Politica

Lo stop del governo al Superbonus scatena la rissa Opposizione in rivolta. I distinguo di Forza Italia

di Domenico Pecile -

GIANCARLO GIORGETTI MINISTRO


Superbonus addio. Senza se e senza ma. Senza rattoppi, senza aggiustamenti, senza dietrofront. La spada di Damocle del Governo si è abbattuto sulla stagione della cessione dei crediti fiscali e degli sconti in fattura. E questo a partire appunto dal superbonus per il quale non sarà più possibile la cessione alle Regioni e agli enti locali. Rimane quindi soltanto la detrazione nella dichiarazione dei redditi. Per il Governo è stato posto un tempestivo rimedio a una “situazione che era diventata ormai quasi fuori controllo”.
Esultano Fratelli d’Italia e Lega, arriva anche l’ok con qualche mugugno di Forza Italia, esplodono Partito democratico e pentastellati, ma la maggioranza riesce a incassare anche l’endorsement del Terzo Polo di Renzi e Calenda. Quest’ultimo ha infatti affermato, tra l’altro, che “Giorgetti ha ragione sull’importo dei bonus, che non sono soltanto i superbonus”. Poi ha aggiunto: “Con i 120 miliardi metti a posto anche la Sanità”. Contrari anche l’Associazione dei costruttori edili, diversi ordini professionali del settore e i sindacati. Il ministro dell’Economia, Giarcarlo Giorgetti, artefice del provvedimento, ha rimarcato che il decreto legge sulla cessione dei crediti derivanti da incentivi fiscali “ha un duplice obiettivo: cercare di risolvere il problema che riguarda le categorie delle imprese edili per l’enorme massa di crediti fiscali incagliati e mettere in sicurezza i conti pubblici”. E rispondendo alla pioggia di critiche che ancora gli stanno arrivando dal mondo delle imprese, il ministro ha tirato in ballo l’ex premier Draghi: “Comprendo la posizione delle imprese ma mi permetto di citare una persona di cui ho molta stima e con cui ho fatto il ministro, che disse che il problema non è il superbonus, ma sono i meccanismi di cessione disegnati senza discrimine e discernimento. Vorrei puntualizzare che non tocchiamo il superbonus, interveniamo sulla cessione dei crediti d’imposta che ammontano da ieri a 110 miliardi, questo è l’ordine di grandezza che deve essere gestito, l’obiettivo è dare la possibilità di gestirlo”.
Da parte sua, il ministro degli esteri, Antonio Tajani, ha puntato il dito contro il governo Conte “responsabile di quanto è accaduto e quindi siamo stati costretti a fare così”. Gli ha fatto eco il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, secondo cui “dobbiamo evitare danni ai conti pubblici causati da norme demagogiche sbagliate fatte dai Grillini e dal Pd, ma dobbiamo anche tutelare le imprese e le famiglie che hanno fatto ricorso al Bonus. Forza Italia vuole perseguire questo obiettivo, garantendo le iniziative assunte ma, nello stesso tempo, vuole mettere riparo ai danni degli incapaci”.
Abi-Ance hanno apprezzato i chiarimenti sul decreto da parte di Giorgetti, il quale aveva detto che “abbiamo chiarito per legge i confini della responsabilità da parte dei cessionari dei crediti” e questo risponde all’obiettivo di eliminare le incertezze, dubbi e riserve che hanno fatto sì che tanto intermediari, in particolare le banche, evitassero da qualche mese di assorbire e quindi scontare questi crediti”. Dunque, le banche, prendendo spunto dalle parole del ministro hanno commentato che il decreto legge “fornisce un chiarimento e un utile contributo per la maggiore certezza giuridica delle cessioni dei crediti e contribuisce a riattivare le compravendite di tali crediti di imposta”.
Duro, invece, il preoccupato allarme lanciato dall’Associazione nazionale dei costruttori e delle associazioni degli artigiani (“Il decreto approvato dal Consiglio dei ministri accentuerà gravemente la crisi de settore edilizio”. Posizione questa condivisa anche da Francesco Miceli, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori (CNAPPC): “Lo stop allo sconto in fattura – ha argomentato – e alla cessione del credito per gli interventi legati ai bonus edilizi rappresentano un colpo inatteso e una decisione grave che mette a rischio gli impegni assunti da tante famiglie per il miglioramento della loro casa oltre che il lavoro di decine di migliaia di professionisti e imprese”.
“Grazie alla spinta dei bonus edilizi- ha invece spiegato il presidente di Confartigianato, Marco Granelli – tra il 2019 e il 2022 ben 2,1 punti di crescita del Pil arrivano dai maggiori investimenti in costruzioni in Italia rispetto al resto dell’Eurozona. Inoltre, tra il quarto trimestre 2019 e il terzo trimestre 2022 il settore delle costruzioni ha fatto registrare un aumento di 257 mila occupati”. Secondo Confartigianato la strada dei bonus edilizia, da maggio 2020 a novembre 2022 è stata costellata di continui stop and go governativi: ben 224 modifiche, vale a dire una ogni 16 giorni. E così cittadini e imprenditori si sono trovati imprigionati in una vera e propria ragnatela burocratica.
Dura anche la presa di posizione dei geometri fiscalisti (“Una vera e propria doccia fredda per imprese e professionisti coinvolti nel mercato dei bonus edilizi”) e del leader della Cgil, Maurizio Landini (“Credo sia una decisione sbagliata. È il solito metodo che il governo sta utilizzando di non discutere e di non parlare con i soggetti interessati, imprese o lavoratori”). E in una nota i parlamentari reggiani del Pd, Ilenia Malavasi, Graziano Delrio e Andrea Rossi hanno affermato che “Ci sono circa 8 miliardi di liquidità bloccati da mesi che mettono in pericolo la sopravvivenza di 40mila imprese del settore delle costruzioni: si rischia seriamente di bloccare 100 mila cantieri e generare incertezza per un milione di cittadini”, mentre il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha sottolineato che “non si può fare un decreto dalla sera alla mattina, perché si vedrà subito un bagno di sangue.

E in una nota congiunta, Emma Pavanelli, Chiara Appendino, Alessandra Todde ed Enrico Cappelleti del M5S hanno accusato il ministro Giorgetti di “avere regalato un bel baratro alla filiera italiana dell’edilizia, che nell’ultimo triennio grazie al superbonus si è elevata a locomotiva d’Europa”. I Penta stellati hanno parlato di grido di disperazione di Cna, Ance, Confedilizia e tante altre associazioni di settore. Infine l’affondo contro Forza Italia accusata di posizione supina, ormai “completamente bullizzata dalle imposizioni del premier Giorgia Meloni”.

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