Esteri

L’INTERVISTA – D’Orsi: “Mosca può mediare e chiudere le due guerre. Ue immobile”

di Edoardo Sirignano -

ANGELO D'ORSI DOCENTE


“Putin è più decisivo dell’Europa. Nelle sue mani c’è il destino delle due guerre”. A dirlo il sociologo e storico Angelo D’Orsi.

Che risvolto potrebbe avere il recente strappo fra Nato e Onu?

Il processo di delegittimazione dell’Onu dura da molto tempo. Ha avuto, piuttosto, una drammatica accelerazione, che però produce un risultato interessante. Tutti sappiamo che l’Onu è in una profonda crisi, incominciata dopo l’1989. Con la caduta del blocco sovietico, infatti, il suo ruolo da arbitro ha perso di significato. C’è stato un processo per cui, un po’ alla volta, la Nato ha cercato di sostituirsi all’Onu, non più con la forza del diritto, ma con il diritto che nasceva dalla forza

Faccia un esempio…

Non dimentico mai le parole di Fassino, quando nel 1999 durante la crisi in Jugoslavia sosteneva che l’Onu non contasse nulla e solo la Nato potesse intervenire.

Perché solo oggi c’è stata un’accelerata?

L’Onu finalmente ha riscoperto il proprio ruolo di garante del diritto internazionale o meglio ancora delle frattaglie che ne restano. Quando sta succedendo in Palestina è la dimostrazione della necessità di una figura istituzionale che lo garantisca. Il mio maestro Bobbio, infatti, diceva che l’unica possibilità di realizzare un mondo senza guerra o con un numero limitato e controllato di conflitti, era la presenza di un’istituzione superiore agli Stati, come appunto le Nazioni Unite. Adesso è come se l’Onu si fosse ridestata da un lungo letargo, scoprendo, sulla base di un sentire comune, l’esigenza di un giudice autentico che goda del supporto della vera comunità internazionale, che non è quella euro-atlantica. Quest’ultima è un gruppetto di Stati.

L’Europa che ruolo deve giocare nella trattativa?

Ha perso una grande occasione con la guerra in Ucraina. Ha rinunciato a svolgere quel ruolo, che storicamente, geograficamente e culturalmente, aveva in passato. Lo stesso è successo in Medio Oriente. L’Ue si è piegata a Washington. Al di là delle due guerre, l’Europa ha smesso di credere in sé stessa, alla propria vitalità. Non ritiene soprattutto di avere un’identità, capace di rimetterla in gioco fra i grandi del pianeta.

Quale sarà adesso il ruolo di Putin? Può essere il mediatore che non ti aspetti?

Può esserlo perché, a differenza del pensiero comune, sta rivelando la sua natura da statista, sulla base del suo cinismo, di un realismo spinto all’estremo. Non ha, infatti, mai rotto con Israele. Ecco perché potrebbe avere le carte in regola più di Erdogan, il quale invece si è schierato, per essere accettato come mediatore. Non è, poi, il leader del Mozambico, ma di una grande potenza. Ha avuto l’accortezza di giocare un ruolo di rimessa.

Possiamo, dunque, affermare che le due guerre potrebbero terminare in contemporanea?

Ritengo che ci sia più di una possibilità in tal senso. Sulla base di una trattativa che preveda la divisione dell’Ucraina, la parte orientale sarà stabilizzata dalla federazione russa, mentre quella occidentale finirà con l’entrare nell’Ue e forse anche nella Nato. Per il Medio Oriente, invece, la situazione è più complessa, ma non del tutto impossibile. Putin, ad esempio, potrebbe avere la possibilità di mettere fine ai due conflitti o almeno di stabilizzare la situazione.

L’Ue, però, vuole davvero la pace?

Finché non ci saranno elezioni o meglio ancora von der Leyen non sarà tolta di mezzo, non mi pare l’intenzione sia quella di andare verso la pace. L’Europa annaspa senza avere una linea. Dirà di terminare le ostilità solo quando a ordinarlo sarà il presidente degli Stati Uniti, che tra l’altro non sappiamo chi sarà. Trump, in termini di pace, ha più possibilità di un Biden messo male, dai problemi familiari alla politica estera.

L’Italia, intanto, come dovrà muoversi?

L’Italia nell’Ue aveva un ruolo centrale sia come fondatore che per la sua capacità di mediazione, pacificazione, nonché per la sua particolare collocazione geografica. Se l’Ue ha perso due volte l’occasione, in Ucraina e Medio Oriente, l’Italia ha fatto di peggio, non riuscendosi a smarcare.

Con la Russia, l’ultimo mediatore probabilmente è stato il compianto Silvio…

La sua scomparsa, da questo punto di vista, è stata una perdita importante. È stato l’unico uomo di governo che, sull’argomento, ha detto qualche parola intelligente. Non c’era solo l’amicizia con Putin. Berlusconi si rendeva conto che l’Italia non poteva rompere con Russia. Ne stiamo pagando, infatti, le conseguenze.


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