Attualità

LIBERALMENTE CORRETTO – L’ERRONEO PRESUPPOSTO DELL’AUTORITARISMO

di Michele Gelardi -


Tutte le dottrine politiche che giustificano, in un modo o nell’altro, l’autoritarismo dello Stato si fondano su un presupposto, non soltanto inaccettabile sotto il profilo valoriale, ma anche errato sotto il profilo logico. Si ritiene che lo Stato abbia una missione salvifica e debba ergersi al di sopra della comunità degli uomini, giacché solo l’autorità superiore, detentrice monopolistica della forza coercitiva, può mettere pace nella “guerra di tutti contro tutti”. In questa logica, le istituzioni politiche sono necessariamente sovraordinate, non promanano dalla libera volontà dei cittadini, ma si impongono autoritativamente al consorzio sociale per la necessità di pacificarlo. Ebbene la supposta “guerra di tutti contro tutti”, che legittima la funzione pacificatrice e perciò salvifica della politica autoritaria, simboleggiata dal Leviatano di Hobbes, ha un fondamento logico errato: che la ricchezza sia una grandezza a somma zero. La ricchezza è vista erroneamente come un insieme di risorse, chiuso e immodificabile: se taluno si appropria di una risorsa, immancabilmente la sottrae a un altro; al suo incremento patrimoniale corrisponde necessariamente il decremento altrui; da qui la guerra per la divisione della torta, alla quale pone fine solo l’autorità superiore. In verità, la ricchezza dell’uomo non consiste tanto nel fatto di disporre delle risorse naturali, quanto nella capacità di utilizzarle. Con l’ingegno e la tecnologia, l’uomo può migliorare l’utilizzo delle risorse, sicché la ricchezza non è una quantità data una volta per tutte, non è la manna che cade dal cielo e rimane inerte sui campi, in modo che il più vorace la sottrae al meno vorace; è invece la conseguenza dell’operosità e dell’inventiva dell’uomo. Non corrisponde a una grandezza definita e predeterminata, perché l’opera e l’ingegno dell’uomo hanno potenzialità incommensurabili e inconoscibili; non è a somma zero, perché la ricchezza dell’uno non è condizione della povertà dell’altro. La ricchezza di tutti può essere aumentata, senza il necessario impoverimento di alcuno. La divisione del lavoro, lo scambio volontario e il progresso tecnologico, reso possibile dal libero accesso alle conoscenze scientifiche, sono le chiavi di volta della ricchezza umana.
Malgrado il presupposto logico della politica autoritaria sia palesemente errato, non possiamo attenderci che i suoi numerosi sostenitori ne prendano atto. La pulsione passionale è più forte dell’intelletto e lo piega all’irrazionale. Ne abbiamo una prova particolarmente significativa sotto i nostri occhi. I “sapienti” riuniti a Davos, per salvare il mondo, in fondo la pensano alla maniera di Hobbes. Si sono dati la missione del moderno Leviatano di pianificare l’ordine economico mondiale, in modo che le risorse della terra siano sufficienti per tutti. Ovviamente conoscono il numero delle persone che il pianeta può “sostenere”, in base alle risorse date, e pensano amorevolmente al loro sostentamento, alimentare e sanitario. Ritenendo che il grano o il riso non sia bastevole per tutti, vogliono indurci a mangiare insetti e scarafaggi; opinando che le naturali difese immunitarie siano inadeguate di fronte alle nuove “pandemie”, di cui essi soli hanno precognizione, vogliono vaccinarci anno per anno o semestre per semestre. Conoscono anche l’impatto dell’uomo sul clima e intendono evitare al mondo la catastrofe annunciata del global warmimg. Magari un giorno il pensoso conclave dei pianificatori scoprirà che il pianeta è sostenibile, solo se abitato dagli appartenenti alla loro ristretta cerchia, perciò è meglio sbarazzarsi di tutti gli altri rompiscatole. Insomma, i moderni “Leviatani” sono aumentati: allo Stato nazionale si è unita una sorta di “Ordine Mondiale Provvidenziale”. Ebbene: qual è il presupposto logico di tanto agitarsi per la “sostenibilità” del pianeta e dei suoi abitanti? Ancora una volta, lo stesso errore di fondo: che la torta sia predeterminata.

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