Attualità

L’oracolo che apre le porte alla diffusione dei contratti intelligenti

di Redazione -


Gli oracoli, nell’antichità, erano entità solitamente in contatto con gli Dei, che consentivano ai normali esseri umani di indirizzare le proprie scelte grazie a consigli e predizioni sul futuro.

In qualche modo, riportando il concetto a categorie logiche a noi più familiari, gli oracoli già nei tempi antichi potevano essere considerati dei veri e propri “facilitatori” – nonostante parlassero sovente un linguaggio difficilmente decifrabile e, comunque, sottoposto ad interpretazione – rispetto ai problemi che i comuni mortali si trovavano a dover affrontare.

Analogo ruolo viene ritagliato per i cosiddetti oracoli, al giorno d’oggi, in un contesto completamente differente e relativo ad una delle più importanti, e potenzialmente dirompenti, novità tecnologiche degli ultimi anni: gli smart contracts.

Lo smart contract non è altro che la traduzione in linguaggio informatico blockchain di un qualsivoglia accordo contrattuale intercorso tra due o più parti, le quali firmano digitalmente il contratto stesso e si avvalgono delle caratteristiche della blockchain, ovverosia la sicurezza – garantita sia dalla crittografia sia dalla validazione condivisa dei dati – e l’immodificabilità degli elementi trasferiti su ciascun blocco di informazioni.

La caratteristica principale degli smart contracts consiste nell’essere contratti auto-eseguenti. In sostanza, le parti concordano il contenuto delle clausole contrattuali le quali, poi, una volta “tradotte” in linguaggio blockchain, non hanno più bisogno di alcuna manifestazione di volontà dei contraenti per dare esecuzione a quanto concordato nel contratto.

Se viene previsto, ad esempio, che una compagnia assicurativa paghi un indennizzo in favore del cliente assicurato al verificarsi di un determinato evento, nel momento in cui questo accade davvero, il pagamento viene effettuato senza che la compagnia debba volontariamente sbloccarlo all’esito di una procedura di liquidazione.

Si tratta, come ovvio, di un caso di scuola, ma ci sembra sufficiente a chiarire il concetto, elementare quanto rivoluzionario, che sta alla base dell’utilizzo dei contratti intelligenti, ovvero l’automazione dell’esecuzione degli adempimenti contrattuali e, più in generale, di tutte le condotte delle parti che soprintendono al momento attuativo degli accordi tra privati.

Nel caso degli smart contracts le parti esprimono “a monte”, in modo completo e definitivo, la propria volontà nella fase di redazione delle clausole contrattuali o, nel caso dei contratti per consumatori, nella consapevole accettazione delle clausole stesse, nonché nella scelta dello strumento del contratto intelligente. Successivamente, sarà il contratto stesso, avvalendosi dei meccanismi informatici della blockchain, a “sbloccare” in automatico gli adempimenti di ciascuna parte.

Questo nuovo approccio alla realtà degli accordi contrattuali ha un effetto straordinario sulla realtà di ogni giorno in quanto, da un lato rende assai più stretti i tempi di esecuzione di qualsiasi accordo tra privati e, dall’altro, riduce di molto la stessa litigiosità e dunque il ricorso alla giustizia per dirimere le controversie tra le parti.

In questo modo è evidente il reciproco beneficio che traggono i contraenti dalla scelta di un tale strumento, derivante dalla certezza delle rispettive condotte delle parti con notevolissima riduzione, se non totale esclusione, delle possibilità di inadempimento delle obbligazioni contrattuali.

Rendere automatico l’adempimento di un’obbligazione è il vero e potente cambiamento che gli smart contracts portano nell’ambito dei rapporti contrattuali, unitamente alla possibilità di firmare, non in presenza ma in via digitale, qualsiasi accordo con altre parti. Ciò rende questa tipologia di contratto autenticamente rivoluzionaria e foriera di una potenziale modifica delle abitudini, anche quotidiane, di tutti noi.

Ovviamente, l’automaticità di cui si è parlato deve essere coniugata con la realtà degli interessi in gioco e le ricorrenti complessità dei vari rapporti giuridici, e quindi con tutta una serie di possibili circostanze che possono verificarsi nella pratica.

Si pensi, ad esempio, alla verifica di uno stato di avanzamento dei lavori (cosiddetto S.A.L.) in un contratto di appalto, la ricorrenza o meno dei presupposti per l’applicazione di una penale, oppure di un motivo di scioglimento del vincolo contrattuale.

