Esteri

Lo storico Alegi: “Ecco perché Putin e Zelensky mentono sull’Ucraina”

di Edoardo Sirignano -

GREGORY ALEGI GIORNALISTA


di EDOARDO SIRIGNANO

“Putin mente per restare al comando, evitare una guerra civile. Non si può respingere una controffensiva che non è ancora partita. Non c’è stato nessun attacco su larga scala. Zelensky, invece, diffonde fake news per confondere l’avversario”. A dirlo Gregory Alegi, giornalista, storico militare e docente presso l’Università Luiss.

L’Ucraina può passare alla controffensiva?

La Russia, da tempo, ha esaurito la propria spinta propulsiva. Si è dissanguata per prendere Backhmut. Questa città per Mosca ha assunto un valore simbolico e quindi Putin è stato costretto a conquistarla, rimettendoci truppe, mezzi e spirito offensivo. Il Cremlino, però, adesso non ha la forza per andare avanti. Ecco perché l’Ucraina ora ha realmente la possibilità di giocarsi le proprie carte. L’esercito di Zelensky ha avuto diversi mesi per riorganizzarsi. Sta imparando a usare ciò che gli abbiamo fornito.

Come si svolgerà l’attacco?

Sarà scelta un’area ristretta in cui attaccare. Non commetteranno lo stesso errore russo.

Dove proveranno a sfondare?

Non lo so. In questi giorni, stiamo palesemente assistendo a sondaggi, piccoli attacchi per capire dove l’avversario è debole. Così si vuole confondere il nemico. I russi, infatti, non sanno dove aspettarsi un attacco. Sono più che disorientati.

Putin ha dichiarato che è stata respinta l’offensiva su larga scala. Si tratta dell’ennesimo bluff?

C’è un vecchio proverbio, a quelle latitudini, che dice che nessuna notizia è vera finché il governo non l’ha smentita. Nel momento in cui Putin dice che non ha respinto la controffensiva, vuol dire che non l’ha respinta. La verità è che siamo ancora nella fase di studio. Bisognerà attendere per lo scontro decisivo. Una cosa è certa, gli ucraini hanno dimostrato di poter entrare e uscire dal territorio russo quando vogliono, di poter colpire, distruggere e scappare. Putin, quindi, ha commesso uno sbaglio nel dire: “se ne sono andati, li abbiamo respinti”. Non sarà semplice trovare una giustificazione quando ci sarà il prossimo attacco.

Possiamo parlare di guerra delle due propagande?

La comunicazione è senza dubbio un’arma. Confondere l’avversario genera incertezza. Ecco perché entrambi gli schieramenti dicono una cosa e poi ne fanno un’altra.

Esiste una differenza tra Putin e Zelensky nel diffondere fake news?

Zelensky confonde le acque per attaccare liberamente, per non dare un vantaggio al nemico. I russi, invece, sono costretti a comunicare in un certo modo per non spiegare al loro popolo perché le cose vanno male, perché ci sono tanti morti e le cannonate arrivano fino ai tetti delle loro case. C’è una differenza tra un allenatore che confonde i messaggi sull’undici della domenica e un altro che, invece, vuole convincere che la squadra va in serie b solo perché gli arbitri le remano contro.

A parte le uscite create ad arte, anche un esperto di conflitti come l’americano Petraeus parla di reazione impressionante da parte di Kiev?

La sua è un’analisi di ha esperienza in guerra, ma non di chi ha visto carte o documenti segreti.

L’Ucraina può vincere ancora il conflitto?

La Russia ha attaccato e quindi deve cercare una vittoria piena. Per gli ucraini, invece, è un successo già resistere a uno dei più grandi eserciti del pianeta. L’hanno già spuntata dal punto di vista dell’immagine. Domani nessuno avrà più paura di Putin. Detto ciò, ritengo che sia molto difficile che Zelensky si riprenda tutto il territorio perso, compresa la Crimea.

L’Occidente, dal punto di vista dell’immagine, quindi, ne esce fortificato…

La Russa ne esce con le ossa rotte. Nel migliore dei casi, sarà la ruota di scorta della Cina. Non riesce più neanche a farsi dare i soldi del petrolio venduto dall’India. L’Occidente, al contrario, soprattutto dal punto di vista ideale, ne esce vittorioso. È passato il messaggio che la nostra imperfetta democrazia, il debole sistema liberale ha vinto contro chi voleva esportare un modello autoritario.

La pace è ancora possibile?

Bisogna capire cosa intendiamo con questa parola. Si può smettere di spararsi anche tra cinque minuti. Diverso, però, è creare le condizioni purché nei prossimi cinquanta anni non ci siano conflitti. La Russia dovrà accettare che ha dei vicini, che nei suoi confronti non hanno nessun obbligo. Solo allora parleremo di pace vera.

Non crede nel dodecalogo cinese?

Mi sembra molto orientato verso Russia e Cina. Stesso discorso vale per quello indonesiano. Non si può dimenticare il passato dalla sera alla mattina. Ci sono morti, città distrutte. Nessuno vuole instabilità. Se il Cremlino perde la guerra ciò comporterebbe la più grande guerra civile degli ultimi anni. Basta guardare le ultime uscite di Prigozhin che minaccia Putin. Se quest’ultimo, altresì, tira troppo la corda non so dove andremo a finire. A nessuno si può consentire di aggredire il vicino scomodo. Anche al nostro governo spesso non piace Macron, ma non invade la Francia.


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