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L’INTERVISTA – Mulè (Forza Italia): “Il garantismo non può essere a intermittenza. Il caso Salis è l’aberrazione del controllo sui presunti innocenti”

di Edoardo Sirignano -

GIORGIO MULE’ POLITICO


“Il garantismo non può essere a intermittenza. Il caso Salis è l’aberrazione del controllo sui presunti innocenti”. A dirlo Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia.

Nel Paese che pensa solo alle intercettazioni si apre il dibattito sugli abusi fra iper-manettari e garantisti…

Troppo spesso la politica ha bisogno di fatti eclatanti e terremoti che scuotono le coscienze. Le storie di alcuni singoli si impongono alla cronaca e fanno avere una resipiscenza garantista. Il problema del Paese, però, è che quotidianamente esistono casi come Zuncheddu che si impongono sulla vita delle persone.

Faccia qualche esempio…

Basti pensare ai condannati al 41 bis per la strage di via D’Amelio. Sono stati per 20 anni in carcere, pur essendo stati considerati innocenti da oltre 30 giudici. Lo stesso è accaduto per la strage di Alcamo. Gli episodi, ahimè, sono plurimi e infiniti. Il problema è che bisognerebbe imparare la lezione. Il garantismo non può essere a intermittenza. Dovrebbe essere, piuttosto, una ragione di civiltà. Si preferisce, al contrario, utilizzare tale argomento per lucrare in termini di consenso.

Come evitare nuovi Zuncheddu?

La giustizia umana, per natura, è fallacea. Pensare che un magistrato, come Dio per chi ci crede, sia in grado di amministrare verità è errato. I giudici sbagliano e continueranno a farlo perché uomini. Il problema è, al contrario, la negligenza o il dolo. La responsabilità civile del magistrato, nonostante i referendum, in Italia è rara come un diamante di 40mila carati.

Tajani sul caso Salis dichiara: “Così si violano le norme comunitarie”. Che idea si è fatto rispetto a tale vicenda?

È l’aberrazione del controllo che si ha sui presunti innocenti. Quella non è giustizia. È una violenza che non ha motivo di esistere perché contraria alla civiltà e a tutte le regole che si devono avere nei confronti di soggetti trattenuti da uno Stato in attesa di sentenza.

Anche in Italia, però, abbiamo assistito a comportamenti discutibili…

Non dimentichiamo che, in nome di una libbra di carne da dare in pasto ai populisti, Carra è stato trascinato coi ceppi durante l’ordalia di Mani Pulite. Ciò, però, accadeva 30 anni fa. In Italia abbiamo maturato nel tempo una coscienza che dice ai giornalisti di non pubblicare immagini di soggetti in manette.

A che punto siamo con la riforma della giustizia? Qualcuno parla di blitz al Senato sull’abuso d’ufficio…

È oltre l’umana sorpresa parlare di blitz. Su questo tema non dovrebbero esserci divisioni o battaglie di parte. I primi a chiedere una svolta sono stati i sindaci di Bergamo, Pesaro, Bari e Napoli, che certamente non fanno parte della maggioranza. A supporto di ciò, poi, i dati valgono più di mille parole: rispetto a 5mila processi, le condanne per abuso d’ufficio si contano sulle dita di una mano. Il castello di sabbia dei 5 Stelle, giustizialisti per antonomasia, sul “reato spia”, per cui bisognerebbe avere un approccio che va oltre quella che viene considerata normalità, è crollato da tempo.

Su quali aspetti Nordio poteva far meglio?

Il grande libro del garantismo che il governo sta realizzando, con la spinta di Forza Italia, consta di vari capitoli: si parte dalle intercettazioni fino alle ordinanze di custodia cautelare, alla tipizzazione dei reati. L’ultimo che non ha un’appendice, ma è il compendio è quello che riguarda la separazione delle carriere.

A cosa si riferisce?

Occorre intervenire, applicando i principi costituzionali, come nel caso dell’art 111. Detto ciò, non si può dire che in materia di giustizia non è cambiato nulla.
Grazie all’immissione di nuovi magistrati e alla riorganizzazione degli uffici giudiziari, si è arrivati a un -25% per quanto riguarda i tempi dei processi. Non dico di arrivare all’Olanda, ma a un qualcosa che garantisca i cittadini.

La giustizia è la vera priorità per l’esecutivo Meloni?

Deve essere considerata alla pari delle altre grandi riforme che riguardano la Costituzione. Non può venire dopo il premierato o il federalismo. Detto ciò, si sta facendo tanto e si procede in modo spedito. Per quanto concerne la separazione delle carriere, l’incardinamento su cui stiamo lavorando arriverà in Senato in primavera.


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