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COSE DELL’ALTRO MONDO – Lo sbarco sulla Luna e la teoria del complotto

di Andrea Nido -


“Ci sono solo due problemi da risolvere quando si va sulla Luna: primo, come arrivarci; e secondo, come tornare indietro. La chiave sta nel non partire prima di aver risolto entrambi i problemi”. L’astronauta più famoso del pianeta, Neil Armstrong, ha sintetizzato con questa frase i due problemi fondamentali che gli scienziati della Nasa hanno dovuto affrontare nelle missioni Apollo, quelle che hanno portato, per la prima volta nella storia, l’uomo sulla Luna. Ma siamo stati davvero lassù? Ultimamente questa domanda ricorre spesso nei social, ma il complotto ha origine nel lontano 1976, quando apparve per la prima volta sui media americani. “We never went to the Moon”: è questo il nome della teoria complottistica che da mezzo secolo sostiene che l’uomo non ha mai messo piede sul nostro satellite. Coloro che credono al fatto che non siamo mai arrivati sulla Luna fondano la loro convinzione principalmente sulla questione che i filmati trasmessi il 21 luglio 1969, giorno dell’allunaggio visto in diretta mondiale da un miliardo di spettatori, siano stati una elaborata messa in scena. Una creazione Hollywoodiana alla Steven Spielberg che, proprio in quegli anni, insieme a George Lucas girava il primo “Star Wars”. Tra i fatti che hanno posto le basi a questa teoria ci sono le riprese dello sbarco e della prima passeggiata di Armstrong sul suolo lunare. Sembrano girate da una terza persona presente all’esterno del modulo lunare, l’Eagle LM-5, ma non è così. Poco prima di scendere dalla scala e raggiungere la superficie della Luna, Armstrong tirò un cordino che aprì il gruppo di stivaggio dell’attrezzatura modulare. Su quel dispositivo era stata montata una videocamera, puntata sulla scala del modulo lunare. Inoltre con le tecnologie che avevamo a disposizione nel 1969, sarebbe stato quasi impossibile simulare il “delay time”, ossia il tempo di ritardo nella trasmissione Luna-Terra, di un secondo, con le corrette frequenze distorsive generate dalla grande distanza tra i due pianeti.
“Abbiamo scelto di andare sulla Luna e di fare altre cose, non perché sono facili, ma perché sono difficili”. E come affermò JFK, lo abbiamo fatto davvero. Alla faccia dei complottisti.


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