Attualità

L’Italia in guerra, la mossa di Berlino e l’Italia in bolletta

di Giovanni Vasso -

Christian Linder, ministro delle finanze tedesco


Una carezza in un pugno. Mentre la Germania fa chiarezza sullo scudo anti-bollette da 200 miliardi, i Paesi frugali fanno muro contro l’ipotesi di un nuovo piano Sure per fronteggiare la crisi energetica in Europa. Ieri si è tenuto il Consiglio europeo dei ministri delle finanze dei Paesi membri. A tener banco è stato, ovviamente, il caso tedesco. Il provvedimento del governo federale finalizzato ad attutire l’impatto che le bollette avranno su famiglie e imprese aveva fatto infuriare, in particolare, Italia e Francia. Ieri il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner ha fatto chiarezza su quello che ha definito un malinteso: “La nostra misura è mirata e concepita per gli anni 2022, 2023 e 2024. È per questo che, insieme, dobbiamo fare sforzi per rafforzare gli acquisti in comune sui mercati internazionali e cambiare l’ordinamento del mercato elettrico, ma il nostro pacchetto non è sproporzionato, di fatto è proporzionato, se comparato con la dimensione dell’economia tedesca”. Tuttavia, ha spiegato Lindner, Berlino non sarebbe d’accordo a un nuovo programma di debito comune per fronteggiare l’emergenza. “Ulteriori proposte che siano basate sul programma Sure – ha affermato Lindner – non sono giustificate in questo momento”. L’angolo di visuale tedesco è, evidemente, molto differente da quello italiano e francese. Secondo Lindner: “La Germania è pronta a discutere altri strumenti, ma questa crisi è diversa dalle precedenti”, dal momento che “abbiamo a che fare con uno choc sul lato dell’offerta”. La soluzione? Per Berlino è quella di espandere l’offerta e “agire insieme”.

C’è da dire che la proposta di un nuovo piano europeo, sulla scorta di quello varato per far fronte al Covid, non arriva in un momento felicissimo per il ministro Lindner. Nel fine settimana, infatti, si voterà in Sassonia e il Partito liberale di cui è segretario rischia seriamente di non superare le soglie di sbarramento e di finire, così, fuori da uno dei Land più importanti dell’intera Germania. Non è certo il momento, questo, per esasperare i propri elettori.

E intanto il tempo passa. L’idea di un nuovo Sure era stata avanzata dai commissari Ue Paolo Gentiloni e Thierry Breton, il progetto, basato sui prestiti agli Stati membri, “garantiti” sui mercati internazionali dalla Commissione Ue, era stato già ventilato anche da Mario Draghi. Ma i “frugali”, scettici come sempre quando si tratta di solidarietà comune, non ne vogliono sapere di fare altro debito. Ad annunciare burrasca sull’ipotesi dello schema Sure, in mattinata, era stato il vicepresidente dell’esecutivo Ue, il lettone Valdis Dombroviskis, secondo cui sarebbe stato prematuro esprimersi sul tema dal momento che sarebbero state necessarie “ulteriori discussioni, perché ci sono differenti visioni attorno al tavolo”.

L’ex premier italiano, che insieme al collega francese aveva messo nero su bianco l’iniziativa in una lettera che è stata indirizzata a diversi giornali tedeschi ed europei, ha tentato di portare la discussione su un piano superiore. “Se vogliamo evitare la frammentazione e affrontare questa crisi, serve un livello più alto di solidarietà e dobbiamo mettere in campo ulteriori strumenti comuni”. E dunque Paolo Gentiloni ha ribadito che: “Sure era una proposta interessante”.
Insomma, Roma e Parigi insistono sul fatto che in gioco non c’è soltanto la tenuta delle economie nazionali bensì il futuro stesso dell’Unione europea. Intanto la stessa Commissione europea s’è premurata, per il tramite del portavoce capo Eric Mamer, di far sapere a tutti che “gli interventi scritti sono iniziative personali dei commissari e non impegnano la Commissione”.
Insomma, per il momento non ci sono novità. E questa è la notizia peggiore per l’Italia e per l’Europa.


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