L’Italia e il potere dei chip
All’interno del piano nazionale per la microelettronica, (il cosiddetto Chips act italiano) il ministro per le Imprese, Adolfo Urso, ha annunciato lo stanziamento di 700 milioni per la ricerca e lo sviluppo di semiconduttori, come il silicio, le cui proprietà sono associate alla conduzione elettrica. La misura, contenuta nel decreto legge “Asset e investimenti”, approvato dal Consiglio dei ministri lunedì sera, è il primo passo concreto nell’ambito del piano nazionale e dei suoi obiettivi: attrarre dall’estero le imprese più innovative, favorire la produzione interna e difendere la sovranità tecnologica.
SUPPORTO ALLA RICERCA
Accanto al credito d’imposta per ricerca e sviluppo nella microelettronica, all’istituzione di un Comitato tecnico specifico al settore e all’innalzamento a 10 anni del divieto di delocalizzazione per le grandi aziende che hanno beneficiato di incentivi statali, il ministero Università e ricerca stanzierà altri 30 milioni in 5 anni per finanziare la realizzazione di progetti italiani nel settore dei chip. Le risorse messe a disposizione dal ministero, infatti, aiuteranno i progetti dei ricercatori ad ottenere i co-finanziamenti europei del “Chips Act Undertaking”, la call per ricerche innovative e con potenzialità di mercato. Inoltre, queste risorse garantiranno il sostegno all’ecosistema di ricerca di Catania: un’eccellenza italiana che rafforzerà la catena di approvvigionamento dei semiconduttori in Europa.
“L’Italia nel campo dei semiconduttori è già all’avanguardia. Tutti i Paesi più evoluti considerano le nostre imprese un punto di riferimento. Abbiamo competenze, tecnologie e leadership. Il mondo ci ammira, ma un primato si mantiene solo con impegno e risorse. I 30 milioni stanziati dal Mur per i prossimi 5 anni contribuiranno a migliorare e a sostenere la posizione dell’Italia nel settore strategico dei microchip, su cui si gioca la guida tecnologica europea. Il contributo italiano sarà determinante per rafforzare le capacità dell’Europa nell’industria globale dei semiconduttori” ha spiegato la ministra Anna Maria Bernini.
L’ESTENSIONE DEL GOLDEN POWER
Sempre in un’ottica di sviluppo e supporto al Made in Italy, è stato anche esteso il Golden power, il “potere speciale” con cui il Governo intende salvaguardare gli assetti proprietari delle società operanti in settori di interesse nazionale. La legislazione anti-takeover, che permette al governo italiano di mantenere la sovranità nazionale in settori ritenuti di importanza strategica – come quello bancario, energetico, delle telecomunicazioni, della sicurezza, sanitario e dal 2020 anche della robotica e l’intelligenza artificiale – tramite il decreto appena approvato è stato ulteriormente rafforzato ed esteso. Ora infatti, lo Stato si avvarrà della possibilità di applicare la norma nel caso di trasferimento all’estero – infragruppo compreso – di tecnologia particolarmente critica come AI, macchinari per la produzione di semiconduttori, cyber security, tecnologie aerospaziali, stoccaggio dell’energia, quantistica e nucleare.
CHIPS ACT EUROPEO: DI COSA SI TRATTA
Il contesto su cui si stagliano tutte queste misure è il “Chips Act Europeo”, il pacchetto legislativo sui semiconduttori che prevede l’investimento di 43 miliardi di euro per raddoppiare, entro il 2030, la produzione europea di chip, così da rendere autonomi gli Stati membri dalle forniture extraUE.
Dall’automobile, alla lavatrice, al pos al cellulare: tanti oggetti di uso comune sono dotati di un chip, un microprocessore integrato. Ciascun chip è composto da una piastrina di silicio, materiale semiconduttore, su cui vengono inserite componenti elettroniche. Ad oggi, la filiera è particolarmente frammentata: design e ricerca sono concentrati negli Stati Uniti, la produzione a Taiwan (il 60% della produzione globale) assemblaggio e imballaggio perlopiù in Cina. La filiera produttiva dei chip, insomma, è un caso esemplare di interdipendenza tra Stati nella globalizzazione: nessuno ha il controllo completo della filiera e ogni Stato risente delle relazioni geopolitiche nel resto del mondo. Dal 2020, la crisi di approvvigionamento scatenata dalla guerra in Ucraina e la domanda in forte crescita hanno spinto l’UE a trovare delle strategie legali per far fronte alla situazione.
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