Ambiente

L’ORO BIANCO

di Angelo Vitale -


“Di acqua ce n’è sempre di meno e quindi diventa un fattore di tipo infrastrutturale su cui dobbiamo impegnarci moltissimo”. Le parole del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti richiamano un suo storico impegno, che conferma aggiungendo che “un grande piano di infrastrutturazione diventa fondamentale, perché il tempo passa e dobbiamo essere pronti con gli invasi non solo per l’agricoltura ma anche per la produzione di energia idroelettrica. Il tema dell’acqua deve diventare di rilevanza strategica come quello dell’energia”. L’idroelettrico è un pallino del ministro lombardo da quando nel 2019, da sottosegretario, guardava alla forza di un “oro bianco” da promuovere e valorizzare, già allora dicendo: “Tutto funziona finché l’oro bianco c’è”. Il climate change da tempo aveva cominciato a rallentare la portata dei ghiacciai e affermava la tendenza al calo della portata di fiumi e laghi in Italia.
Una tendenza divenuta l’anno scorso ennesima tappa di una ricorrente siccità per il nostro Paese. E, con l’emergenza che ne derivò, richiamo tutti a “fare presto”. Presto, invece, non si è fatto, nonostante almeno dal 2017 fosse “tutto pronto”, come conferma a L’Identità Massimo Gargano, direttore generale dell’Anbi, l’associazione che riunisce i Consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue che con Coldiretti aveva pianificato un Piano Invasi poi rimodulato in Piano Laghetti. “Da questa maggioranza di governo e anche da altri partiti presenti in Parlamento – dice Gargano – abbiamo avuto grande attenzione fin dalla campagna elettorale. Da allora, è vero, non si è mossa foglia come non si era mossa fin dall’emergenza siccità della scorsa estate con il precedente governo, ma sarei ingeneroso se parlassi di un disinteresse. Voglio ribadire che questo è il tempo perché il nostro Paese si doti di infrastrutture leggere, senza cemento, non invasive nei confronti delle situazioni ambientali e di comunità ove è necessario intervenire, per dare il via a bacini piccoli e medi operando specialmente nelle aree basse e alte collinari dell’Italia”.
Il Piano è pronto: 223 piccoli e medi invasi, con una capacità di oltre 652 milioni di metri cubi, con risorse da individuare nel Fondo Sviluppo e Coesione. “Perché il Pnrr – precisa Gargano – per questi nuovi interventi non è utile, applicandosi solo all’ammodernamento delle reti, cosa che sulla quale stiamo già operando efficacemente da mesi”. E allora? “Il nostro principale interlocutore per un Piano che vediamo indispensabile e improcrastinabile – aggiunge – è il ministro Fitto. Siamo fiduciosi che finalmente si dia luogo, sull’esempio del bacino già operativo nel Bresciano, a piccoli e medi interventi, con la possibilità anche di “salti” utili a generare l’idroelettrico, o ad allocare, come è possibile, impianti del fotovoltaico sul 30% di questi invasi nuovi o ospitati nelle tante vecchie cave del nostro Paese, per le rinnovabili”.
Prioritario trattenere la più ampia parte delle precipitazioni. Oggi ne disperdiamo l’89%: “Il modello è la Spagna, arrivata al 30%. Dalle vostre pagine voglio anche rilanciare un appello affinché l’Italia passi dalla cultura dell’emergenza a quella della prevenzione. Che significa manutenzione del territorio e interventi leggeri e sostenibili come quelli che proponiamo. Ove la terra che scaveremo sarà riutilizzata per gli argini. Per restituire ai nostri fiumi la conformazione necessaria per evitare esondazioni”.

Torna alle notizie in home