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L’ombra del dragone

di Ernesto Ferrante -


La Cina respinge al mittente le accuse della triade Usa-Nato-Ue sulla possibile fornitura cinese di armi alla Russia e rivendica il suo essere “stata con fermezza dalla parte del dialogo e della pace, promuovendo i colloqui a modo suo e svolgendo un ruolo responsabile e costruttivo per alleviare la situazione e risolvere la crisi”. Secondo il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, la “cosiddetta intelligence degli Stati Uniti non è altro che speculazione e calunnia contro la Cina”. Nel briefing quotidiano, Wang ha puntato il dito contro Washington che continua “a diffamare” Pechino.

 

Qualche ora prima il portavoce aveva evidenziato l’incoerenza Usa: “Quelli che non smettono di fornire armi al campo di battaglia sono gli Stati Uniti, non la Cina. Gli Stati Uniti non sono qualificati per dare ordini alla Cina e non accetteremo mai che gli Stati Uniti dettino o impongano come dovrebbero essere le relazioni sino-russe”.

 

A nutrire sospetti sui cinesi, senza alcuna prova a supporto del suo teorema “colpevolista”, è anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. “Abbiamo visto alcuni segnali che potrebbero star progettando di farlo. Gli alleati Nato e gli Usa li hanno messi in guardia dal farlo, questo non dovrebbe accadere. La Cina non dovrebbe appoggiare la guerra illegale della Russia”, ha detto Stoltenberg in un’intervista all’Ap.

 

Parole molto pesanti che arrivano appena qualche giorno dopo l’avvertimento al “Dragone” lanciato da Josep Borrell, rappresentante per gli Affari Esteri e la Sicurezza dell’Unione europea. “Se la Cina inizierà a fornire armi alla Russia, attraverserà la ‘linea rossa’ nei rapporti con l’UE”, aveva affermato Borrell. Durissima la replica di Wang Yi, capo dell’ufficio della Commissione del Comitato centrale del Partito comunista della Cina per gli Affari esteri: “Perché la Cina non dovrebbe fornire armi alla Russia se l’UE le fornisce continuamente all’altra parte, l’Ucraina?”.
Il gigante asiatico, che sta preparando una soluzione politica per arrivare alla pace nel conflitto russo-ucraino, ha ribadito più volte di non aver fornito armi alla Federazione Russa, concentrandosi sulle esportazioni di componentistica e tecnologie. Di “coesione e intenzione di difendere gli interessi reciproci nel rispetto della legge internazionale e del ruolo centrale dell’Onu”, ha parlato Wang con Putin. I due Paesi hanno fatto sapere di lavorare “insieme per la stabilità mondiale”, precisando che le loro relazioni “non sono dirette contro Paesi terzi, ma non cedono nemmeno alle loro pressioni”. Che tradotto, vuol dire: non accettiamo ordini americani sul livello del nostro sostegno a Mosca e rifiutiamo l’accusa fornire armi al Cremlino.

 

Le autorità ucraine sarebbero favorevoli ad un incontro con i funzionari cinesi per discutere del loro piano di pace. Lo ha annunciato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel corso di una conferenza stampa congiunta con il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez a Kiev. Zelensky è stato molto chiaro: “Vorremmo incontrare la Cina”.
Il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese ha pubblicato recentemente la “carta concettuale” della Global Security Initiative (Iniziativa di Sicurezza Globale).
“L’umanità – si legge nel corposo documento – è una comunità di sicurezza indivisibile. La sicurezza di un Paese non dovrebbe andare a scapito di quella degli altri. Riteniamo che tutti i Paesi siano uguali in termini di interessi di sicurezza. Le preoccupazioni di sicurezza legittime e ragionevoli di tutti i Paesi dovrebbero essere prese sul serio e affrontate adeguatamente, non costantemente ignorate o sistematicamente contestate. Qualsiasi Paese, pur perseguendo la propria sicurezza, dovrebbe tener conto delle ragionevoli preoccupazioni di sicurezza degli altri. Sosteniamo il principio della sicurezza indivisibile, sostenendo l’indivisibilità tra sicurezza individuale e sicurezza comune, tra sicurezza tradizionale e sicurezza non tradizionale, tra diritti di sicurezza e obblighi di sicurezza e tra sicurezza e sviluppo. Ci dovrebbe essere un’architettura di sicurezza equilibrata, efficace e sostenibile, in modo da realizzare la sicurezza universale e la sicurezza comune”.
Grande importanza viene riconosciuta alla “risoluzione pacifica” delle divergenze e delle controversie internazionali attraverso il dialogo e la consultazione.

 

“I Paesi più importanti, scrivono gli esperti cinesi, devono sostenere la giustizia, adempiere alle proprie responsabilità, sostenere la consultazione su un piano di parità e facilitare i colloqui per la pace, svolgere buoni uffici e mediare alla luce dei bisogni e della volontà dei Paesi interessati. La comunità internazionale dovrebbe sostenere tutti gli sforzi che favoriscono la risoluzione pacifica delle crisi e incoraggiare le parti in conflitto a creare fiducia, risolvere le controversie e promuovere la sicurezza attraverso il dialogo. Abusare delle sanzioni unilaterali e della giurisdizione a braccio lungo non risolve un problema, ma crea solo maggiori difficoltà e complicazioni”.
“Fermo sostegno” al concetto secondo cui “una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta” e rispetto della “dichiarazione congiunta sulla prevenzione della guerra nucleare” e sullo stop della corsa agli armamenti come stabilito dai leader dei cinque Stati dotati di armi nucleari nel gennaio 2022.
Prioritario è il rafforzamento del dialogo e della cooperazione “tra gli Stati dotati di armi nucleari per ridurre il rischio di una guerra nucleare”, salvaguardando “il regime internazionale di non proliferazione nucleare basato sul Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP)” e sostenendo “attivamente gli sforzi dei Paesi nelle regioni interessate per stabilire zone libere da armi nucleari”.


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