Longevità: la curva rallenta. Il secolo d’oro è finito?
C’erano tempi in cui nascere significava convivere con un destino già segnato: nei villaggi medievali italiani, tra carestie, epidemie e guerre, l’aspettativa di vita raramente superava i 35 anni e non era raro che metà dei bambini morisse entro i primi cinque anni. Vivere fino a cinquant’anni era un privilegio per pochissimi, più che la norma.
Poi, lentamente, le cose cominciarono a cambiare. Con il Rinascimento arrivarono i primi progressi nella medicina e nell’igiene, ma i grandi passi in avanti si fecero attendere fino al XIX secolo. L’Italia, appena unificata, era ancora un paese segnato dalla povertà rurale, dalla malaria nelle campagne e dalle epidemie di colera che decimavano intere città. In quegli anni, la vita media di un italiano – come per molti europei – oscillava tra i 35 e i 40 anni.
La svolta arrivò nel Novecento: le bonifiche delle paludi portarono via con sé la malaria, i vaccini ridussero la mortalità infantile e l’arrivo degli antibiotici cambiò per sempre le sorti delle malattie infettive. L’acqua potabile e le fognature nelle città resero più sicura la vita quotidiana. Tra gli anni ’50 e ’60, l’Italia iniziò a correre: in pochi decenni, l’aspettativa di vita raddoppiò, seguendo il ritmo del boom economico, della possibilità di alimentarsi in modo sufficiente, degli ospedali moderni e delle prime campagne sanitarie nazionali.
Longevità: oggi gli italiani vivono in media 83 anni
Oggi, gli italiani vivono in media oltre 83 anni, con una delle aspettative di vita più alte al mondo. Una bambina nata in Italia nel 2025 può attendersi di spegnere le candeline ben oltre gli 85 anni, e un ragazzo di superare gli 80. Non è più un’eccezione vedere bisnonni che crescono nipoti e pronipoti: al 1° gennaio 2024, in Italia si contavano 22.552 persone con almeno 100 anni. Più dell’80% sono di sesso femminile e tra loro spiccano i cosiddetti “supercentenari”: 677 italiani hanno già superato i 105 anni ed una ventina hanno oltre 110 anni.
La persona più anziana d’Italia, a settembre 2025, è Lucia Laura Sangenito, residente a Sturno (Avellino), nata il 22 novembre 1910. Numeri che, solo un secolo fa, sarebbero sembrati impossibili, ma vivere più a lungo significa anche convivere con malattie croniche legate all’età, come demenze e problemi cardiovascolari. respiratori e muscolo-scheletrici: la vera battaglia è migliorare la qualità degli anni vissuti. Eppure, recenti studi indicano che la curva della longevità ha cominciato a flettere, almeno temporaneamente, in Italia e in diversi paesi europei.
Dal 2020, la pandemia di Covid-19 ha causato un brusco calo nella speranza di vita, facendo retrocedere l’Italia da valori intorno a 83,4 anni (2019) a circa 82,2 anni, con un parziale recupero ma senza ancora un ritorno ai livelli pre-pandemia. Anche prima del virus, la crisi economica del 2008 aveva lasciato il segno: uno studio recente mostra che l’Italia ha perso quasi un anno di aspettativa di vita rispetto a quanto si sarebbe potuto prevedere, a causa delle difficoltà economiche e dei tagli alla sanità.
La nuova ricerca
Ed è stata recentemente pubblicata, sulla rivista scientifica PNAS, una nuova ricerca dell’Università del Wisconsin – Madison : i guadagni di longevità, nei paesi più ricchi del mondo, stanno rallentando e non porteranno la vita media oltre la soglia simbolica dei 100 anni. Lo studio, realizzato insieme al Max Planck Institute for Demographic Research e all’Institut national d’études démographiques di Parigi, ha analizzato i dati di mortalità di 23 paesi ad alto reddito, dal 1900 in avanti, ricostruendo le aspettative di vita delle generazioni nate nel secolo scorso. I numeri raccontano che chi è nato prima del 1939 ha beneficiato di un aumento dell’aspettativa di vita di circa cinque mesi e mezzo a generazione. Ma per chi è venuto al mondo dopo il ritmo è sceso a poco più di due o tre mesi, troppo poco per far sì che la media possa toccare i 100 anni.
A fare la differenza, è stato soprattutto il crollo della mortalità infantile e giovanile nella prima metà del Novecento: vaccini, antibiotici, igiene e sistemi sanitari più robusti hanno permesso un balzo straordinario. Oggi, però, quelle vittorie sono già state conquistate ed i margini di miglioramento restano quasi esclusivamente nelle età più avanzate, dove i progressi sono inevitabilmente molto più lenti. E così la curva della longevità, che sembrava destinata a crescere senza sosta, ora mostra segni di rallentamento. Anche immaginando scenari ottimistici, come un raddoppio della velocità con cui migliorano le cure per gli adulti, non si tornerebbe ai ritmi di crescita del secolo scorso. Le implicazioni non sono soltanto accademiche. Per i governi, questo significa ripensare previsioni pensionistiche e sistemi di welfare basati su aspettative di vita forse troppo generose. Per le persone, vuol dire fare i conti con una prospettiva diversa da quella che per anni è stata narrata: il futuro non ci regalerà automaticamente decenni di vita in più, e il traguardo dei 100 anni resterà, per la maggior parte, un’eccezione.
Resta però un margine di incertezza: la storia della longevità è stata segnata da svolte inattese e anche il futuro potrebbe sorprenderci. Una scoperta medica rivoluzionaria o nuove strategie di prevenzione potrebbero invertire la rotta, così come crisi globali – guerre, epidemie, disastri ambientali – potrebbero peggiorare il quadro. Per ora, l’unica certezza è che la promessa di un’“immortalità di massa” appartiene più alla fantascienza che alle statistiche e che il vero traguardo resta vivere meglio, non solo più a lungo.
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