Cultura & Spettacolo

LIBRI – Storie di ordinaria ingiustizia

di Angelo Vitale -


“Dove siete tutti?”. Bisogna cominciare per forza dal suo titolo per presentare questo libro edito da Altreconomia e scritto da Cristina Carpinelli. Giornalista che ha nel sangue – si può dire – la passione per le inchieste sul sociale. “Si può fare. Storie dal sociale” (Premio Bomprezzi) è attualmente la sua trasmissione su Radio24, che racconta il mondo della disabilità e della fragilità attraverso progetti efficaci che trasformano e migliorano la società per tutti. Buone notizie, dalla sua trasmissione. Ma spesso, nella sua storia professionale, notizie dure, di quelle che ti spezzano il fiato e che possono stracciarti. Farti piangere, come ammette di aver fatto, nell’introduzione a questa ordinaria ingiustizia intorno alla disabilità e alla fragilità sociale. Come altro reagire di fronte ad una donna che ti narra parte della sua vita, con un figlio con grave disabilità cognitiva, durante la quale ha spesso incrociato compassione ma poche volte il rispetto che le era dovuto, insieme al rispetto di leggi inascoltate?
L’autrice annuncia queste storie con le parole di una canzone di Fabrizio De Andrè, “Anime salve”, quella che il cantautore spiegò come l’elogio della solitudine, che quando puoi permettertela trovi nel “circostante” non rappresentato solo da esseri umani ma perfino dalle foglie che spuntano in un campo o le stelle.
Scritto in forma di dialogo tra l’autrice e i protagonisti, questo libro è un viaggio in un mondo a metà, tra famiglie e Terzo settore, spesso disilluso e abitato dalla rabbia, ma dove la tenerezza esplode improvvisamente trascinando il lettore all’interno di una realtà inattesa, popolata da suore hippie, bambini strappati alla strada tramite affidi culturali, pizzerie gestite da ragazzi autistici. Un saggio giornalistico che diventa approfondimento e svela un’Italia che sperimenta l’esclusione e inventa una vera e propria forma di resistenza civile, una rete di progetti solidali che tiene in piedi il sistema.
“A portare avanti progetti di inclusione innovativi sono quasi sempre le associazioni, mentre si impoverisce il contesto pubblico, dove l’imperativo è accentrare – dice l’autrice -. I servizi territoriali diventano bacini di riferimento per migliaia di persone, luoghi dove si lavora a cottimo, senza dare voce a bisogni fondamentali, senza rispettare diritti sanciti sulla carta. Un sistema che si fa sempre più feroce e che, così come esclude la disabilità, esclude anche tutte le altre forme di fragilità. Un sistema che taglia fuori chi è in difficoltà economica ignorando l’esclusione sociale e il blocco dell’ascensore sociale. Ma se l’anello debole si rompe la catena non funziona e l’ingranaggio non gira”.
Cosa deve cambiare? quell’altra Italia, specie nella politica, abituata al bla bla. I dati sulla disabilità, scrive Carpinelli, sono fermi al 2019. E non rivelano nulla della vita quotidiana di queste “anime sole”. Un Paese fermo, se non fosse per il Terzo Settore. Ove lo Stato non conosce e sa aiutare il Paese vero.


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