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Lo scivolone del rivale di Trump e quella cretinata artificiale

di Adolfo Spezzaferro -

GILBERT, SOUTH CAROLINA - JUNE 2: Presidential candidate and Florida Governor Ron DeSantis listens to his wife speak to a crowd on June 2, 2023 in Gilbert, South Carolina. The governor had campaign stops scheduled for Beaufort, Columbia and Greenville on Friday. (Photo by Sean Rayford/Getty Images)


Mentre Donald Trump è sotto accusa e martedì si presenterà in tribunale per le nuove incriminazioni, il suo rivale numero uno nel partito repubblicano nella corsa alla Casa Bianca, Ron DeSantis, continua a fare passi falsi. La campagna elettorale del governatore della Florida non è partita proprio bene e sta proseguendo ancora peggio. Sopo la disastrosa candidatura su Twitter Spaces, a “casa” di Elon Musk, più volte interrotta da problemi tecnici, il governatore repubblicano è nuovamente scivolato in un grossolano errore nel tentativo di attaccare The Donald, suo prossimo avversario alle primarie da cui uscirà il candidato repubblicano per le elezioni presidenziali del 2024.

E se nel caso del disastro di Twitter la colpa non era certo di DeSantis, qui la questione cambia: il popolare governatore della Florida infatti si è affidato a deep fake generati dall’intelligenza artificiale per diffamare l’ex presidente. Una mossa che oltre a essere quanto meno discutibile si è rivelata un autogol. Infatti nella clip si vede Trump abbracciare Anthony Fauci, virologo Usa di origini italiane ed ex consigliere medico della Casa Bianca durante la pandemia. Fauci è un personaggio per niente simpatico ai repubblicani, e in particolare dalla frangia di no vax della destra americana. Ebbene, vederlo abbracciato a Trump è sinonimo di “tradimento” da parte dell’ex presidente con conseguente rischio di perdita di voti alle elezioni.

Ma è tutto falso: l’abbraccio non c’è mai stato, anche se le immagini messe in sequenza con gli spezzoni di video reali rischiano di creare confusione nella mente dell’elettore. Guardandole bene, le foto appaiono effettivamente frutto dell’intelligenza artificiale: mancano dettagli (si vedano i capelli di Trump, per esempio), lo sfondo è sfocato, la sala stampa della Casa Bianca non corrisponde a quella vera. La conferma definitiva che si tratta di immagini false è che se si cercano online non esistono. Un passo falso e una caduta di stile per lo staff di DeSantis e per il governo stesso che si è affidato a certi mezzi.
Un maldestro tentativo di colpire Trump in quelle che sono state definite negli Usa come le prime elezioni presidenziali 100% social. Il dibattito è aperto: AI metterà a rischio la democrazia? L’uso scorretto di questa tecnologia in politica rischia davvero di spostare centinaia di migliaia di voti di elettori di fatto raggirati, compromettendo il corretto svolgimento delle elezioni.

In questo scenario possiamo spendere due parole anche per il terzo incomodo, Mike Pence, in verità senza alcuna speranza di competere con Ron e Don. Ex vice di Trump, Pence si è candidato all’ultimo momento alle primarie repubblicane. E l’ha fatto andando subito all’attacco del tycoon. Non dimentichiamoci infatti che quando il 6 gennaio del 2021 una folla di inferociti dette l’assalto a Capitol Hill “ispirati” da Trump, Pence si sfilò mandando su tutte le furie il suo ex capo. Il mancato sostegno a quell’assalto oggi gli vale qualche piccolo consenso.

“Il 6 gennaio è stato un giorno tragico per la nostra nazione, le parole del presidente Trump sono state avventate e hanno messo in pericolo la mia famiglia e tutti quelli che erano al Campidoglio. Ma io ho fatto il mio dovere: difendere la Costituzione americana. E’ stato un giorno difficile e io ho scelto la Costituzione. Trump ha sbagliato allora e sbaglia adesso”. Parole durissime contro il candidato di punta del Grand old party. Nel giorno del suo compleanno, il 64enne Pence non la manda a dire e invocando più volte Dio ha spiegato perché si è candidato: “Gli Stati Uniti sono in grave difficoltà. Joe Biden ha indebolito l’America”, punto di vista condiviso dal Gop. Ma “nonostante la chiarezza della nostra Costituzione il mio ex compagno di corsa continua a insistere sul fatto che avrei avuto il diritto di ribaltare le elezioni, rifiutando alcuni voti. Ma allora il presidente Trump aveva torto, e ora ha torto”.

Con Pence dunque salgono a 12 i candidati che inseguono la nomination del Gop per la corsa alla Casa Bianca del 2024. In testa alla lista dei favoriti ci sono i big del partito: in pole DeSantis, Nikki Haley, l’unica donna, ex ambasciatrice all’Onu e falco in politica estera, Tim Scott, senatore della Carolina del Sud, Chris Christie, governatore del New Jersey. Ma come abbiamo detto il candidato più forte del partito, anche secondo i sondaggi, resterebbe Trump. Non a caso è lui sotto attacco. E non DeSantis.

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Il governatore della Florida peraltro è un oscurantista, con posizioni molto più estreme di quelle di Trump. “Abbiamo contrastato l’immigrazione illegale e abbiamo vietato le città santuario… non solo: abbiamo persino spedito immigrati illegali” ad altri luoghi liberal. Così DeSantis in recente incontro con elettori in Iowa, che sarà il primo stato dove si terranno le primarie per la nomination repubblicana. Anche Trump cavalcò la questione clandestini e venne eletto anche per la sua linea dura sull’immigrazione. Ron però è più duro di Don anche su altri fronti, compreso un oscurantismo bigotto a livello di istruzione e la sua crociata contro quello che lui definisce il principale pericolo per gli Usa: il Partito comunista cinese. Gli elettori premieranno il repubblicano “estremista” in politica estera? Staremo a vedere.


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