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L’operatrice della Croce Rossa: “Qui nel cuore economico della Palestina fra generazioni distrutte dalle bombe”

di Angelo Vitale -


L’operatrice della Croce Rossa: “Qui nel cuore economico della Palestina fra generazioni distrutte dalle bombe”

“Sono Alessia Borzacchiello, attualmente Delegata regionale di Croce Rossa Italiana per il Medio Oriente e Nord Africa, vengo dalla provincia di Napoli e ho 32 anni. Mi sono trasferita per lavoro umanitario nei territori palestinesi occupati per la prima volta nel 2019 e ormai sono più di quattro anni che vivo in questa zona, tra Gerusalemme e Ramallah, dove mi trovo adesso. Come Croce Rossa Italiana, lavoriamo a stretto contatto con le consorelle della regione, con la Federazione Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC), con il Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC), per fornire assistenza umanitaria alle popolazioni più vulnerabili in momenti di emergenza e non e alleviare la sofferenza umana, per quanto possibile”. E’ accorato il tono di Alessia mentre racconta la vita nelle zone del conflitto, la percezione di chi vive la guerra e tutto il lavoro fatto negli anni.
Finora, qual era la situazione a Ramallah, nelle occasioni di vita quotidiana e nel rapporto con la popolazione?
Ramallah è situata in Cisgiordania. È la sede dell’Autorità Nazionale Palestinese ed è considerata uno dei principali centri amministrativi, economici e culturali palestinesi. La popolazione di Ramallah è diversificata, con una miscela di palestinesi di diversi contesti socio-economici e culturali. La città è anche sede di una comunità di espatriati e di numerosi funzionari internazionali che lavorano per organizzazioni internazionali e diplomatiche. In sintesi, Ramallah è una città palestinese con una posizione politica e amministrativa di rilievo, un’economia in crescita e una vivace scena culturale ed educativa. Tuttavia, la sua situazione è complessa a causa del conflitto in corso, che influenza la vita quotidiana e la stabilità della regione. Dall’inizio delle tensioni di sabato 7 ottobre, anche nei dintorni di Ramallah si è registrata una escalation di violenze e la città è nel pieno di uno sciopero generale, per cui tutte le attività commerciali, le banche, le scuole sono chiuse, rendendo la situazione di sicurezza volatile e fragile.
Quale percezione ha la gente comune circa il conflitto storico?
La percezione della gente comune può variare ampiamente a seconda di fattori come la regione geografica in cui vivono, l’educazione, l’accesso alle informazioni e le esperienze personali. Quello che sicuramente accomuna diverse tendenze e punti di vista è la preoccupazione per i civili. Molte persone sono preoccupate per l’alto costo umano del conflitto, in particolare per il numero di civili innocenti coinvolti e vittime.
E i giovani?
Anche in questo caso, il comportamento dei giovani può variare notevolmente a seconda dell’individuo, delle loro esperienze personali e delle loro convinzioni politiche. Alcuni sono impegnati nell’attivismo e nell’impegno civico, molti si dedicano al volontariato per servire le proprie comunità, altri possono radicalizzarsi a causa delle tensioni e del conflitto in corso.
Ci racconta degli episodi indicativi?
Molte persone che vivono a Ramallah hanno famiglie, amici, parenti, conoscenti, colleghi che si trovano adesso nella Striscia di Gaza, vivendo probabilmente i momenti peggiori della loro vita. Stamattina, in ufficio parlavo con una collega che ha tutta la sua famiglia a Gaza e mi raccontava che ieri sera è stata evacuata di emergenza prima di un bombardamento che ha completamente distrutto la loro casa. I genitori sono anziani e con condizioni di salute critiche. Il padre è su una sedia a rotelle, e ora non hanno un posto sicuro dove andare. Sarebbero tanti gli episodi o le testimonianze da raccontare.
Cosa è cambiato in città dall’attacco di Hamas?
Da sabato scorso siamo testimoni di eventi senza precedenti, stiamo assistendo ad una catastrofe per la quale le conseguenze umanitarie saranno devastanti, soprattutto nella Striscia di Gaza. Al momento, i movimenti tra le città della Cisgiordania sono stati tutti sospesi, i checkpoint sono stati chiusi per cui se la chiusura continua, a breve bisognerà affrontare il problema della sicurezza alimentare, e della reperibilità dei beni di prima necessità. Nella giornata di sabato, nei supermercati di Ramallah si vedevano scene simili a quelle viste in Italia durante l’outbreak del Covid, interi scaffali svuotati ed enormi erano le file alle stazioni di servizio per approvvigionarsi di quel poco carburante rimasto, in virtù dell’incertezza sulla durata del conflitto in corso.
Vuole fare un appello?
Questi sono giorni molto critici per tutti e stanno segnando irrimediabilmente le sorti e le dinamiche di questa regione. L’aiuto umanitario e l’opera dei soccorritori è chiave in queste circostanze e sono messi a dura prova in un contesto che conta troppe vittime. Croce Rossa Italiana, così come gli altri membri del Movimento della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, ci appelliamo in modo deciso affinché soccorritori e sanitari non diventino un target, venga assicurata la protezione della popolazione civile e l’assistenza umanitaria alle popolazioni più colpite e vulnerabili, soprattutto minori, donne e anziani, in linea con il diritto internazionale umanitario.


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