L’Italia avanza nelle scienze della vita ma non basta
In Italia, l’ecosistema di ricerca e innovazione nelle scienze della vita è più competitivo, ma ad eccellenze si aggiungono importanti lacune. Con 4,42 punti su 10, il nostro Paese è all’ottavo posto, sui 25 Ue, con il +11,7% sul 2020 ma lontano dal podio, ove svettano Danimarca (7,06), Germania (6,56) e Belgio (6,12). Siamo dietro pure a Svezia (5,81), Francia (5,61), Paesi Bassi (5,12) e Spagna (4,78), secondo il Libro bianco che include l’Ambrosetti Life Sciences Innosystem Index 2023.
L’Italia eccelle per efficacia dell’ecosistema innovativo delle scienze della vita, come secondo Paese con il punteggio più alto (4,95), alle spalle solo della Germania (10). Le principali lacune vertono sul capitale umano qualificato: solo al 12esimo posto e quattordicesimi per laureati nelle materie Life Sciences, contiamo ancora pochi laureati Stem, il 18,3% ogni 1.000 abitanti, contro il 29,5% della Francia e il 24% della Germania.
A confermare l’urgenza di interventi sul capitale umano, gli European research council starting grant a supporto dell’eccellenza scientifica: con 57 grant, nel 2023 gli italiani sono i secondi più premiati in Ue dietro ai tedeschi. Grant che hanno però un saldo netto negativo (-25) nella differenza tra quelli ottenuti per Paese e quelli per nazionalità del principal investigator. Tratteniamo pochi talenti, per mancanza di meritocrazia (84%) e salari bassi e poco competitivi In Ue (72%).
“I ricercatori che sono andati all’estero – fa notare Ambrosetti – segnalano innanzitutto la presenza di fondi e finanziamenti dedicati alla ricerca nel settore, la qualità della ricerca scientifica e la facilità di progressione nella carriera accademica: si tratta di elementi determinanti nell’attrattività degli ecosistemi degli altri Paese ed è necessario evidenziarli per consentire al nostro Paese di focalizzare gli sforzi negli ambiti in cui l’estero risulta maggiormente competitivo”.
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