Attualità

L’Italia “in fumo” tra dolo e caldo: la morsa del fuoco su un Paese fragile

di Marco Montini -


Ogni estate, lo stesso dramma: il fuoco divora il Paese, dalle campagne alle aree protette, dalle montagne alla macchia mediterranea, minacciando vite umane, distruggendo ecosistemi e mettendo in ginocchio interi territori. L’Italia brucia, sospesa tra il caldo torrido e l’ombra lunga dei roghi dolosi. Un copione che si ripete con spaventosa puntualità, trasformando i mesi estivi in una stagione di allerta e devastazione.

Le ultime allarmanti cronache di questi giorni in Sicilia e Sardegna – dove gli ettari di vegetazione divorati e i numeri degli interventi crescono a ritmo allarmante, con intere zone evacuate e danni incalcolabili – sono solo l’ennesima, tragica conferma di un’emergenza che non possiamo più permetterci di ignorare. Un allarme che presenta connotati precisi, preoccupanti e perentori: nei primi sette mesi del 2025 sono bruciati 30.988 ettari di territorio pari a 43.400 campi da calcio.

Il Meridione il più colpito dall’emergenza roghi con sei regioni in cima alla classifica per ettari percorsi dalle fiamme: Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Campania e Sardegna.
Incendiari, ecomafiosi e crisi climatica tra le cause dei roghi boschivi”, denuncia Legambiente che ha diffuso il nuovo report “L’Italia in fumo”.

Il report “L’Italia in fumo”: i dati

Sotto attacco anche le aree naturali protette e preoccupano i “ritardi nell’attuazione dei Piani Antincendio Boschivo (AIB)”. In particolare, solo dal Primo gennaio al 18 luglio 2025 nella Penisola si sono verificati 653 incendi su tutto il territorio nazionale. Parliamo di una media di 3,3 incendi al giorno con una superficie media bruciata di 47,5 ettari. Una fotografia di una gravità inaudita, quella scattata dalla associazione ambientalista che ha analizzato e rielaborato i dati EFFIS (European Forest Fire Information System).

Particolarmente in crisi e sotto scacco delle fiamme, come dicevamo, le isole e il Meridione, maglia nera alla Sicilia, con 16.938 ettari bruciati in 248 roghi. Seguita da Calabria, con 3.633 ettari in 178 eventi incendiari, Puglia con 3.622 ettari in 69 eventi, Basilicata con 2.121 ettari in soli 13 roghi (con la media ettari per singolo evento più alta: 163,15), Campania con 1.826 ettari in 77 eventi e la Sardegna con 1.465 ettari in 19 roghi. Tra le regioni del Centro e Nord Italia: ci sono il Lazio (settimo in classifica) con 696 ettari andati in fumo in 28 incendi e la Provincia di Bolzano (ottava in classifica) con 216 ettari in 3 roghi e la Lombardia.

Per Legambiente, “ad oggi il Paese paga non solo lo scotto dei troppi ritardi, ma anche l’acuirsi della crisi climatica che amplifica il rischio di incendi boschivi e l’assalto delle ecomafie e degli incendiari”.
Secondo l’ultimo Rapporto Ecomafia diffuso il 10 luglio, nel 2024 sono stati 3.239 i reati (incendi boschivi e di vegetazione, dolosi, colposi e generici in Italia) contestati dalle forze dell’ordine, Carabinieri forestali e Corpi forestali regionali, un dato però in calo del 12,2% rispetto al 2023.
Sono 459 le persone denunciate (-2,1% rispetto al 2023), 14 invece quelle arrestate (+16,7% rispetto al 2023).

Gli incendi di natura dolosa

L’analisi di questi fenomeni criminali è arricchita dalle attività, anche di carattere preventivo raccontate sempre nel Rapporto Ecomafia grazie al contributo elaborato dal Nucleo informativo antincendio boschivo del Comando Carabinieri per la Tutela forestale e dei Parchi.
“Il dettaglio delle notizie di reato conferma la prevalenza degli incendi di natura dolosa, purtroppo per il 95% contro ignoti”.

Sempre di origine prevalentemente dolosa sono le notizie di reato relative a incendi di vegetazione non boschiva, 294 su 423, pari a circa il 70%, anche in questo caso quasi sempre contro ignoti.
Che fare, dunque? “Per contrastare gli incendi boschivi – ha spiegato Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente – non basta concentrarsi sull’emergenza estiva o su singole cause, ma è fondamentale adottare un approccio integrato che integri prevenzione, rilevamento, monitoraggio e lotta attiva”.
Strategico diventa anche il controllo costante del territorio: “E’ importante applicare la normativa vigente per arginare qualsiasi ipotesi di speculazione futura sulle aree percorse dal fuoco, ed estendere le pene previste per il reato di incendio boschivo a qualsiasi rogo.
È cruciale rafforzare le attività investigative per individuare i diversi interessi che spingono ad appiccare il fuoco, anche in modo reiterato”, ha poi aggiunto Ciafani.

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