Cultura & Spettacolo

L’Islam spiegato da Dante Alighieri

di Redazione -


di ANNALINA GRASSO
Esonerati dallo studio della Divina Commedia perché musulmani. La vicenda di una scuola di Treviso dello scorso inverno. La lettura della Divina Commedia è universale. Dante, come ogni cristiano medievale, odiava l’Islam come religioso, ma aveva ammirazione per la filosofia araba. Nel limbo Dante mette tra gli “spiriti magni”, le ombre di tre musulmani: i filosofi Avicenna e Averroé e Saladino. Le anime dei pagani sono fuori dall’inferno perché nacquero prima del Cristianesimo quindi non lo conobbero. Mentre i tre lo rifiutarono. Saladino combatté contro i cristiani e strappò loro Gerusalemme: niente inferno, Dante li salva. Il Medioevo cristiano è stato attraversato dalla contraddizione, per cui l’Islam è stato combattuto sul piano religioso, ma ammirato su quello filosofico e culturale e Dante aveva una conoscenza dell’Islam superiore: vicino a Maometto, pone il genero Ali, la cui ferita parte dal punto in cui termina quella del Profeta, mostrando come dalla pretesa di Ali quale unico vero successore, si originò la spaccatura tra sciiti, seguaci di Ali, e sunniti. Dà prova di conoscere gli scismi dell’Islam quando i suoi contemporanei consideravano Maometto una specie di eretico. Il confronto non può prescindere dalla storia e dalla filologia. Più che sulle vaghe somiglianze si cresce studiando a fondo le differenze.


Torna alle notizie in home