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Liste di attesa? Soldi ai privati

Per il ministro della Salute Schillaci "ancora troppe situazioni indegne"

di Angelo Vitale -


Liste di attesa, scandalo infinito e insoluto. Un sistema sanitario congestionato e un numero di operatori sanitari insufficiente rispetto alla domanda crescente le hanno intensificate moltiplicando le difficoltà nel ricevere prestazioni essenziali.

Liste di attesa, scandalo infinito

Questa, la fotografia del più recente rapporto dell’Istituto per la Competitività intitolato, un po’ paradossalmente, “Un Paese in salute”.

“L’espressione “rinuncia alle cure” – rilevava nel giugno scorso Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – è ormai entrata nel linguaggio comune”.

Il ministro: “Troppe situazioni indegne”

Non solo dei media e della gente, anche dei politici. E pure di un ministro, se quello della Salute Orazio Schillaci non si è fatto scrupolo di affermare e ribadire, in note ufficiali indirizzate alle Regioni, che persistono “ancora troppe situazioni indegne” sulle liste di attesa.

Secondo l’Istituto per la Competitività solo l’8% degli italiani dichiara di aver ottenuto una prestazione entro 10 giorni dalla prenotazione, il 17% entro un mese, il 24% entro sei mesi. Mentre un preoccupante 21% riporta attese superiori ai sei mesi.

Numeri che, stranamente, “rovesciano” l’Italia e il suo abituale divario.
“In termini geografici – registra -, il tempo medio di attesa si attesta a 114 giorni nel Nord, 126 giorni nel Centro, dato probabilmente influenzato dal peso delle risposte provenienti dalla Capitale. E 108 giorni nel Sud e nelle Isole“.

Una differenza di pochi giorni tra le diverse aree del Paese, in uno scenario scandaloso in maniera generalizzata.

Sei milioni di italiani hanno rinunciato alle cure

Secondo le analisi più recenti, circa 6 milioni di italiani hanno rinunciato a una prestazione sanitaria nel 2024 per le lunghe liste di attesa, con un aumento del 51% di rinunce relative proprio al problema delle attese.

Questo fenomeno mostra un aggravamento della criticità e un crescente ricorso a strutture private per accorciare i tempi di cura.

Schillaci ha sollecitato ripetutamente la Conferenza delle Regioni. I Nas hanno accertato gravi irregolarità sulle liste di attesa nel 27% delle strutture sanitarie.

I media pubblicano, senza particolare scandalo o qualche intervento risolutore, i trucchi e gli stratagemmi messi in atto per alterarle.

Ma continuano le “pratiche opache che ostacolano l’accesso alle cure”, dice il ministro. Ne guadagnano i privati, lo sanno tutti.

E la Regione Lombardia finanzia i privati

E la Regione Lombardia che fa? Stanzia 10 milioni di euro per acquistare prestazioni sanitarie proprio dalle strutture private.


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