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L’INTERVISTA – “La destra non snobbi la storia Dc ai moderati più posti in lista”

Dare la giusta dignità al centro”. Antonio Saccone, portavoce dell’Udc, dopo l’ultimo vertice del centrodestra, esclude la fuoriuscita dei centristi dalla coalizione, ma chiede agli alleati di rispettare il peso del partito sui territori.

di Edoardo Sirignano -

Antonio Saccone, portavoce UDC ©imagoeconomica


A colloquio con Antonio Saccone, segretario nazionale dell’Udc Martedì il nuovo summit con gli alleati della coalizione.

“Dare la giusta dignità al centro”. Antonio Saccone, portavoce dell’Udc, dopo l’ultimo vertice del centrodestra, esclude la fuoriuscita dei centristi dalla coalizione, ma chiede agli alleati di rispettare il pesodel partito sui territori. Nel pomeriggio di martedì, infatti, si terrà un nuovo summit in cui si discuterà appunto degli 11 colleggi uninominali destinati ai piccoli della coalizione. Tale spazio non soddisfa lo scudocrociato guidato da Cesa.

Si ritiene soddisfatto dell’ultimo vertice ?
“É stato importante dare un segnale di compattezza e omogeneità, sia sotto il profilo dell’armonia tra i vari partecipanti che dei programmi. Per quanto i collegi, invece, è iniziato un ragionamento o meglio ancora una ricognizione sui territori. Siamo al punto di partenza”.

Non teme che l’Udc possa essere penalizzata?
“Mantenere lo scudocrociato nel centrodestra o meglio ancora tenere i democristiani in quest’alveo, ritengo debba essere la priorità per tutti i leader della coalizione. L’Udc è una forza affidabile e lo ha dimostrato in Parlamento quando ci sono state sollecitazioni. Un esempio l’ultimo governo, dove ancora una volta abbiamo confermato serietà. Non siamo i centristi delle banderuole”.

Avete mai pensato di far parte del terzo polo prospettato da Renzi?
“Qualcuno dimentica che l’Udc nel 2008 è andata da sola contro il Pdl e il Pd di Veltroni. Partimmo molto bene nei sondaggi, ma poi fummo penalizzati. Mantenendo l’attuale sistema elettorale, non c’è spazio per il terzo polo. Il centro non può far altro che scegliere tra centrodestra e centrosinistra”.

In coalizione, può esistere ancora lo scudocrociato?
“Si è tenuta ieri l’assemblea dei coordinatori regionali, convocati dal segretario Cesa. L’idea è presentare liste col simbolo. Dobbiamo capire se sui territori c’è possibilità di farlo. In alcune realtà è più semplice, in altre meno”.

Per quanto riguarda gli uninominali, invece, vi sono state date garanzie?
“Non si può non dare il giusto peso a una forza che ha una storia. A differenza di altri partiti, abbiamo 19 consiglieri regionali. Non abbiamo i numeri dei soggetti politici più grandi, ma soprattutto nel Centro-Sud, dove vantiamo una presenza capillare, restiamo determinanti”.

Qualcuno teme, però, che la crescita di Fdi, possa indurre i moderati a spostarsi verso altri lidi?
“Avere Meloni premier impone una centralità dei moderati”.

Avete mai pensato di uscire dalla coalizione?
“Non è mai stato all’ordine del giorno. Non voglio neanche immaginarlo”.

C’è mai stato un confronto con Renzi e Calenda?
“Gli unici interlocutori sono coloro che fanno parte del centrodestra”.

Si è mai pensata a una fusione tra Udc e Fi?
“Siamo federati con Forza Italia al Senato. Se l’Udc sarà valorizzata nel correre da sola lo farà, altrimenti bisognerà valutare altre strade. La priorità, comunque, è mantenere in vita lo scudocrociato”.


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