Lo scontro istituzionale dopo le parole di Garofani in stile “Eravamo quattro amici al bar”
Lo scontro istituzionale è stato solo sfiorato. Per ora. Con la salita di ieri al Colle, Giorgia Meloni ha fatto in modo che non divampasse. Anzi, come viene fatto sapere da fonti di Palazzo Chigi dopo l’incontro tra la premier e il Presidente della Repubblica, con la visita al Quirinale si è voluto “rimarcare che non esiste alcuno scontro istituzionale”. Né è in alcun modo venuta meno quella “sintonia mai venuta meno fin dall’insediamento di questo Governo e della quale nessuno ha mai dubitato”. Vedremo. Perché se da un lato si è gettata acqua sul fuoco, dall’altro si tende a tenere il punto su quello che, nato come caso Bignami, è ben presto diventato il caso Garofani.
Il caso Garofani
Da via della Scrofa si tiene infatti la barra dritta. Nonostante la timidezza degli alleati, che preferiscono un aplomb completamente istituzionale, quasi teso a prendere le distanze, e il tentativo dell’opposizione di alimentare il caos per evitare che l’incidente venga rapidamente superato. Non solo. La stessa premier, nel confermare al Presidente Mattarella che la richiesta di Bignami non voleva essere in alcun modo un attacco al Quirinale, anzi, un modo per tirare fuori la più alta istituzione dello Stato da una vicenda antipatica, ha comunque espresso al Capo dello Stato il suo rammarico per le parole “istituzionalmente e politicamente inopportune pronunciate in un contesto pubblico dal Consigliere Francesco Saverio Garofani”.
Eravamo quattro amici al bar
Tant’è che, dopo il caos che si è scatenato, il consigliere del Capo dello Stato per gli Affari del Consiglio Supremo di Difesa ha detto la sua in un colloquio con il Corriere della Sera, derubricando il tutto a “una chiacchierata in libertà tra amici”. Nessuna smentita quindi. In realtà, Garofani conferma, come fa notare lo stesso Bignami intercettato in Transatlantico. Se davanti a loro ci fossero ‘un bicchier di Coca ed un caffè’ oppure vino e whisky non è dato saperlo. Probabilmente però ‘si parlava con tenacità di speranze e possibilità’. Il concentrarsi dell’attenzione di tutti sul fatto che, chiacchierando liberamente tra amici, Garofani facesse riferimento all’idea di individuare un’alternativa al centrodestra di Giorgia Meloni, infatti, ha fatto passare in secondo piano l’aspetto, probabilmente, maggiormente centrale di quel ragionamento.
Un’alternativa alla Schlein al centro dello sfiorato scontro istituzionale
L’esigenza di trovare un’alternativa a Elly Schlein, evidentemente ritenuta non adeguata a costruire e guidare un’alleanza in grado di contrastare l’attuale maggioranza. Non a caso tirando ‘fuori i tuoi perché’ e ‘proponendo i tuoi sarà’ spunta il nome di Ernesto Maria Ruffini, da tempo indicato da molti come intento a organizzare un movimento e, perché no, magari una federazione in stile prodiano del centrosinistra. Comunque sia, lo scontro istituzionale pare rientrato. Vedremo se sarà lo stesso anche per quello politico.
Torna alle notizie in home