Attualità

L’Italia s’è spenta

Migliaia di negozi con le luci chiuse. In segno di protesta Gas alle stelle. Aziende e famiglie allo stremo. Il governo tace.

di Edoardo Sirignano -


Luci chiuse in migliaia di negozi e bar. La protesta si allarga. Così imprese e lavoratori provano a far sentire la loro voce.

L’Italia rischia di finire davvero al buio. Strade poco illuminate, saracinesche chiuse e persone che camminano a piedi. Non è il set di un film apocalittico, ma la conseguenza della guerra in Ucraina e in modo particolare delle sanzioni alla Russia. Un primo segnale arriva dai commercianti, che a poche ore dal blocco dei gasdotti di Gazprom, i principali canali di rifornimento dell’Europa, spengono gli interruttori delle loro attività in segno di protesta contro il caro bollette. Il movimento tocca l’intero stivale, dalle piccole botteghe della Sicilia fino agli artigiani piemontesi. A mezzogiorno in punto, il Paese si ferma. La tensione è alta. Tanti gli esercenti preoccupati per il loro futuro. “Da qui ai primi sei mesi del 2023 – spiega in una nota Confcommercio – sono a rischio circa 120mila imprese del terziario e 370mila posti di lavoro. Secondo le stime dell’Ufficio Studi dell’associazione, tra i settori più esposti ai rincari energetici, il commercio al dettaglio, in particolare la distribuzione tradizionale e moderna del settore alimentare, la ristorazione, la filiera turistica, i trasporti che, a seconda dei casi, registrano rincari delle bollette fino a tre volte nell’ultimo anno e fino a cinque volte rispetto al 2019, prima dell’arrivo della pandemia”.
L’emergenza, però, non riguarda solo questi comparti, ma anche quei grandi che trainano il nostro Prodotto Interno Lordo. Nel Nord Industriale e non solo, storiche famiglie di imprenditori, che dal Covid non sono state neanche scalfite, rischiano di buttare i sacrifici di una vita. “A causa di una spesa triplicata – rivela Francesco Borgomeo, il patron della Saxa Gres di Anagni, eccellenza nel settore della pavimentazione – dobbiamo interrompere la produzione”. Il presidente nazionale di Confindustria Carlo Bonomi sottolinea come nei primi 7 mesi dell’anno la Cigs è aumentata del 45 per cento rispetto all’anno precedente. “Le imprese italiane – evidenzia il numero uno di Viale dell’Astronomia – hanno fatto miracoli a partire dall’emergenza sanitaria che ha messo in ginocchio l’Italia. Hanno sostenuto i costi delle materie prime, la loro mancanza. L’aumento dei costi energetici però è arrivato a un punto in cui effettivamente crea non poche difficoltà”.Se in Francia gli aumenti si fermano al 4 per cento, in Italia già si è oltre la soglia del 500 per cento. L’inflazione, che raggiunge quota 8,4% nel mese di agosto, è solo l’inizio del calvario che ci aspetta. Gli italiani che rientrano dalle vacanze estive, non solo dovranno essere attenti a spegnere la luce nella sala da pranzo o dotarsi di una copertina, ma saranno costretti a razionare l’intera quotidianità. La spesa, ad esempio, aumenterà di circa 155 euro rispetto al 2021. Dal caffè alla carta igienica, tutto sarà più caro. Coldiretti Puglia rivela come la stangata sulle bollette, spegne nei fatti le serre di fiori, piante e ortaggi. Un ulteriore sos arriva dal rappresentante dell’associazione che racchiude le imprese del primo settore Ettore Prandini, che si rivolge direttamente al presidente del Consiglio Mario Draghi: “L’Italia è un Paese deficitario che importa addirittura il 64 per cento del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53 per cento del mais di cui c’è bisogno per l’alimentazione del bestiame. Con l’esplosione dei costi dell’energia rischiamo di perdere quegli spazi di autonomia e sovranità alimentare che fino a oggi le imprese agricole italiane sono riuscite a difendere per il bene del Paese”.Finanche le aziende del riciclo sono a rischio chiusura. “Nei prossimi giorni – afferma Claudia Silvestrini, direttrice di Polieco – tante realtà non accoglieranno neanche un chilo in più di rifiuti da trattare. Il ciclo è a rischio”. Ciò vuol dire che da ottobre le strade saranno stracolme di immondizia. Finanche le scuole rischiano di non riaprire, mentre le case di riposo avranno più di qualche difficoltà a riscaldarsi. Stavolta non saranno piene le corsie degli ospedali, ma le piazze occupate da gente disperata e che non riesce ad arrivare a fine mese.
La questione energia, quindi, finisce al centro del dibattito politico. Il primo a infiammare la giornata è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che scaglia dardi verso Giorgia Meloni e i suoi alleati: “Il no del presidente del Copasir a una commissione d’inchiesta sui rapporti tra Lega e Mosca è l’ennesimo segnale che Berlusconi e Salvini hanno la golden share della politica estera del centrodestra. Ciò significa che la leader di Fdi non potrà battersi per il tetto al prezzo del gas. Dovrebbe imporsi, rivendicando una linea atlantista, ma non lo fa perché su questo è commissariata”. Su questo fronte, però, non ci sta la politica romana, forte dei sondaggi che la vedono in vantaggio rispetto agli avversari: “Mentre gli altri stanno a inventarsi le loro idiozie per parlare male di noi, al contrario stiamo pensando di fare cose concrete”. Per Meloni lo Stato italiano oggi non può mettersi a fare extragettito e guadagnare su bollette che stanno mettendo in ginocchio i cittadini.
Matteo Salvini, quindi, rivolge l’ennesimo appello a Palazzo Chigi: “È il 31 agosto e non si può più aspettare. Chiedo a tutta la politica italiana, da destra a sinistra, di trovare l’accordo, di unirsi e dare mandato a governo e parlamento, di mettere sul tavolo 30 miliardi di euro, non un centesimo in meno”. Sulla stessa linea si ritrova Silvio Berlusconi, che si autodefinisce il “nonno d’Italia” e quindi esorta chi governa a prendersi cura della propria creatura. Per il leader dei democratici Enrico Letta, invece, occorre disaccoppiare il costo dell’energia prodotta da gas da quello che invece viene dalle fonti rinnovabili: “Abbiamo chiesto un intervento e spero ci sia nei prossimi giorni. C’è tanta preoccupazione da parte di imprenditori e cittadini, ma anche una grande voglia di resistere”. Il capo politico dei 5 Stelle Giuseppe Conte, poi, ritorna sugli extraprofitti: “Hanno scritto che bisognava ottenere 9 miliardi, hanno ottenuto un solo miliardo. Quella norma va riscritta, lo stiamo dicendo da tempo”.

Per Gianfranco Librandi di Italia Viva, infine, la priorità sono le imprese danneggiate dalle oscillazioni del tasso di cambio euro/dollaro, che hanno ripercussioni sull’economia.


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