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LIBERI DAL DRAGONE

di Angelo Vitale -

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Saremo liberi dal giogo cinese in 4 anni? Transport & Environment, la federazione che fa da ombrello alle organizzazioni che promuovono il trasporto sostenibile in Europa dice che il nostro continente nel 2027 potrà porre fine alla sua dipendenza dalla Cina nel settore delle celle agli ioni di litio usate per il mercato delle auto elettriche. Un percorso non semplice, perché le nuove agevolazioni approvate negli Stati Uniti rischiano di sottrarre parte della catena di fornitura.
Insomma, la sola produzione europea sarà sufficiente per soddisfare il 100% della domanda interna in pochi anni. Ma serviranno, affiancate all’incedere della produzione, scelte politiche adeguate alla necessità di controbilanciare gli incentivi al settore promossi dagli Stati Uniti, dove l’Europa rischia di perdere parte degli investimenti messi in campo.
L’analisi di T&E, peraltro, segnala che la dipendenza dal Paese del Dragone dovrebbe concludersi anche per altri componenti delle batterie: nel 2027, infatti, due terzi della domanda europea dei catodi che contengono le materie prime critiche, potranno essere lavorati solo in Europa, considerato l’avanzare dei progetti di Umicore in Polonia, Northvolt in Svezia e e BASF in Germania. Una dipendenza da Pechino in via di riduzione anche per la raffinazione e la lavorazione dei metalli utilizzati nelle batterie: entro il 2030 oltre il 50% della domanda interna di litio raffinato potrà essere soddisfatta in Europa e le materie prime arriveranno da miniere estere o europee, a patto che siano osservati gli standard ambientali e sociali definiti dallo EU Critical Raw Material Act in discussione a Bruxelles.
Però – ecco il rischio dell’appeal Usa letto da T&E – le imprese potranno scegliere di trasferire negli Stati Uniti le iniziative attualmente pianificate per l’Europa per godere di agevolazioni fiscali e del pacchetto di sussidi stabiliti dall’Inflation Reduction Act grazie al quale gli Usa vogliono attrarre la produzione di tecnologie verdi e, con esse, rilevanti quote della catena di fornitura degli accumulatori.
Un rischio ribadito da Veronica Aneris, direttrice di T&E Italia: “L’Inflation Reduction Act ha cambiato le regole del gioco, per questo l’Europa deve garantire maggiori risorse se non vuole rischiare di perdere gli impianti produttivi già previsti e i collegati nuovi posti di lavoro a favore degli Stati Uniti. E anche l’Italia deve sviluppare un piano per la sua industria nazionale, preservandone una posizione strategica lungo la nuova catena del valore”.
Per controbattere, T&E propone un Fondo Sovrano Europeo per il sostegno alle tecnologie verdi da finanziare attraverso l’emissione comune di debito, in parità di condizioni per tutti gli Stati membri, per offrire supporto ai comparti produttivi verdi interessati dalla manovra Usa, come i veicoli elettrici, le batterie e le energie rinnovabili. Con finanziamenti che, al contrario di quelli del Next Generation EU, arrivino direttamente alle imprese.
Un Fondo che aiuterebbe tutti i Paesi e che non deve essere l’occasione per rinnovare le più recenti difficoltà: “Non dovrà essere – dice Aneris – per l’Italia un’occasione persa in materia di mobilità elettrica, come lo è stato il PNRR. I fondi dovranno essere indirizzati a quei settori strategici realmente capaci di salvaguardare il futuro dei posti di lavoro e la competitività industriale nazionale: veicoli elettrici, batterie ed energie rinnovabili. La nuova filiera automotive europea può ancora crescere”.

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