Attualità

Libia: italiani rientrati, il rebus delle relazioni commerciali

di Angelo Vitale -


Tutti i circa 100 italiani bloccati a Tripoli a causa degli scontri tra milizie rivali sono rientrati in Italia dalla Libia. Il gruppo comprendeva prevalentemente partecipanti alla fiera “Libya Build”, tra cui imprenditori e rappresentanti di aziende italiane. L’evacuazione è avvenuta con l’assistenza dell’ambasciata d’Italia a Tripoli: gli italiani sono stati trasferiti in sicurezza a Misurata e da lì imbarcati su un volo speciale diretto a Roma Fiumicino, atterrato nella notte del 16 maggio 2025. Tra i rientrati figura anche l’imprenditore padovano Bruno Ferrarese, che aveva raccontato a L’identità di essere rimasto bloccato in hotel durante gli scontri.

L’Agenzia Ice aveva organizzato la partecipazione collettiva italiana alla fiera Libya Build 2025 e, più in generale, numerose iniziative promozionali in Libia nel corso del 2024: Libia Food, Italian Design Day, la Fiera internazionale di Tripoli e la Settimana della cucina italiana nel mondo. Nonostante la crisi, Ice e il Centro Libico per la Promozione delle Esportazioni hanno firmato nell’ottobre 2024 un Memorandum d’Intesa biennale per rafforzare la cooperazione economica e commerciale tra Italia e Libia, con l’obiettivo di organizzare eventi, condividere best practice e sostenere programmi di formazione.

Al momento non risultano comunicazioni ufficiali di sospensione delle attività Ice in Libia. Tuttavia, la situazione di sicurezza rimane fragile e le iniziative saranno probabilmente soggette a valutazioni costanti in base all’evolversi della situazione sul campo.

Il nostro governo non ha rilasciato commenti ufficiali circa l’eventualità di uno stop delle relazioni commerciali con la Libia in seguito agli scontri in corso a Tripoli, probabilmente per una scelta di cautela e prudenza diplomatica in una situazione molto complessa e fluida. La Farnesina e il ministro degli Esteri Antonio Tajani stanno monitorando attentamente la crisi, mantenendo aperti i canali di comunicazione e concentrandosi sull’assistenza ai cittadini italiani presenti in Libia. Una assenza di commenti netti per non compromettere il ruolo di mediazione che l’Italia punta a mantenere nel contesto libico.

Nel Paese, attore economico di primaria importanza è Eni, con una presenza consolidata dal 1959 nell’esplorazione, sviluppo e produzione di idrocarburi, soprattutto gas naturale. Eni è il principale produttore estero nel Paese nordafricano e contribuisce in modo significativo alla produzione totale libica, che nel 2024 ha superato 1,6 milioni di barili equivalenti al giorno, avvicinandosi ai livelli pre-crisi del 2011.

In termini economici, il colosso guidato da Claudio Descalzi prevede di investire circa 8 miliardi di euro in Libia, Egitto e Algeria nei prossimi quattro anni, parte di un piano complessivo da 24 miliardi di euro per l’area nordafricana. Investimenti che riguardano sia la produzione di idrocarburi sia progetti strategici come il gasdotto Green Stream, che fornisce gas all’Italia dai giacimenti libici di Wafa e Bahr Essalam. Inoltre, Eni punta a sviluppare iniziative di energia rinnovabile e tecnologie per la decarbonizzazione, come l’impianto di cattura e stoccaggio della CO2 a Mellitah.


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