il pianeta e non è il caso di indugiare in negoziati. In nome del dio green, l’Italia dovrà ridimensionare drasticamente la sua struttura industriale, mentre la Cina, continuando a inquinare, potrà giovarsi della “transizione”. Appena dopo aver apposto il suo sigillo alla “non negoziabilità” di tali obiettivi, il Presidente ha rinnovato i voti di obbedienza dell’Italia alla “Regola” dell’Ue, non senza tuttavia precisare, al cospetto della Von der Leyen, che la responsabilità della politica estera appartiene al Governo. Evidentemente l’illustre ospite si era confusa e occorrevano le precisazioni. Insomma, il Presidente della Repubblica, dimenticando il torto subito, si limita ad alcune sottolineature, istituzionalmente sottratte alla responsabilità politica. Non è colpa sua, se queste vanno poi a restringere i margini di manovra del Governo, politicamente responsabile. In fondo è così che vuole la Costituzione più bella del mondo.

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