Proprio in questo contesto viene in rilievo l’opera dei cosiddetti oracoli, i quali fungono da correttivo che permetta, da un lato di mantenere intatta la qualità principale degli smart contracts, vale a dire l’automaticità di applicazione delle clausole volute dai contraenti e, dall’altro, di gestire tutta una serie di circostanze che possono insorgere nel corso dell’esecuzione del contratto stesso.

L’oracolo è qualsiasi entità che metta in contatto lo smart contract – e, dunque, la traduzione in “linguaggio blockchain” dell’accordo contrattuale – con il mondo esterno alla blockchain stessa.

Ogni circostanza esterna, infatti, dovrà essere comunicata alla versione “informatica” del contratto, affinché lo stesso processi l’informazione e sia in grado di sbloccare automaticamente l’opportuna conseguenza di quanto avvenuto.

Già nell’elementare esempio fatto precedentemente, la presenza di un oracolo è assolutamente evidente (e d’altro canto indispensabile): nel momento in cui accade l’evento coperto dalla polizza assicurativa, per permettere allo smart contract di “sbloccare” il pagamento automatico della compagnia in favore dell’assicurato, qualcuno dovrà “comunicare” allo smart contract che l’evento stesso è effettivamente avvenuto, e dunque che si è verificata la condizione per cui debba essere attivata la relativa conseguenza prevista dalle parti nell’accordo (quello che si definisce sistema “if…then”, ovvero “se avviene una determinata cosa, allora dovrà avvenirne un’altra”).

Nella normalità dei casi, gli oracoli sono programmi software che dialogano con il contratto intelligente: nel caso del nostro esempio, un programma avvertirà lo smart contract che, effettivamente, l’evento coperto da assicurazione si è verificato. Si pensi al software che comunica con certezza al contratto, in base al sistema informatico dell’aeroporto, che quel determinato volo sia atterrato con “x” minuti di ritardo.

Non è possibile immaginare, però, che un dialogo tra software sia sempre sufficiente a dirimere e gestire tutte le possibili questioni che possono sorgere intorno all’esecuzione di un contratto.

L’oracolo, quindi, non sarà necessariamente un programma informatico, in quanto alcune clausole contrattuali saranno suscettibili di diversa interpretazione ed altre, invece, dovranno tenere conto di numerosi possibili accadimenti concreti nel corso del tempo, necessitando pertanto di quell’attività ermeneutica e di discernimento che non appartiene ad un qualsiasi software.

Proprio qui entra necessariamente in gioco una “umanizzazione” degli oracoli, che possono essere, dunque, anche professionisti adeguatamente preparati, in possesso del know-how indispensabile per adeguare la struttura di un contratto intelligente alle necessità pratiche che lo stesso si trovi a dover affrontare.

Sempre riprendendo gli esempi antecedenti, solo un professionista del settore potrà asseverare l’effettivo assolvimento di un S.A.L., e soltanto un giurista potrà affermare la ricorrenza o meno dei presupposti per la risoluzione di un contratto, o l’applicazione di una penale.

In questi casi, dunque, l’intervento umano interagirà direttamente con le clausole contrattuali trasposte sulla blockchain, permettendo alle stesse di piegarsi alle necessità del caso di specie attraverso un lavoro di interpretazione indispensabile per “guidare”, in base allo spirito del contratto e dunque della volontà delle parti, l’automatica esecuzione delle clausole tipica degli smart contracts.

In conclusione, come nelle leggende dell’antica Grecia dove la Pizia (Oracolo di Delfi), nel pieno delirio delle sue predizioni, pronunciava suoni e parole che necessitavano di una corretta interpretazione per indirizzare correttamente l’operato di chi vi si rivolgeva, nello stesso modo gli oracoli degli smart contracts non sono sempre appannaggio di programmi software, ma possono parimenti essere “umanizzati”, per evitare che la rigidità del linguaggio informatico renda impossibile il corretto svolgimento di un rapporto contrattuale di complessità leggermente maggiore.

Il ruolo dell’oracolo, dunque, è centrale per la diffusione di questo strumento così enormemente rivoluzionario che è la blockchain e per la sua applicazione nel mondo dei rapporti giuridici, consistente nello smart contract.

Tale ruolo consentirà di gestire ogni potenziale conflitto tra le parti durante lo svolgimento stesso del rapporto, applicando l’automaticità dell’esecuzione con l’accortezza indispensabile che gli oracoli (soprattutto quelli umani) garantiscono, ed evitando la fase patologica del rapporto tra le parti rappresentata in primis da inutili, lunghe e costose controversie in tribunale, che questi nuovi strumenti possono consentirci di dimenticare.

 

Michelangelo Principe  

e Andrea Strata


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