Attualità

L’Italia è un Paese di vecchi ma non per vecchi

di CdG -


Il Papa agli anziani: “Guardate al futuro”. Già, ma quale?

L’Italia è un Paese di vecchi. Assunto questo tanto lapidario quanto reale, come confermato anche dai dati Istat sull’andamento demografico e l’età media dei nostri connazionali. Tale fotografia, al di là dei numeri, impone una serie di riflessioni di vario genere che vanno oltre l’aspetto culturale e sociale e coinvolgono, inevitabilmente, anche elementi di carattere economico.

Prescindendo dall’inadeguatezza, salvo lodevoli ma rarissime eccezioni, delle politiche messe in atto a sostegno dei nostri anziani sia in termini di assistenza – sanitaria e non – sia in termini di valorizzazione del patrimonio anche culturale che rappresentano quanto ad esperienza e tradizioni, va fatta certamente un’approfondita riflessione su quanto proprio i nonni, con le loro anche magre pensioni, rappresentino per tante (troppe!) famiglie italiane un’ancora di salvezza nella fase economicamente difficilissima che l’Italia sta attraversando a causa del Covid19 e degli sconvolgimenti dovuti agli eventi bellici in Ucraina. Anziani come ricchezza dunque, non solo affettiva.

Sull’argomento “anziani” è intervenuto nelle scorse ore anche Papa Francesco, che in diretta streaming dalla sala stampa della Santa Sede ha presentato questa mattina il suo messaggio per la seconda Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, che la Chiesa celebrerà il prossimo 24 luglio. Oltre ad aver sottolineato che “invecchiare non è una condanna” e ad aver invitato i vecchi a guardare al futuro, Bergoglio ha aggiunto che “la vecchiaia non è un tempo inutile in cui farci da parte tirando i remi in barca, ma – citando il Salmo 92 – una stagione in cui portare ancora frutti”. Una considerazione questa che si adatta perfettamente all’essere i nonni purtroppo l’unico sostentamento di tante famiglie, anche se il pontefice sicuramente non si riferiva a questo ma al patrimonio di altro genere che gli anziani rappresentano.

“A molti la vecchiaia fa paura. La considerano una sorta di malattia. E’ la cultura dello scarto”, ovvero “quella mentalità che, mentre fa sentire diversi dai più deboli ed estranei alla loro fragilità, autorizza a immaginare cammini separati” ha aggiunto poi il papa, estendendo (forse un po’ troppo genericamente?) l’applicazione di quanto affermato a tutte le categorie degli “ultimi”.

Inoltre, quanto nello specifico alla vecchiaia vista dal di dentro, il Papa parla di una stagione non facile da comprendere, che sembra cogliere chi la vive di sorpresa, con conseguenti difficoltà a guardare avanti. A suo dire bisogna invece non perdere mai la speranza e vivere una vecchiaia attiva, spiritualmente e quanto alle relazioni con gli altri (famiglia in primis).

Tutto giusto. Ma – e non è una questione trascurabile – oggi come oggi, almeno in Italia tutto abbastanza difficile da praticare. Perché se è vero, come accennato all’inizio, che il nostro è un Paese di vecchi, lo è altrettanto il fatto che non è un Paese per vecchi. Non lo è per niente, perché i piani di assistenza messi in campo sono insufficienti e quanto all’esistenza, che dovrebbe essere piena di serenità dopo una vita di fatiche, la stessa è al contrario – come accennato – un continuo alternarsi di pensieri e difficoltà, in cui gli anziani anziché godersi la pensione e riposarsi sono costretti a fare da argine ai problemi. O, nel peggiore dei casi, ad affrontarli da soli.


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