Attualità

LIBERALMENTE CORRETTO – L’inefficienza dell’amministrazione autoritaria

di Michele Gelardi -


Per misurare il reale livello di autoritarismo dell’ordinamento, e cioè quello concretamente esercitato dagli uffici pubblici nei confronti dei cittadini, bisogna guardare oltre le belle parole della bella Costituzione; tanto belle che ogni italiano avrebbe ragione di pensarla come Candido, convinto di “vivere nel migliore dei mondi possibili”. Suggerirei un criterio di misura più attendibile, mettendo a confronto quattro modelli astratti di rapporti autorità-cittadino. A parità ideale dei requisiti necessari per l’esercizio di una determinata facoltà di agire, possono variare le modalità probatorie e la tipologia di risposta dell’organo pubblico, in una scala decrescente di autoritarismo. Il livello massimo coincide col sistema, secondo cui il cittadino non può esercitare la facoltà, ma deve chiedere il provvedimento di autorizzazione preventiva e deve dimostrare i requisiti, mediante l’esibizione dei relativi certificati pubblici. In sintesi, deve superare, con la prova a suo carico, la presunzione negativa di non possedere i requisiti.  È un presunto “imbroglione”, dunque non può autocertificare alcunché; inoltre è necessario il controllo preventivo, perché l’esercizio diretto e immediato della sua facoltà metterebbe in pericolo uno dei tanti “beni pubblici”. Ovviamente, l’apice dell’autoritarismo si raggiunge quando la procedura di autorizzazione preventiva non ha alcun limite temporale; oppure quando ha un limite temporale c.d. ordinatorio, cosicché il ritardo non comporta alcuna conseguenza. Un livello meno intenso di autoritarismo si ha quando il richiedente può dimostrare da sé il possesso dei requisiti (o di alcuni di essi), ma deve comunque attendere l’autorizzazione preventiva. In questo caso, egli non subisce la presunzione di fraudolenza, ma deve comunque convincere l’autorità amministrativa che l’esercizio della sua facoltà non costituisca un pericolo pubblico. Nella scala decrescente dell’autoritarismo, il gradino successivo è occupato dai provvedimenti amministrativi di silenzio assenso, i quali costituiscono un mix di presenza/assenza di autorizzazione preventiva, nel senso che l’esercizio della facoltà è subordinato a una sorta di automatismo, per decorso del termine, ma può comunque essere inibito, per ragioni motivate. In questo terzo livello, la documentazione probatoria è pensata necessariamente di fonte pubblica e si suppone che l’autocertificazione non sia di per sé sufficiente per l’esercizio della facultas agendi. Qui vige un livello minimo di presunzione di pericolo, ma vige pienamente la presunzione di fraudolenza. Il livello più basso della scala compete ai casi in cui il cittadino comunica la volontà di esercitare la sua facoltà e non attende alcuna autorizzazione preventiva; l’autorità pubblica si limita a controllare successivamente le concrete modalità di esercizio. Orbene, il quantum di autoritarismo – intimamente legato al quantum di diffidenza nutrita dallo Stato nei confronti del cittadino – è inversamente proporzionale all’efficienza dell’amministrazione, per due motivi.  La diffidenza comporta inevitabilmente un rinvio temporale, talvolta sine die, dell’inizio attività; al contempo il rapporto non scorre fluido e gli inevitabili attriti ostacolano ulteriormente la libera dinamica economica. Inoltre il controllo preventivo, di tipo cartolare, è temporalmente più oneroso di quello successivo, sicché richiede un maggior numero di risorse, le quali ovviamente sono sottratte al controllo successivo di tipo concreto. In ultima analisi, il massimo dell’autoritarismo – giustificabile solo per le attività intrinsecamente pericolose (armi ed esplosivi) – viene a coincidere col minimo dell’efficienza. Basta dare uno sguardo oltre i nostri confini, dove i “lacci e lacciuoli” sono minimizzati, per cogliere tale nesso inscindibile. Per questa ragione, sono grato al governo Conte che seppe coniugare il minimo di autoritarismo con il massimo di efficienza: concesse agli italiani la facoltà di uscire da casa, senza alcun controllo preventivo, in virtù di una semplice autodichiarazione. E pochi elicotteri bastarono per i controlli successivi.


Torna alle notizie in home