Lavoro

L’Italia dei precari. Boom del lavoro a tempo

I dati Inps: +146% per gli stagionali, + 113% di intermittenti.

di Giovanni Vasso -


I dati Inps: +146% per gli stagionali, + 113% di intermittenti.

Un Paese che si regge sui contratti a termine, in cui il lavoro è a “chiamata” e diventa sempre più flessibile. L’Inps ha pubblicato ieri i dati dell’osservatorio sul precariato relativi al primo quadrimestre di quest’anno. I numeri restituiscono il quadro di un mercato del lavoro che è in crescita, dove si entra con più frequenza ma dal quale si può uscire con più facilità.

Nei primi quattro mesi del 2022 sono stati attivati poco meno di 2,6 milioni di nuovi rapporti di lavoro. Se confrontato con il dato dell’anno precedente, si registra un incremento importante pari al 48%. A fare la parte del leone, nelle nuove assunzioni, sono state le stagionali, schizzate del 146 per cento. A seguire, poi, ci sono gli “intermittenti”: le cifre segnalano un incremento di assoluto rilievo, stabilizzatosi attorno al 113 per cento. Le tipologie di contratto “classico” a tempo determinato, rispetto al 2021, sono salite del 38%. L’apprendistato, invece, ha registrato un aumento del 41% mentre il ricorso al lavoro in somministrazione è aumentato del 26 per cento. Non è negativo il dato relativo alle assunzioni a tempo indeterminato, he fa segnare un +43% rispetto all’anno precedente.

Se un tempo ci si lamentava della sclerotizzazione del mercato del lavoro, oggi ci si trova a vivere all’epoca delle porte girevoli. Aumentano le assunzioni, ma sale anche il numero delle cessazioni del rapporto di lavoro. In particolare, nei primi quattro mesi di quest’anno, i “benserviti” sono stati poco più di due milioni. Per la precisione 2.057.000.

Per analizzare la situazione e comprendere i trend, dunque, è necessario affidarsi a parametri che non mentono. Tra questi, il “saldo annualizzato”, cioé la differenza tra assunzioni e cessazioni sugli ultimi dodici mesi. Ad aprile 2022, il saldo è in attivo per 856mila posizioni di lavoro, di cui 196 mila rappresentano il saldo in positivo per il lavoro a tempo indeterminato e 660 mila quello afferente a tutte le altre tipologie contrattuali. E però c’è una premessa da tenere presente. L’Italia, infatti, esce dalla pandemia che ha pesato, in maniera gravosa, sul mondo del lavoro. Fino all’avvio della prima campagna vaccinale, due anni fa, la situazione era catastrofica. Da allora, invece, è iniziata una fase di continua ripresa. Seppur caratterizzata dalla precarietà sempre più diffusa. Un altro elemento che ha influenzato, in positivo, la tendenza è stato l’avvio della stagione turistica estiva che, dal punto di vista giuslavoristico, sarà caratterizzata per lo più da rapporti di lavoro di natura stagionale e intermittente.

Sono quindicimila i lavoratori che, ad aprile, sono stati impiegati con i contratti a prestazione occasionale. Si tratta di un dato che fa registrare un aumento del 35% rispetto a quelli rilevati nel 2021. Per loro, però, i guadagni sono stati magrissimi: l’Inps, infatti, ha stimato che l’importo medio mensile lordo della remunerazione effettiva corrisposta è stato pari a non più di 236 euro. Scende, invece, il numero dei lavoratori pagati coi titoli del cosiddetto Libretto famiglia. A marzo di quest’anno erano 13 mila, in calo del 66 per cento rispetto allo stesso periodo di un anno prima, quando il bonus baby sitter era ricompreso in questa modalità di voucher che comprendeva anche colf, badanti, ripetizioni ed altri lavori domestici. Anche per loro introiti davvero magrissimi: 176 euro lordi al mese.

I dati Inps, dunque, dimostrano ancora una volta come il lavoro in Italia, seppur in ripresa, diventi sempre più precario, traballante e probabilmente meno remunerativo di un tempo. Un fatto che rischia, alla lunga, di pesare sulle chance di ripresa del Paese.


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