Attualità

LIBERALMENTE CORRETTO – La via della seta

di Michele Gelardi -


Von Hayek chiamò “via della schiavitù” il modello di sviluppo imperniato sulla pianificazione di Stato. Il crollo del muro di Berlino ha certificato l’irreversibile fallimento del modello sovietico, ma la questione rimane comunque attuale e nuove vie della schiavitù si affacciano all’orizzonte. Una su tutte: la via della seta. I pacifici e laboriosi cinesi che risiedono nelle nostre città sono, a loro stessa insaputa, i silenziosi ambasciatori di un nuovo modello di controllo sociale, ancora più temibile di quello sovietico.
Ancorché residenti all’estero, sono sottoposti alla sovranità della “madre patria”, esercitata attraverso uffici di polizia, con sembianze esterne di centri culturali. Vivono in una comunità chiusa, al cui interno sono tanto protetti da godere eterna salute. Finora in Italia nessun cinese è morto; e, seppure fosse morto, si sarebbe reincarnato in un suo connazionale, cosicché nulla si saprebbe della sua morte; e mancando il certificato, la sua stessa morte sarebbe inesistente, giacché è notorio che noi moderni esistiamo in funzione dei nostri certificati: viviamo per il fatto che possiamo esibire il certificato di esistenza in vita e moriamo per il fatto che viene emesso un certificato di morte.

In sintesi il sovrano cinese, che si chiama Partito Comunista Cinese, ha circa due miliardi di sudditi, sommando i residenti in Cina ai residenti all’estero. Quanti sudditi ha il sig. Soros, il quale vorrebbe rivaleggiare con Xi Jinping per il dominio mondiale? Nessuno. O meglio ne ha tanti, quanti ne aveva Jack Ma prima della sua “strana” scomparsa e successiva ricomparsa, con le ali calate. L’immensa mole di denaro non gli ha impedito di essere sottoposto a un prodigioso trattamento di “risocializzazione”, tanto persuasivo, da convincerlo a non parlare più in pubblico e forse anche in privato, non si sa mai. Qualcuno gli ha ricordato che una cosa è il denaro, un’altra cosa è il potere. Dalla vicenda di Jack Ma hanno appreso ben poco i tanti afflitti da delirio di onnipotenza finanziaria, residenti in quella parte di mondo dove ancora si può parlare liberamente. Erroneamente convinti che la loro disponibilità finanziaria coincida con il potere, pensano di poter imporre al mondo il loro modello di sviluppo, ma non fanno che lavorare, ignari e giulivi, alla nuova via della schiavitù: la nostra, ma anche la loro. I sigg. Soros, Gates, Zuckerberg, Bezos, Bourla & Co., indottrinati dal sig. Klaus Schwab, sono divenuti filantropi: non mirano tanto all’arricchimento personale, quanto al bene dell’umanità. Solo la scienza psicologica ci può spiegare perché mai la finanza si debba occupare oggi di quel bene, che è sempre stato cura della religione e della politica.

Chissà, forse i moderni finanzieri, per il fatto di avere conseguito il successo economico nell’etere, al di fuori e al di sopra dei confini degli Stati, nutrono il recondito senso di colpa di non pagare le tasse in terra e, poiché non le possono pagare in cielo, vogliono pulirsi la coscienza, adoperandosi per il bene di tutti noi. Gliene siamo grati, ma preferiremmo che riposassero, giacché il loro modello di pianificazione green su scala mondiale è la nuova via della schiavitù, per ragioni intrinseche ed estrinseche. La decantata transizione digitale espone la persona al rigido controllo dell’autorità politica che dispone dei dati personali. Come è già accaduto che i diritti della persona siano stati subordinati al green pass, domani potrà accadere che l’accesso a determinati servizi sia impedito per mancanza di “crediti sociali”. Insomma, attraverso l’agenda dell’élite finanziaria internazionale (WEF), la ricetta cinese del controllo sociale pervasivo fa ingresso nel mondo occidentale. Al contempo, la redistribuzione internazionale, derivante dalla c.d. transizione energetica, avvantaggia l’estrattore monopolista delle terre rare, cioè la Cina.

Dunque, per via intrinseca ed estrinseca, la nuova spinta pianificatrice della finanza internazionale tende ad omologare l’occidente all’oriente. La via della seta somiglia sempre di più alla nuova “via della schiavitù” e il sig. Soros non ha capito che sta lavorando per preparare a sé stesso la fine di Jack Ma, ridotto al silenzio.


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