La situazione è estremamente tesa. Cresce il timore di nuovi bagni di sangue
epa12314037 Displaced Palestinians inspect tents destroyed after an Israeli strike on the Al-Manasrah camp, which housed more than 200 families in Deir al-Balah, central Gaza Strip, 21 August, 2025. EPA/HAITHAM IMAD
Nubi di guerra si stanno addensando su Gaza dopo giorni di parziale cessate il fuoco. Il ministero degli Esteri israeliano ha diffuso sui canali social dei video che mostrerebbero miliziani di Hamas mentre torturano e puniscono brutalmente civili palestinesi nella Striscia per ristabilire il controllo sul territorio. Il movimento islamista palestinese ha annunciato che la propria forza di sicurezza “Radea” ha “inflitto un duro colpo a un gruppo armato” accusato di collaborare con lo Stato ebraico.
Il doppio avvertimento di Zamir e Trump
“Ci sono elementi terroristici che cercheranno di interrompere i processi di stabilizzazione nell’area e quindi dobbiamo mantenere alta l’attenzione con la massima prontezza e agire in modo offensivo contro di loro”, ha avvertito il capo di Stato Maggiore delle Idf, Eyal Zamir, confermando che qualcosa bolle in pentola.
La sua uscita segue quella del presidente statunitense Donald Trump. “Molti dei nostri ora grandi alleati in Medio Oriente e nelle aree circostanti mi hanno informato in modo esplicito e con grande entusiasmo che sarebbero pronti a cogliere l’opportunità, su mia richiesta, di entrare a Gaza con una forza massiccia e ‘mettere in riga’ Hamas”, se la fazione “continuasse ad agire in modo scorretto, violando l’accordo”, ha affermato il tycoon in un post su Truth Social.
L’approccio positivo di JD Vance e Jared Kushner
Diverso l’atteggiamento del vicepresidente degli Usa JD Vance, che ha cercato di infondere sicurezza, con uno sguardo rivolto al futuro. “Abbiamo israeliani e americani che lavorano fianco a fianco per avviare il piano di ricostruzione di Gaza, attuare una pace duratura e garantire la presenza sul terreno di forze di sicurezza non composte da americani, in grado di mantenere la stabilità a lungo termine”, ha detto Vance parlando dal nuovo Civilian Military Cooperation Centre inaugurato a Kiryat Gat, nel sud di Israele. La struttura, sede della nuova forza multinazionale guidata da Washington, è incaricata di supervisionare l’attuazione del cessate il fuoco. Il vicepresidente ha predicato calma sulla restituzione delle salme degli ostaggi, evidenziando che “sarà difficile, non potrà avvenire da un giorno all’altro”. Rifiutate le scadenze categoriche.
“Ogni volta che succede qualcosa di brutto o c’è un episodio di violenza, si tende a dire ‘ecco la fine del cessate il fuoco e del piano di pace’. Ma non è la fine, è esattamente come deve andare quando si hanno due popolazioni che si odiano e si combattono da molto tempo”, ha spiegato ancora Jd Vance denunciando la tendenza nei media americani e occidentali “a sperare nel fallimento”. Il genero del presidente Donald Trump, Jared Kushner, si è soffermato sulla ricostruzione, precisando che inizierà dalle aree controllate da Tel Aviv.
Il Qatar evidenzia le violazioni israeliane a Gaza
L’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani ha denunciato le “continue violazioni israeliane dell’accordo di cessate il fuoco raggiunto per la Striscia di Gaza”. Nel suo discorso in apertura della 54esima sessione del Consiglio della Shura, al-Thani ha condannato le pratiche di Israele nei Territori palestinesi. “La questione palestinese non è una questione di terrorismo, ma piuttosto una questione di occupazione prolungata”, ha proseguito l’emiro.
Parolin sull’accanimento dei coloni israeliani in Cisgiordania
A destare preoccupazione è anche la situazione in Cisgiordania. “Il problema è molto complesso però non riusciamo a capire come questi cristiani che vivono la loro vita normale possano essere oggetto di tanto accanimento”, ha sottolineato il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, rispondendo ad una domanda sui cristiani attaccati dai coloni in Cisgiordania. “Adesso – ha osservato ai margini della presentazione del Rapporto di Aiuto alla chiesa che soffre sulla libertà religiosa – parlare di persecuzione è problematico, certamente sono situazioni che non possiamo accettare”.
Un altro problema è costituito dalla quantità effettivamente disponibile di aiuti umanitari. Secondo le autorità locali, solo 986 camion sono entrati nell’enclave palestinese dall’inizio del cessate il fuoco. Una quantità ben al di sotto dei 6.600 previsti.