Cultura & Spettacolo

“L’Isola mondo. Breve storia della Sicilia” di Giuseppe Barone

di Redazione -


Recensione L’Isola Mondo, di Pasquale Hamel – “Nel 1970, per i tipi dell’editore Laterza, uno storico inglese che aveva avuto l’onore di collaborare con Benedetto Croce, pubblicava una “Storia della Sicilia medievale e moderna” un saggio che, anche per il taglio poco accademico della scrittura, se da un lato riscuoteva un enorme successo di pubblico, di cui sono traccia le numerose ristampe che l’hanno contraddistinto, dall’altro faceva però storcere il naso a quanti studiosi si erano occupati, con impegno scientifico e cifre di scrittura forse meno accattivanti, della vicenda storica siciliana. Il volume del Mack Smith appariva infatti criticabile perché la storia siciliana veniva marcata dai tradizionali pregiudizi e dai “consueti stereotipi delle occasioni mancate, della politica, come perenne vocazione trasformistica delle classi dirigenti, degli eterni caratteri feudali e mafiosi della società siciliana”. Oggi, ad oltre mezzo secolo di distanza e tenendo conto di nuove e più profonde ricerche, Giuseppe Barone, professore emerito di storia moderna, ci offre con il volume “L’isola mondo. Breve storia della Sicilia”, edito da Laterza, un prezioso e colto saggio che smentendo la superficiale lettura dello storico inglese riscrive, con un linguaggio letterariamente altrettanto piacevole di quello del Mack Smith, la narrazione degli eventi che hanno interessato l’isola, a partire dai primordi fino ai nostri giorni, curando di sconfessare l’enorme mole di luoghi comuni e di banalità che ne hanno offuscato una lettura corretta. Il libro di Barone, e lo stesso titolo ne disvela il programma, si impegna soprattutto a smentire uno stereotipo corrente, elevato a topos letterario quasi inconfutabile, e cioè quello di una Sicilia chiusa immobile, al mondo, incapace non solo di produrre cultura ma, addirittura, di sensibilizzarsi con le culture delle terre dalle quali è separata dal mare. In poche parole, una Sicilia “sequestrata” per richiamare un famoso saggio di uno dei suoi più brillanti figli. Uno stereotipo quest’ultimo duro a morire che, spesso nasconde un radicato pregiudizio, che alla prova dei fatti, cioè guardando alle vicende dell’isola senza preconcetti, mostra la sua evidente inconsistenza. La Sicilia scrive infatti Barone, è sempre stata, in termini culturali, politici ed economici e, tranne per brevi periodi, punto strategico d’incontro di civiltà e, quindi, non né mai stata chiusa e tantopiù sequestrata da quel mare che la separa dal continente europeo come da quello africano e proprio quel mare, o quei mari, l’ha “esposta ai rischi e alle opportunità dei mercati”. Una lettura, dunque, rigorosa quella di Barone che tradisce, non credo sia una colpa, una volta tanto l’orgoglio isolano senza tuttavia cadere nella retorica oggi di moda del mito sicilianista, che l’autore, al contrario stigmatizza come inconsistente e storicamente scorretto.”


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