Attualità

L’OSPEDALE DEI BAMBINI

di Ivano Tolettini -


 

Tutto parla di Massimo nel quartiere generale della Città della Speranza a Padova. La morte per leucemia del bimbo vicentino nella pediatria dell’ospedale all’epoca confinata in poche stanze, ha innescato una straordinaria scommessa di solidarietà riscaldata da tanto amore tramutatasi in una maratona scientifica per la vita. Il prossimo anno saranno trent’anni. Sono stati salvati migliaia di bambini. Bastano pochi numeri per contestualizzare il fenomeno: dal 1995 al 2021 sono stati raccolti 93 milioni di euro, di cui 17 milioni con il contributo del 5 per mille. Sono state compiute centinaia di iniziative a favore dell’istituto di ricerca pediatrica e sono stati investiti in ricerca oltre 30 milioni. È una storia di eccellenza a Nord Est grazie al lavoro indefesso di scienziati e medici, in anni di spasmodiche ricerche e sperimentazioni, che riscuote riconoscimenti anche internazionali. Se oggi nel bunker della Città della Speranza, conservate a 80 gradi sotto zero, ci sono le cellule dei midolli dei tumori infantili di tutta Italia, per una banca dati che ha pochi eguali al mondo grazie alla collaborazione di tutti gli ospedali italiani, lo si deve anche a un imprenditore illuminato e visionario come Franco Masello di Malo, il paese dello scrittore Luigi Meneghello. E il fratello di quest’ultimo, Gaetano, è stato uno di protagonisti nella battaglia contro la strage silenziosa dei bambini che morivano per il tumore del sangue. Masello ci ha messo testa e cuore, oltre a una determinazione fuori del comune per costruire negli anni una squadra di scienziati, medici e tecnici, e una rete di contatti impareggiabile. “Quando penso che trent’anni fa il tasso di guarigione dei tumori infantili era del 30% e oggi raggiungiamo l’85%, tenuto conto che ogni anno in Italia sono circa 1.200 i bambini e gli adolescenti tra gli zero e i 18 anni che si ammalano di leucemia, linfomi, sarcomi e tumori solidi vuol dire che di strada ne è stata fatta, ma noi siamo ambiziosi e vogliamo migliorarci per salvare più vite”, spiega Masello con un velo di comprensibile commozione che increspa le sue parole. Vicino a lui c’è il presidente della Fondazione Andrea Camporese. Lo scorso autunno alla meritoria professoressa Antonella Viola è subentrato nella direzione scientifica dell’istituto il prof. Eugenio Baraldi, proseguendo quel percorso che ha avuto nel prof. Giuseppe Basso, ucciso dal Covid nel febbraio 2020, un grande pioniere per quella che è diventata una realtà di livello assoluto nella ricerca e lotta contro i tumori infantili. La svolta avvenne nel 2009 quando con un investimento di 32 milioni di euro è stata realizzata in corso Stati Uniti a Padova, nell’area che la Fondazione Città della Speranza ha acquistata dal Cnr, la Torre della ricerca pediatrica sul progetto donato da Paolo Portoghesi. Oggi vi lavorano 300 persone, di cui 120 in laboratori privati, mentre le altre tra Fondazione e Università. “Abbiamo realizzato un virtuoso collegamento tra pubblico e privato, e metà dei ricercatori sono dottorandi”, conclude Masello. E di recente Lara Mussolin, responsabile della diagnostica molecolare dei linfomi non-Hodgkin, ha vinto il premio a New York come migliore ricerca. La battaglia per salvare migliaia di piccole vite, nel nome di Massimo, prosegue con tenacia.

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