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L’INTERVISTA – Centinaio (Lega): L’Albania è solo il primo patto extra Ue. Non prendiamo lezioni dalla sinistra di Soumahoro

di Edoardo Sirignano -

GIAN MARCO CENTINAIO, SOTTOSEGRETARIO AGRICOLTURA ©imagoeconomica


“L’Albania è solo il primo patto extra Ue. Non prendiamo lezioni dalla sinistra di Soumahoro”. A dirlo il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio.

Che idea si è fatto rispetto al recente accordo tra Italia e Albania?

Il fatto che l’Italia stia cercando una soluzione e l’Albania la aiuti è un qualcosa di positivo, visto che l’Europa non sta facendo nulla. L’Ue ha sempre detto che si sarebbe adoperata per la redistribuzione dei migranti e non ci avrebbe lasciati soli. Al momento solo parole e zero fatti.

Questo tipo di intese, però, non va in contrasto con quanto predicato dalla Lega negli ultimi anni?

Assolutamente no! L’obiettivo è uno soltanto: evitare che aumentino gli sbarchi. La Lega, con Salvini ministro dell’Interno, ha provato a farlo con ogni mezzo a disposizione. A bloccarci, però, sia quell’Europa, che doveva tutelarci, sia una magistratura di parte. Ecco perché trovare soluzioni alternative, oggi, diventa indispensabile. Ciò non vuol dire porte aperte. La priorità, infatti, è stilare accordi che consentano ai richiedenti asilo, identificati come persone che non hanno diritto a restare in Italia, di tornare nel loro Paese di origine.

Quello con Edi Rama, quindi, non sarà il solo accordo di questo tipo?

Penso che bisogni trattare soprattutto con l’Africa o con le nazioni dalle quali queste persone fuggono o meglio ancora partono verso l’Italia. È importantissimo.

Fondamentale per non intasare i centri di accoglienza, dunque, la collaborazione con i Paesi del Maghreb…

È la strada da perseguire. Non è facile, comunque, trovare intese in tal senso. Spesso abbiamo a che fare con governi non tanto affidabili, visto quanto vediamo e leggiamo ogni giorno. Stiamo parlando di esecutivi che prima accettano gli accordi e poi li rifiutano, prima non vogliono soldi e poi li chiedono. L’unica strada, dunque, per porre fine all’emergenza è far ripartire lo sviluppo laddove partono i flussi. Il famoso piano Mattei, di cui parla ogni giorno la presidente Meloni, va in quella direzione. Consentire ai migranti di affermarsi e vivere laddove sono nati è la priorità delle priorità. Così non mirano più alla terra promessa e dunque non cadono più nelle mani di sfruttatori e trafficanti.

A fermare tale strategia l’ultimo conflitto in Medio Oriente. Alcuni degli esecutivi con cui dovremmo trattare sostengono la Jihad…

È difficile trattare, visto la complicata situazione internazionale, ma bisogna provarci. Non bisogna abbassare la guardia alla luce del fatto che molto spesso chi arriva in Italia, non avendo un posto di lavoro e non sapendo come sbarcare in lunario, finisce appunto per essere coinvolto in situazioni anomale e in alcuni casi entrare anche nelle frange dell’estremismo musulmano. Serve, dunque, ogni possibile sforzo per fare in modo che arrivino solo coloro che cercano un’occupazione e intendono integrarsi.

Cosa ne pensa del tanto discusso scandalo Soumahoro?

È il classico caso, penso alla moglie e alla suocera, di chi guadagna sulla pelle degli immigrati. È ancora più grave perché avviene tra chi conosce il mondo dell’immigrazione e perlopiù è seduto in Parlamento. Se, poi, Soumahoro fa la morale a chi cerca di trovare la soluzione al problema, siamo davvero all’assurdo.

Non si tratta, comunque, di un qualcosa di isolato. Si tratta, piuttosto, di un modus operandi diffuso…

Molto spesso coloro che fanno gli accoglienti, i duri e puri, purtroppo, guadagnano sulle spalle dei migranti. Ci sono tante, anzi troppe, associazioni che hanno lucrato sull’accoglienza. Quello che sta venendo fuori è un vero e proprio sistema, che faceva e fa comodo a tanti. Il nostro obiettivo, dunque, è rovesciare la piramide e fare in modo che chi accoglie sia guidato dalla carità cristiana e non da quella del portafoglio.


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