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Giustizia, Luigi Bobbio: “Ok doppio Csm, ora uscita dei Pm dall’ordine giudiziario”

L’ex senatore rilancia: “Basta potere assoluto ai magistrati. Serve una sottosezione penale dell’Avvocatura dello Stato”

di Anna Tortora -


L’approvazione ieri in Senato della riforma che istituisce due Consigli Superiori della Magistratura – uno per i giudici, uno per i pubblici ministeri – è un passo decisivo verso la separazione delle carriere ma, secondo Luigi Bobbio, magistrato ed ex senatore, non basta e rilancia oltre il doppio Csm: “La vera sfida è un’altra, e deve essere affrontata al più presto. L’approvazione oggi in Senato della costituzione di un doppio Csm per giudici e pm rappresenta il naturale e necessario corollario della separazione delle carriere dei magistrati.”

Nel commentare il voto, Bobbio risponde anche a chi critica la riforma sostenendo che indebolisca la magistratura e sottometta la pubblica accusa al potere politico. Accuse che, secondo lui, non hanno alcun fondamento.

“È il caso di sottolineare ancora una volta che la separazione delle carriere non comporta in nessun modo e sotto alcuna forma, nemmeno larvatamente teorica, l’assoggettamento della pubblica accusa al potere esecutivo”. Parole durissime anche contro l’Associazione Nazionale Magistrati e contro quella che definisce una “corporazione giudiziaria”. “Di questa autentica panzana la corporazione giudiziaria ha fatto il suo cavallo di battaglia, essendo contraria alla separazione perché teme l’indebolimento del potere assoluto e incostituzionale di cui fino a oggi si è appropriata.”

Ma Bobbio guarda già oltre il doppio CSM. Per lui, si tratta ormai di un terreno “di retroguardia”. Il vero riequilibrio tra poteri dello Stato, dice, si gioca sulla piena attuazione dell’articolo 107 della Costituzione.

“La vera e nuova frontiera del riequilibrio costituzionale tra i poteri dello Stato […] vuole infatti che si proceda sulla strada della piena attuazione dell’articolo 107 comma quarto della Costituzione, che prevede che dell’Ordine giudiziario facciano parte solo i giudici.”

Una posizione netta, che punta all’espulsione dei pubblici ministeri dall’Ordine giudiziario e alla loro collocazione in una struttura distinta.

“Con la espulsione, quindi, dei pm da tale Ordine e la costituzione di una sottosezione penale della Avvocatura dello Stato.” Infine, un appello diretto al Governo: “Confido che il Governo se ne faccia promotore al più presto.”

Con queste parole, Luigi Bobbio rilancia un tema destinato ad accendere il dibattito politico e istituzionale nei prossimi mesi: la ridefinizione dei rapporti tra poteri dello Stato e il ruolo del pubblico ministero nella giustizia italiana.


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